[1] S. Halep b. M. Sharapova 4-6 6-1 6-4
Anche se Maria Sharapova era nettamente avanti nei confronti diretti (7-1) e la sua ultima sconfitta in semifinale a Roma risaliva addirittura al 2005 (aveva perso anche nel 2008, ma non era scesa in campo) non era certo lei la favorita di questa seconda semifinale romana. E non tanto per via del fatto che l’ultima volta Simona Halep aveva concesso pochissimo o per la posizione numero 1 della rumena, quanto per come le due hanno giocato in questa settimana. Splendida guerriera la siberiana, capace di uscire fuori da vicende complessissime come quella di ieri contro la Ostapenko, ma sempre in bilico, sempre vicinissima alla sconfitta; implacabile la rumena, che pure alla Garcia, aveva lasciato appena le briciole.
Il match però ha vissuto un primo set anomalo, durante il quale Simona Halep non è mai riuscita a tenere il servizio ma soprattutto ad organizzare una qualche contromossa all’idea tattica, obbligata, di Maria: tirare il vincente da ogni posizione. Ne è venuto fuori un set fatto di break e di strappi, con l’unico interrogativo che riguardava quanto sarebbe durato l’equilibrio. Sorprendentemente si è arrivati all’ora, prima che Maria cedesse quasi del tutto. Non che la Halep sia riuscita a trovare un modo per arginarla, al massimo sporcava un po’ di più la palla cercando di non dare alla russa proprio la palla ideale per colpire, ma poi era il calo di Maria a indirizzare la partita dall’altra parte. Il secondo set, come il primo, è quindi partito subito in salita per la russa, ma a differenza del primo stavolta l‘animus pugnandi della Sharapova era affievolito da una visibile stanchezza. Maria teneva il secondo servizio del match e poi dava via libera alla Halep.
Il toilette break, tra il secondo e il terzo set, serviva più che altro per recuperare un po’ di energie, messe a frutto nel primo game, che ricominciava con Halep che di nuovo non teneva il servizio. La pausa è servita a Sharapova a ritrovare le energie per riprendere a far fischiare le orecchie alla rumena con le sue bordate da fondocampo, ma non a scavare un solco o minare la fiducia o determinazione di Simona che recuperava il break, andava in vantaggio e provava l’allungo. Masha però fieramente non si arrendeva e continuava a rimandare di là tutto quello che poteva, più forte che poteva. Ricominciava così lo scambio di break e contro-break che soltanto per un cambio di campo vedeva le due semifinalista tenere finalmente due servizi consecutivi e Halep si portava avanti per cinque giochi a quattro. Al cambio campo poteva mettere nuovamente tutta la pressione del mondo su Sharapova, giunta alla quarta partita su cinque che avvicinava o superava le due ore e trenta minuti di gioco, unica eccezione Gavrilova che aveva finito in mattinata alle due.
Il vantaggio di servire per prima nel terzo set questa volta è stato decisivo per Simona che domani giocherà la finale contro Elina Svitolina e proverà a prendersi la rivincita dello scorso anno. È curioso che l’ultima volta che due giocatrici si erano incontrate in due finali consecutive a Roma, nel biennio 1991-1992, si trattava di Gabriella Sabatini e Monica Seles. Brutta notizia per Halep che in quell’occasione chi perse la prima non si prese la rivincita l’anno successivo, infatti furono due successi per Sabatini.
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