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19 Mag 2018 07:55 - Diamo i Numeri
Le 12 maratone più lunghe (nel numero dei game) di Maria Sharapova
Nessuna come lei: Maria Sharapova è la migliore giocatrice in attività quando le partite raggiungono o superano i 35 game. 12 partite, zero sconfitte.
di Diego Barbiani
Chiamatela “zona Sharapova”, perché quando la partita arriva ai 35 game lei non ha ancora mai perso. Maria Sharapova è tornata, battendo Jelena Ostapenko 6-7(6) 6-4 7-5 nei quarti di finale al torneo di Roma, a vincere una di quelle partite simbolo della sua storia tennistica. A 31 anni continua a essere la miglior giocatrice in attività quando la partita raggiunge i picchi massimi di durata in termini di game.
Questa casistica non parla di quante volte abbia vinto al terzo set, quante rimonte, quanti tie break vinti, quante volte abbia vinto nei match ad oltranza. Qui si parla di tutte le partite che hanno toccato e superato i 35 game, dove le partite arrivano al limite, dove ci sono dei testa a testa che non finiscono fino a dopo la stretta di mano, dove le sue qualità di grandissima combattente emergono di più.
Nessuna come lei tra le tenniste in attività: 11 vittorie su altrettante partite affrontate in carriera in queste condizioni. La prima dietro di lei è Madison Keys, bravissima, con 6 vittorie su 6. Serena Williams è con 7 vittorie su 9, Victoria Azarenka con 3 su 5. Questa la lista (fatta da noi):
C’è un errore nella tabella: entrambi i match Sharapova-Radwanska e Sharapova-Stosur, settimo e ottavo nella lista, risalgono al 2012 e non al 2011.
In alcune di queste si nascondo tappe importanti della crescita di Maria. La prima si riferisce alle qualificazioni del Roland Garros 2003, quando aveva appena compiuto 16 anni e si approcciava ai primissimi tornei sul rosso. Da neofita, e con tutti i problemi che ha avuto fino al 2009 a farsi piacere questa superficie, vinceva una partita rocambolesca contro Yulia Beygelzimer, classe 1983, più esperta, più pronta. Eppure l’ucraina la perse dopo 39 game.
Amelié Island, 2008. Il primo titolo sulla terra per quella che verrà poi simpaticamente soprannominata dai suoi fan “ClayPova”. Tappa fondamentale, la vittoria nei quarti di finale contro una grandissima specialista della terra battuta come Anabel Medina Garrigues. Miami 2011: arrivò una finale ma la sua condizione fisica non era eccellente e nei quarti di finale la partita contro Alexandra Dulgheru divenne una delle tante montagne russe affrontate. Anche lì, rimonta e vittoria al tie-break decisivo. Stessa cosa agli Australian Open 2014, quando cedette negli ottavi di finale a Dominika Cibulkova anche a causa di un infortunio alla gamba. Nel terzo turno, però, ha voluto lasciare il segno ed ecco quindi la nuova maratona, questa volta contro Karin Knapp, conclusasi 10-8 al terzo set (mai spintasi così in là nel set decisivo).
Pima dell’incredibile 7-6(4) 5-7 7-6(7) di ieri contro la tennista lettone, con tanto di super match point annulato con un tracciante di dritto incrociato da fuori dal campo, il match ripreso con le unghie contro Lucie Safarova a Stoccarda, primo turno del 2014. Lì serviva 5-1 nel terzo set, poi di colpo la ceca diventò una furia e ricucì tutto il divario prima di operare il sorpasso e trovarsi lei a servire per il match sul 6-5 30-0. Un attimo di timore, due doppi falli, e su quei punti la russa basò la sua rimonta fino a dominare il tie-break. Infine, quello di ieri, straordinario per emozioni e intensità, contro Jelena Ostapenko. La lettone è partita fortissimo, ma dal 5-5 del primo set le due si sono praticamente equivalse e mai più staccate fino alla fine, quando l’ultimo rovescio di Sharapova metteva fine a una grande contesa tra due fiere combattenti e interpreti di un tennis che basa quasi tutto sulla potenza, ma che quando sanno esprimere il lato più bello diventa uno scontro elettrizzante.
Menzione speciale per uno dei nostri amarcord preferiti: il match Sharapova-Radwanska del Master di Istanbul, dove la russa vinse 7-5 5-7 7-5 e il match finì ben oltre le 2 del mattino. L’ex numero 1 del mondo era stata portata allo sfinimento dalla polacca (su cui la rivalità ci sarebbero da scrivere pagine e pagine) che dopo il primo set vinto al fotofinish cedette con lo stesso risultato il secondo. Game tiratissimi, chance senza fine per entrambe. Ad un certo punto Sharapova si trovò a servire sul 3-4, 30-30. Un attacco, due attacchi, tre attacchi. La palla che tornava sempre indietro. Alla fine, dopo lo schiaffo al volo decisivo, Sharapova rilasciò al mondo una delle sue frecciate più memorabili:
In conferenza stampa, Sharapova disse una frase riguardo alle qualità difensive dell’avversaria che l’aveva portata veramente al limite: “Non è il campo ad essere lento (se non riuscivo a chiudere in fretta i punti, nda), nessun campo è lento se hai le gambe di Radwanska”.