di Salvatore Sodano C’era un ragazzo che come me… amava i Beatles il Rock&Roll… e il tennis? Forse, ma scavando nel fotocatalogo dei vip, a disposizione nella banca dati, di Morandi tennista non c’è traccia. Allora? Cosa c’entra Morandi con il tennis, a parte le circostanze che spesso lo hanno visto esibirsi negli stadi del […]
16 Lug 2019 10:06 - Diamo i Numeri
Statistiche Wimbledon: Djokovic come Borg, Halep meglio di Nastase
Tutti i numeri dei Championships 2019
di Giancarlo Di Leva
La marcia di avvicinamento della Next Gen ai primissimi della classe ha segnato una clamorosa battuta d’arresto.
Berrettini e il francese Humbert, gli unici giovani ad approdare agli ottavi, sono stati brutalmente strapazzati da Federer e da Djokovic, raccogliendo complessivamente 13 games in 6 set.
L’era dei Fab Three è ben lungi dall’essere prossima al capolinea e paradossalmente tutti e tre questi straordinari campioni hanno dimostrato di saper alzare ulteriormente l’asticella del loro gioco ristabilendo distanze di sicurezza che lasciano presagire anni ancora di dominio incontrastato.
L’edizione di quest’anno verrà ricordata per aver visto per la tredicesima volta in uno Slam Djokovic, Federer e Nadal insieme in semifinale e per aver offerto spettacolo stellare sia nel quarantesimo atto del “Fedal” che nella finale tra il serbo e lo svizzero, che a un mese dal compiere i 38 anni ha subito la sconfitta più cocente della sua carriera giungendo a un solo 15 dall’immortalità.
La prestazione di Federer, nella quale ha offerto di sé un’ennesima versione tarata sui lunghi scambi, gli ha consentito di sorprendere Nadal in semifinale e lo ha portato a un soffio dalla vittoria anche contro Djokovic, indiscusso numero uno del mondo che a questo punto rappresenta il maggior attentatore al record di Slam vinti cui Roger tiene più di qualsiasi altro record.
Salgono a 16 gli Slam vinti dal tennista serbo che ha fatto suoi quattro degli ultimi cinque tornei. Da Wimbledon dello scorso anno ha mancato il bersaglio solo sulla terra rossa di Parigi un mese fa dove è stato fermato da Thiem in semifinale, e di questo passo, con questo ritmo potrebbe recuperare in fretta la distanza che lo separa dallo svizzero. Di seguito la situazione aggiornata delle vittorie Slam:
Altri numeri:
3 – Le finali disputate a Wimbledon tra Djokovic e Federer, tutte vinte dal serbo.
5 – Le vittorie di Djokovic a Wimbledon, eguagliato lo svedese Borg:
9 – Le finali giocate da Federer e risoltesi al quinto set, cinque le sconfitte:
31 – Le finali Slam disputate da Federer:
48 – Gli scontri diretti tra Djokovic e Federer: il bilancio è di 26 a 22 per il serbo
70 – Le presenze consecutive in tornei dello Slam di Feliciano Lopez:
75 – I tornei vinti in carriera da Djokovic in 109 finali disputate
101 – Le partite vinte da Federer a Wimbledon, record per tutti gli Slam:
4 ore e 57 minuti – la durata record della finale tra Djokovic e Federer. Battuto il record precedente che risaliva alla finale del 2008 tra lo svizzero e Nadal. Di seguito le finali più lunghe disputate a Wimbledon:
nel femminile Simona Halep schiaccia Serena Williams e mette un sigillo riconosciuto ad un edizione del torneo risultata nel complesso molto deludente per la qualità del gioco mediamente espresso e per la mancanza di contese all’altezza della tradizione del torneo.
L’equilibrio che regna nel settore femminile fa si che tutte possono battere tutte anche in uno Slam. Lo dimostra il fatto che nei quarti di finale sono approdate ben quattro tenniste non comprese tra le 32 teste di serie e tutte fuori ampiamente dalle top 50: Shuai Zhang (numero 65 in classifica), Alison Riske (73), e le ceche Karolina Muchova (93) e Barbara Strycova (76) che a 33 anni ha avuto la soddisfazione di raggiungere per la prima volta una semifinale Slam, facendosi poi divorare da Serena Williams.
Quest’ultima, grazie alla mediocrità della concorrenza e all’uscita anticipata delle avversarie più pericolose previste sul suo cammino a cominciare dalla Kerber e dalla Barty, è riuscita, nonostante le appena 12 partite disputate quest’anno, ad approdare per la 32esima volta ad a una finale Slam, il che le consente, a 37 anni, di risalire al numero 9 del ranking.
In questo grigio contesto ha trovato grandissimo risalto l’avvento della quindicenne americana Cori Gauff che dopo aver superato le qualificazioni da numero 313 della classifica, ha stupito tutti riuscendo a portare a casa scalpi di tenniste ben più navigate, a cominciare da quello più altosonante della connazionale Venus Williams, per continuare con la slovacca Rybarikova e la slovena Hercog beffata quando era in cuor suo sicura di aver avuto la meglio, prima di arrendersi onorevolmente negli ottavi a colei che avrebbe vinto il torneo.
Hanno deluso le favorite della vigilia a cominciare dalla Osaka, sconfitta all’esordio dalla kazaka Putintseva, che sembra aver smarrito la strada maestra dopo la clamorosa doppietta Us Open-Austrialian Open che l’aveva portata in cima al mondo, per arrivare a Karolina Pliskova che per il livello del gioco che è in grado di esprimere potrebbe approfittare della mediocrità generale ma manca totalmente di continuità, così come deludenti sono state a Kvitova (sconfitta dalla Konta negli ottavi) e la Kerber, campionessa uscente, che si è fatta sorprendere dalla americana Davis che subito dopo si è arresa senza condizioni ala Suarez Navarro.
Da assolvere la neo regina del tennis, Ashleigh Barty, che dopo aver vinto clamorosamente a Parigi non si è deconcentrata come sarebbe stato possibile, e a passo spedito (12 games ceduti in tre match) è arrivata agli ottavi, prima di inciampare nella Riske. L’australiana è solida mentalmente e pronta a difendere il primato in classifica dagli attacchi che, nella campagna d’agosto sul cemento americano, le verranno sferrati da più parti considerato l’esiguo vantaggio sulle più immediate inseguitrici.
Per la Halep la vittoria di ieri segna un traguardo storico: è l’unica tennista rumena ad essersi aggiudicata due tornei Slam (Roland Garros nel 2018 e Wimbledon 2019) e iscrive infatti per la prima volta la Romania nell’albo d’oro dei Championships, impresa solo sfiorata dal mitico Ilie Nastase che disputò due finali perdendo nel 1972 da Stan Smith in cinque set e nel 1976 da Bjorn Borg in tre set.
Per Serena Williams si è trattato della sconfitta più netta tra le quattro subite in finale nello Slam londinese, a fronte di 7 vittorie:
Altri numeri:
3 – Le finali Slam perse da Serena Williams dopo la vittoria agli Australian Open del 2017: prima della sconfitta di ieri era uscita sconfitta due volte lo scorso anno, a Wimbledon per mano della Kerber e agli Us Open ad opera della Osaka.
19 – I tornei vinti in carriera dalla Halep in 36 finali disputate.
32 – Le finali Slam disputate da Serena Williams, di cui 23 vinte.
37 anni e 291 giorni – l’età di Serena Williams, la tennista più anziana a disputare una finale Slam.
74 – le tenniste ad aver vinto almeno due Slam. Soltanto 44 sono riuscite a vincere almeno due tornei diversi.
313 – La posizione in classifica della Gauff alla vigilia del torneo. È stata la prima 15enne ad approdare agli ottavi dal 1991, quando la Capriati raggiunse le semifinali.
Torneo degli italiani:
Tralasciando il settore femminile nel quale, per la prima volta dal 1992, la casella dei match vinti segna un malinconico “zero”, è risultata sufficientemente avvincente l’avventura azzurra in campo maschile dove è mancata soltanto la ciliegina sulla torta che avrebbe potuto mettere Berrettini laddove fosse riuscito a “farsi leggero” al cospetto del grande maestro e a sciorinare il suo repertorio abituale, dimostrando tutto il suo valore e capitalizzando un’esperienza che avrebbe consolidato la consapevolezza di essere ormai stabilmente competitivo ad alto livello come di fatto sicuramente è.
La schiera dei nostri rappresentanti ai nastri di partenza che ha eguagliato il record di nove presenze stabilito lo scorso anno grazie al brillante superamento delle qualificazioni da parte di Caruso e Arnaboldi, ha generato ben otto vittorie come lo scorso anno (anch’esso record per noi sull’erba londinese nell’Era Open), e soprattutto l’approdo agli ottavi di finale di un azzurro per la quinta volta nell’Era Open, l’ultima delle quali risalente al 2013 con Andreas Seppi, dopo l’impresa di Pozzi nel 2000 e ancor prima di Sanguinetti e Adriano Panatta che rispettivamente nel 1998 e nel 1979 si erano spinti fino ai quarti di finale. Di seguito i piazzamenti azzurri dal 2009:
La performance complessiva dei nostri tennisti è stata particolarmente spettacolare ed avvincente tenuto conto che ben sei partite si sono risolte al quinto set, con esito favorevole in cinque occasioni al termine di match lottatissimi.
Mai in passato nell’Era Open gli italiani avevano disputato tanti match risoltisi al set decisivo nello stesso torneo e mai si era registrata una percentuale di successi così elevata.
Particolarmente avvincenti sono risultate entrambe le dispute di Fabbiano che, contro Tsitsipas in particolare, ha ottenuto, a 30 anni, la prima vittoria in carriera contro un top 10, e quella di Matteo Berrettini che contro uno straordinario Schwartzman ha vinto una battaglia epica riuscendo a ribaltare l’esito di una partita che sembrava ormai persa salvando tra l’altro due match point.