Una settimana da Dio! Roger Federer porta a casa per la quarta volta in carriera il torneo di Miami, perdendo solo un set e demolendo in finale John Isner 6-1 6-4. Un match che di fatto mai c’è stato, se non nel game inaugurale, con l’americano alla battuta che si fa subito cogliere di sorpresa da un ingresso in campo fortemente aggressivo e propositivo dell’elvetico e scivola 15-40.
Ha modo di salvarsi ai vantaggi, ma alla fine di quel tunnel subisce break e tracollo. Federer sale 3-1, poi scippa altre due volte il servizio di Long John ed incassa il parziale per sei giochi ad uno in poco più di venti minuti. Numeri e spettacolo inverosimile, anche per il fatto che ci si aspettava partita proprio per le capacità del campione in carica di martellare sui propri turni. E invece no, perché il neo-centenario Roger lo muove, non gli dà tempo di respirare, tira profondo.
Quantomeno più equilibrato l’inizio del secondo set, sia perché Roger respira un po’, potendoselo permettere forte del vantaggio, sia perché, anche per concausa diretta, Isner fa quel che avrebbe dovuto fare: ace, drittone, game in cascina, nonostante un problema fisico che gli crea non poco dolore ed impossibilità di esprimersi al 100%. Infatti, lui che già dei movimenti non fa il suo cavallo di battaglia, risulta essere veramente bloccato e sulle gambe. Cosa che consente a Roger, sul 5-4 in suo favore, di centrare break e successo.
È il titolo numero 101, il Master 1000 numero 28. Prestazioni, quelle mostrate qui, maiuscole, aldilà delle vittorie in sé, ma proprio della qualità e della voglia. A 38 è ancora lì a fare la voce grossa, e chissà per quanto ci resterà. Segnali di un futuro passato, in quell’ATP sempre e solo regno di tre re.
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