È tempo di bilanci. Per l’Italia il 2018 è stata un’annata a double face che tuttavia nel complesso si chiude positivamente grazie al settore maschile che ha saputo rigenerarsi ma anche sorprenderci per la qualità dei risultati ottenuti, tenuto conto della situazione di partenza a inizio stagione.
Avevamo quattro tennisti tra i top 100, con i tre più rappresentativi (Fognini, Seppi e Lorenzi) ultra trentenni e reduci da una stagione non certo particolarmente incoraggiante e con nessun tennista della Next Gen su cui fare realmente affidamento in tempi brevi, in quanto l’elemento su cui erano riposte grandi aspettative negli ultimi anni, Gianluigi Quinzi (classe ’96) ed ex numero uno del mondo tra gli under 18, attanagliato dalle sue paure, anziché evolvere, sembrava regredire continuando incredibilmente a veleggiare in classifica oltre la trecentesima posizione (335 per la precisione a fine anno) benchè in occasione delle Next Gen Finals di Milano, cui aveva partecipato per aver vinto il torneo di qualificazione che assegnava la wild card riservata a un italiano, avesse ben figurato, pur perdendo i 3 match disputati contro Chung, Shapovalov e Rublev.
Non vi erano pertanto elementi per essere troppo ottimisti pensando anche alla atavica difficoltà di avere un ricambio generazionale continuo nel tempo: nel decennio dal 2008 al 2017 l’Italia ha fatto registrare appena 6 nuovi ingressi nei top 100, cinque dei quali a un’età superiore ai 25 anni (Lorenzi, Cipolla, Vanni, Fabbiano e Giannessi) con l’unica eccezione del siciliano Marco Cecchinato che il 20 luglio 2015 all’età di 22 anni e 10 mesi si issava al 99simo posto del ranking, senza tuttavia riuscire negli anni seguenti a compiere progressi significativi, accontentandosi di pascolare nel tour dei Challenger senza particolari risultati: il 23 aprile di quest’anno era ancora numero 92 con sole cinque partite vinte nel circuito maggiore.
Quel 23 aprile però ha rappresentato la chiave di volta di una stagione che si è illuminata di azzurro come non avveniva dai tempi di Panatta e Barazzutti. Cecchinato, iscritto alle qualificazioni del torneo di Budapest, perse nel turno decisivo per mano del tedesco Zopp (n.133) ma fu ripescato come lucky loser. Vinse il torneo inanellando cinque vittorie, lo stesso numero di quelle ottenute fino ad allora in tutta la carriera e sulla scia di quel successo del tutto inatteso del tennista siciliano si è registrato un incredibile crescendo di buoni risultati che ha visto protagonisti anche Fognini, Berrettini e Seppi nonchè le seconde linee nei tornei Challenger.
Di seguito il dettaglio dei principali risultati ottenuti nel 2018 dagli azzurri nel circuito maggiore:
6 vittorie in 7 finali è un bottino che non si registrava dal 1977:
Rappresentano un record assoluto per gli italiani anche le 14 vittorie ottenute nei tornei Challenger:
Al di là delle vittorie sono stati superiori alle aspettative anche i risultati nei tornei principali, a cominciare dagli Slam, in cui abbiamo ritrovato un italiano in semifinale (Cecchinato al Roland Garros) dopo 40 anni da quando Barazzutti vi riuscì nello stesso torneo.
Per la prima volta, nell’Era Open abbiamo avuto nella stessa stagione due azzurri negli ottavi in due diversi Slam (Melbourne e Parigi), evento che comunque si è registrato soltanto 7 volte, 5 delle quali tra il 1970 e il 1976:
Estendendo l’analisi a tutti i match giocati dagli azzurri nel circuito maggiore (più la Coppa Davis), il bilancio è il migliore del terzo millennio con ben 7 tennisti a far registrare una performance pari almeno al 50%. Di seguito i dati riferiti agli ultimi 4 anni. La performance di Fognini (67,65%) è seconda solo a quelle ottenute da Adriano Panatta nel 1976 (75%) e nel 1973 (70,69):
La performance di Fognini (67,65%) è seconda solo a quelle ottenute da Adriano Panatta nel 1976 (75%) e nel 1973 (70,69).
Le altre nazioni che possono vantare due tennisti tra i primi 20 sono la Croazia (Cilic e Coric), la Russia (Kackanov e Medvedev) e l’Argentina (Del Potro e Schwartzman). Questi risultati si sono tradotti positivamente nella classifica di fine anno che vede dopo 45 anni due azzurri nei top 20 e il miglior risultato di squadra di sempre considerando la classifica dei primi 5:
Il 2019 si prospetta pertanto ricco di spunti ma anche di attese che si traducono in primis nel:
– consolidamento dei risultati di Cecchinato che a giugno avrà in scadenza la pesantissima cambiale di Parigi.
– progressione ulteriore di Berrettini specie sulle superfici dure con l’aspirazione di acquisire il diritto a una testa di serie negli Slam.
– approdo nei top 100 di Baldi – anch’egli classe 96 – che con la finale nell’ultimo Challenger dell’anno ad Andria, dopo aver vinto due settimane prima quello di Ismaning, ha acciuffato in zona Cesarini il suo best ranking al numero 172.
– la consacrazione definitiva di Fognini a rango di campionissimo attraverso un risultato di eccellenza in uno Slam/Masters 1000, l’ingresso nei top 10 e la partecipazione alle ATP Finals.
– e infine, perché no, ci piacerebbe assistere alla catarsi di Gianluigi Quinzi (23 anni a febbraio) che la prossima stagione, con la attuale classifica (146), potrà stabilmente buttarsi nella mischia delle qualificazioni ai tornei di prima fascia, confrontandosi con avversari più quotati, dopo una stagione in cui è vero che ha vinto i due Challenger di Francavilla e Mestre, ma è anche vero che non ha mai incontrato un top 100.
Altri numeri
1 – La doppia vittoria ottenuta a Gstaad da Matteo Berrettini in singolare e in doppio (in coppia con Bracciali), è la prima di un tennista italiano dai tempi di Panatta, che nel 1975 ottenne la doppietta a Kitzbuhel battendo in finale in singolare il cecoslovacco Kodes e vincendo il doppio in coppia con Bertolucci contro i francesi Jauffret e Dominguez.
2 – I nuovi ingressi tra i top 100 avvenuti nell’anno: Berrettini e Sonego. Dal 2007 era accaduto solo nel 2015 con Vanni e Cecchinato.
3 – Le doppiette azzurre in campo maschile nell’Era Open:
4 – Le vittorie nell’anno degli azzurri contro top 10:
Il bilancio complessivo degli italiani contro i top 10 è stato di 4 vittorie e 14 sconfitte. Nel biennio 2016-2017 si registrarono in tutto tre sole vittorie a fronte di 27 sconfitte.
5 – Le stagioni chiuse da Fognini al primo posto tra gli italiani: dal 2013 al 2015, 2017 e 2018. Meglio di lui, con sei primi posti, hanno fatto finora solo Adriano Panatta tra il 1973 e il 1981 e Andrea Gaudenzi tra il 1994 e il 2001.
13 – Il record di podi azzurri conquistati da Andreas Seppi negli ultimi quattordici anni. Quattro volte primo (2008, 2009, 2011 e 2012), 4 volte secondo (2010 e dal 2013 al 2015) e 5 volte terzo (dal 2005 al 2007, 2016 e 2018).
46 – I match vinti da Fognini in stagione, a fronte di 22 sconfitte, con una performance del 67,65%, seconda solo a quella ottenuta da Adriano Panatta nel 1976: 75% a seguito di 39 successi in 52 match disputati.
In campo femminile
L’annata in rosa è stata obiettivamente assai deludente, più di quanto si potesse prevedere in quanto, al di là dei preannunciati ritiri di Roberta Vinci e di Francesca Schiavone, e delle vicende personali che hanno penalizzato pesantemente e speriamo non irrimediabilmente Sara Errani, ci aspettavamo di trovare a livello di Next Gen qualche germoglio che potesse incoraggiarci in un ottica di breve-medio periodo, e ciò sulla scorta di quanto avevano fatto intravedere le varie Chiesa, Paolini e Trevisan alla fine del 2017.
I risultati sono stati veramente deludenti, come dimostrano i numeri relativi ai match giocati dalle azzurre nei main draw del circuito maggiore e in Fed Cup:
Che si riflettono sulle posizioni in classifica delle prime cinque azzurre che evidenziano il peggior resoconto complessivo dal 1981.
Saremmo di fronte a una stagione totalmente da dimenticare se non fosse per Camila Giorgi, che ha disputato la sua miglior annata vincendo il suo secondo torneo in carriera (Linz), giocando il suo primo quarto di finale in uno Slam a Wimbledon e ottenendo il suo best ranking al 26simo posto.
Ma la cosa che più di tutte ci lascia fiduciosi per il futuro della tennista maceratese è averla vista nella conferenza stampa al termine della semifinale vinta in Austria contro la belga Van Uytvanck in una versione assolutamente inedita: divertente e divertita con i giornalisti, scanzonata e spiritosa in merito alla prestazione non esaltante appena fornita, come liberata da una corazza che la costringeva. Potrebbe essere una chiave vincente per una giocatrice che finora ha sofferto la competizione senza riuscire a capitalizzare il suo grande talento. Vederla all’opera nel 2019 sulla scorta di queste sensazioni è un motivo sufficiente d’interesse cui è necessario aggrapparsi.
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