[4] D. Thiem b. [1] N. Djokovic 6-2 3-6 7-5 5-7 7-5
Niente secondo Nole-Slam dunque, ma Thiem ci ha provato, eccome se ci ha provato, a perdere una partita in cui era chiaramente più forte del suo rivale. Ma complici le interruzioni per pioggia Thiem ha dovuto rimanere in campo per più di 4 ore prima di guadagnarsi la sua terza finale di fila a Parigi. Non scopriamo certo oggi quanto sia fondamentale la tenuta psicologica nel tennis, ma se qualcuno avesse dei dubbi basterà raccontargli l’andamento di questa partita per farglieli passare. Come raccontato Thiem era uscito dai blocchi travolgendo Djokovic, ma con la partita saldamente in pugno, la prima interruzione gli costava il break e il secondo set. Dominic si riprendeva e riusciva a riprendere la velocità di crociera andando avanti di un break anche nel terzo, prima della strana interruzione definitiva di ieri. Ripartiti oggi dal 3-1, Thiem ancora era lento a ripartire, si salvava una prima volta ma cedeva il servizio sul 4-2 rimettendo in corsa Djokovic. Non solo, ma Djokovic aveva persino la palla per andare a servire per il set e Thiem deve davvero ringraziare i suoi dei, soprattutto sulla prima, quando il nastro ha messo di lì la palla per salvare il servizio, dopo che aveva tirato col braccino due smash, non troppo semplici a dire il vero. Thiem ne regalava un’altra sparacchiando un rovescio lungo linea in mezzo alla rete, ma stavolta metteva le cose a posto col servizio. Sembrava che la contesa si dovesse risolvere al tiebreak e invece nel dodicesimo game si decideva un pezzo di partita. Djokovic arrivava per tre volta alla palla per andare al tiebreak ma Thiem, aiutato da un po’ di fortuna, dallo stesso Djokovic e dal suo passante, le annullava tutte. In mezzo c’erano anche un set point, sbagliato dall’austriaco con uno slice, arma usata molto oggi, troppo lungo. Thiem però riusciva a procurarsene altre tre, le prime due volte Djokovic rimediava col servizio, ma la terza si avventurava in un S&V un po’ avventato, non riuscendo ad alzare sopra la rete una risposta solida dell’austriaco.
Ancora, la partita sembrava segnata, e invece Thiem tornava a sentire la pressione, non riuscendo a fare gara di testa. Djokovic trovava un break insperato, ma il suo problema era che non sembrava in grado di difendere il proprio servizio, tant’è che Thiem sembrava poter disporre, in un modo o nell’altro, della partita. Sembrava. Perché quando ci si aspettava un finale simile a quello del terzo set, Thiem faceva un’altra impresa, giocando un undicesimo game scriteriato. Uno slice che non arrivava alla linea del (suo) servizio; un dritto che finiva talmente largo da non prendere il corridoio; un altro lungo due metri su una risposta solida, ma niente di più, di Djokovic; il doppio fallo a completare l’opera. Per quanto dimesso, Djkovic non poteva proprio esimersi nell’accettare questo gentile dono, e giocava un game di grande attenzione per arrivare al quinto. Si doveva guardare due volte il risultato per rendersi conto che la partita era in equilibrio, perché le differenze tra i due erano notevolissime, a favore dell’austriaco, e non si capiva come ancora la partita fosse aperta.
A quel punto si consultavano le statistiche, visto che quello che si vedeva sul campo non corrispondeva del tutto al risultato. Thiem era 6-5, e per la prima volta arrivava al quinto a Parigi; 28-9 per Nole, e 6-2 a Parigi. Ad ogni modo Thiem sembrava essersi finalmente rilassato e dopo aver tenuto il servizio facilmente andava subito a procurarsi una palla break recuperando un dropshot del serbo. La sprecava colpendo male un rovescio che finiva largo e dopo qualche minuto era lui a doverne fronteggiare una pericolosissima, ancora dopo un dritto non controllato. Col senno del poi, un altro dei momenti chiave, perché Thiem si esibiva in un dropshot leggibilissimo, tant’è che Djokovic ci arrivava perfettamente per poi tirare lungo il più semplice dei rovesci. Passato il pericolo, nel game successivo arrivava il break, semplicemente perché Thiem ridava pesantezza alla palla e Djokovic andava fuori giri, cercando di uscire dagli scambi con delle palle corte o degli attacchi. Di nuovo Thiem sembrava correre verso il successo, si procurava addirittura una palla per il 5-1 ma c’era solo il tempo di annullarla e poi ci si doveva fermare ancora. Al ritorno in campo, di nuovo, prima Djokovic salvava il servizio e poi addirittura rientrava in partita. Sembrava l’ultima svolta del match, ma invece il servo si inceppava ancora alla battuta e mandava Thiem a servire per il match. Le emozioni non erano certo finite, perché l’austriaco arriva tranquillamente al 40-15 e poi combinava un macello, facendo 4 errori gratuiti: un rovescio in mezzo alla rete, uno sliace in corridoio, un dritto fuori di 4 metri, un altro rovescio sotterrato. Sembrava che la maggior esperienza di Djokovic potesse a questo punto prevalere, ma qui è stato bravo Thieme a difendere bene il suo servizio del 6-5 per poter poi giocare rilassato quello che risulterà essere l’ultimo game del match. Djokovic aveva ancora due palle per il 6 pari, ma sulla prima tirava largo un rovescio e sulla seconda non reggeva il ritmo sostenuto sullo scambio di Thiem, tirando un dritto centrale in mezzo alla rete. Un altro dritto in mezzo alla rete dava a Thiem il terzo match point, quello decisivo, perché Thiem lo giocava con ben altro piglio e lo chiudeva con un terrificante dritto lungo linea prima di lasciarsi andare più che alla gioia ad una specie di sollievo.
Vittoria meritata di Thiem, che oggi (ma anche ieri) era ampiamente il più forte e che solo un misto di tensione e incertezza gli ha reso il compito così difficile. Adesso è il caso di chiedersi se pagherà in finale il tempo in più speso sul campo, contro un avversario che qui è a casa sua, e che quindi gli metterà un’ulteriore pressione addosso. C’è da dire che prima di questa partita Djokovic era sembrato persino più inscalfibile di Nadal, tant’è che non aveva perso neanche un set, fino al secco 6-2 di ieri. Contro Nadal a Parigi, Thiem ha vinto sette game nel 2017 e nove nel 2018, pochi per sperare in un salto che lo porti a stravincere, ma l’anno che è passato ci ha consegnato un giocatore con ben altre convinzioni, come si è visto a Indian Wells contro Federer e tutto sommato a Barcellona contro il Nadal che non era certo il Nadal di Parigi. Favorito lo spagnolo, certamente, ma la partita non è chiusa.
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