[3] R. Federer b. T. Fritz 6-2 7-5 6-2 (di Giovanni Putaro)
Al suo match numero centodieci in carriera agli Australian Open, Roger Federer confeziona una prestazione maiuscola, la migliore del torneo finora, e rimanda a scuola, ancora una volta, un giovane della (sempre meno) new golden age, Taylor Fritz, che dovrà posticipare il sogno di giocare per la prima volta un ottavo Slam. Il risultato è secco, netto, in straight sets, che non lasciano spazio a troppe fantasie.
Eppure ci si aspettava maggiore equilibrio, eppure si credeva di sedersi comodi e prepararsi alla nottata, perché probabilmente l’americano avrebbe fatto quello che meglio gli riesce, ossia picchiare al servizio, appendendosi ai propri turni come un matto. E invece ecco l’elvetico infilare, pronti – via, un break che manda in totale confusione e difficoltà il suo avversario, tanto da togliergli certezze pure col suo fondamentale migliore, che non entra più, si spegne in rete come i suoi colpi nello scambio, permettendo a Federer di bissare il break e condurre, in meno di un quarto d’ora, 5-1: da lì, è un’inezia chiudere.
Nonostante l’equilibrio di punteggio, pure nel secondo set il succo è lo stesso, perché è nel gioco espresso la grande differenza: lo svizzero è agile, propositivo, muove il suo giovane collega da un lato all’altro, ma, soprattutto, è un rullo compressore in battuta. Per rendere l’idea, ha inanellato 17 punti di fila, rischiando praticamente mai, inclusa l’unica volta in cui è stato costretto ai vantaggi. Il buon Taylor, che sembrava pian piano sciogliersi, tracolla sul 5-5. Messo sotto costante pressione, gioca, infatti, un pessimo game e Roger lo punisce, in contropiede, strappando il break ed incassando il parziale, in poco più di un’ora.
A senso unico anche il terzo, ed ultimo, set. Il campione in carica brekka subito, grazie ad una splendida accelerazione di dritto e ha modo di sciorinare tutto il suo repertorio, tra palle corte, magie a rete, e lungolinea vincenti, che qui in Australia sembrano quasi prendere vita. Intanto, dall’altra parte, Fritz, crollato psicologicamente, si abbandona al corso degli eventi, perde per l’ennesima volta la battuta e si trascina inesorabilmente al termine dell’incontro. Nel suo 62esimo ottavo, un Federer in grandissimo spolvero, troverà un altro next gen, Tsitsipas.
[8] M. Cilic b. [25] F. Verdasco 4-6 3-6 6-1 7-6(8) 6-3
Maric Cilic si salva, Fernando Verdasco si dispera. Questa è la fotografia del match che ha chiuso il programma sulla Margaret Court Arena, con il croato protagonista di una rimonta da 0-2 sotto e con due match point nel tie-break del quarto set.
Perfetto lo spagnolo nei primi due set, non è riuscito a portare a casa la partita rimettendo in gara Cilic che nel quarto sapeva di poter ancora portare a casa il risultato se fosse riuscito a resistere al tennis spettacolare, ma che ha delle pecche, dello spagnolo.
Non lo scopriamo oggi: Verdasco non è nuovo a rimonte clamorose subite. E stasera non è riuscito a perdonarsi il doppio fallo commesso sull’8-7 in suo favore nel tie-break. Un doppio fallo di paura, con la palla fermata dal nastro e poi ripiombata appena al di qua. Cilic, fiutando il momento, ha fatto suoi i due punti successivi ed è poi volato sul 3-0 al quinto. Sul 4-2 ha salvato un game da 0-40 e sul 5-3 ha chiuso con relativa facilità. Al prossimo turno, per lui, Roberto Bautista Agut.
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