Berrettini b. F. Krajinovic 4-6 6-3 6-1
Proseguo roseo il 2019 azzurro, grazie al quarto interprete diverso, in altrettanti finali, che riesce ad intascare il terzo titolo totale: dopo la vittoria di Marco Cecchinato a Buenos Aires, cui si è intervallata la brutta sconfitta di Seppi a Sydney, è arrivata la splendida, e storica, vittoria di Fabio Fognini nel 1000 di Montecarlo e, oggi, a dare continuità, il secondo trofeo in carriera di Matteo Berrettini, che, quando arriva in finale, è impeccabile (2/2 in carriera, l’ultima contro Bautista nel 2018, a Gstaad). Deve, invece, accontentarsi di un altro secondo posto, Krajinovic, che mai nella sua vita ha centrato un colpo grosso nel circuito maggiore, ma molto vicino c’è andato nel 2017, a Parigi Bercy, quando venne sconfitto da Jack Sock.
Parte carico a pallettoni, Berrettini, grazie soprattutto alla sua battuta, che fa di conseguenza. Nei primi quattro giochi lascia le briciole ad un serbo che, dal canto suo, qualcosa rischia ed è fortunato e graziato quando, al momento della concessione della prima palla break del match, nel suo primo gioco del match, il dritto dell’italiano finisce in corridoio. Più passano i minuti, più, però, Krajinovic inizia a prendere le misure, mentre Matteo ha un momento di vuoto, sul 4-4, che lo fa scivolare sotto 15-40 e, in seguito, gli costa il break decisivo ai fini di un parziale che Krajinovic non ha fatto nulla per incassare, ma se l’è trovato praticamente in mano e non ha mancato l’occasione.
Non manca di ricominciare dalle buone sensazioni con cui ha finito, Berrettini, macinando col servizio e cercando speranza e cinismo in risposta. L’una arriva nel sesto gioco, per ben tre volte di fila e, se in due di esse, l’altro pecca, dato un ace esterno del russo e un out dell’italiano, l’ultima chance gli sorride, favorendo un allungo che, facilmente, verrà consolidato e farà slittare la finale al terzo set.
La sensazione è che, in generale, Berrettini abbia sempre avuto in mano il pallino, non solo del gioco, ma proprio delle idee con cui approcciare alla partita e neutralizzare l’avversario. Lo lavora ai fianchi, lo aggredisce, quando serve, lo porta a rete e, quando è costretto lui ad andarci, legge in anticipo la situazione e si fa trovare quasi sempre pronto. Diretta conseguenza di ciò è un break salvifico, arrivato nel game inaugurale del deciding set, al termine di uno splendido rovescio lungolinea. È il colpo di grazia su cui, uno sfiduciato Krajinovic, non riesce più a controbattere, venendo, anzi, totalmente travolto. Per Matteo, titolo e best ranking; è il numero 37 nella classifica ATP.
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