[WC] M. Sharapova b. [3] S. Peng 6-3 6-1
Al settimo torneo dal rientro per la squalifica causata dalla positività all’antidoping, Maria Sharapova ottiene la prima finale a livello WTA. Non solo la prima della sua stagione, ma addirittura la prima da Roma 2015 quando si impose in finale contro Carla Suarez Navarro. E che dire di come abbia raggiunto il traguardo? 6-4 6-2, 7-5 6-3, 6-3 6-1, 6-3 6-1. Solo vittorie in due set, una serie consecutiva di 8 parziali vinti in un torneo da Wimbledon 2015, quando vinse i primi 9 prima di cedere, al decimo, a CoCo Vandeweghe nel match di quarti di finale comunque vinto 6-3 5-7 6-2.
È una Sharapova piuttosto convincente, che già rispetto ai primi due match ha aumentato il livello di gioco. Contro Irina Camelia Begu, ma soprattutto Magda Linette, il livello era a corrente molto alternata e le fiammate (rare) bastavano per venire a capo dell’incontro. Contro Stefanie Voegele il match forse più interlocutorio, perché la svizzera veniva da un lungo infortunio e anche prima non aveva mai toccato grandi picchi come invece poteva esserci riuscita Shuai Peng, avversaria odierna, ormai stabilmente attorno alla top-20. La cinese, però, ha il problema di un tipo di tennis che seppur bimane non ha mai avuto, in carriera, particolare effetto sul gioco potente della russa.
Nel complesso questo era il settimo confronto tra le due: l’unica vittoria per Peng risaliva al 2009, a Pechino, e negli ultimi tre incontri non c’era mai stata partita. Oggi ha raccolto appena un game in più del 6-3 6-0 che subì all’Australiano Open 2015, ma cambia veramente poco. Sharapova è stata subito avanti di un break, poi raddoppiato sul 5-3. Nel secondo set ha dominato in lungo e in largo, raddoppiando sul 4-1 il break ottenuto nelle fasi iniziali e chiudendo senza particolari difficoltà. Domani la grande chance di lasciare il proprio timbro anche su una stagione così complicata.
A. Sabalenka b. [Q] S. Errani 6-1 6-3
Grandissima prestazione di Aryna Sabalenka. La giovanissima bielorussa, classe 1998, continua nel suo bel momento di forma e dopo la semifinale di Tashkent centra anche la prima finale assoluta nel circuito WTA. Soprattutto, è la prima giocatrice di quell’annata ad avere la chance di giocare per vincere un titolo del circuito maggiore. Sara Errani, al primo torneo dal rientro per la squalifica, è stata dominata sotto tantissimi aspetti: a conti fatti non si è neppure capito quanto avesse potuto influire il fatto delle fatiche fisiche per le tre partite giocate tra giovedì e venerdì, le oltre 7 ore in campo. Questo perché la sua avversaria non le dava assolutamente tempo di ragionare grazie ad un gioco che è sì aggressivo ma soprattutto intenso, supportato da un ottimo timing sulla palla e dando la sensazione di controllo totale della situazione, quando non si cerca il vincente perché si vuole strafare o perché si vuole uscire da uno scambio difficile.
Dopo le 3 ore e 11 minuti di ieri, oggi Sara è rimasta in campo appena 58 minuti. Avrebbero potuto essere una ventina di meno se Sabalenka ad un certo punto non avesse patito un attimo di tensione. Il punteggio, già di per sé pesante, poteva essere ancora più netto. Fino al 6-1 4-1 e servizio era un vero monologo a tinte bielorusse: tanta la differenza nel gioco tra le due che Errani non solo non aveva alcuna contromisura, ma non sapeva neppure come iniziare lo scambio. Mai durante la settimana il suo servizio è stato così in difficoltà: è vero che rimane un colpo non molto efficace, ma fino ad ora nessuna era stata così precisa e così efficace. Sabalenka giocava risposte vincenti a ripetizione, i turni di risposta duravano meno di due minuti. Palla a destra, palla a sinistra, palla break, Errani che si muoveva sconsolata. Difficile pensare cosa potesse fare di più, perché Sara ha bisogno di cominciare lo scambio per provare a inventarsi qualcosa, ma oggi non ha mai avuto l’occasione se non in un paio di occasioni, soprattutto verso la fine.
L’esempio perfetto per indicare un suo game di battuta è quello sull’1-1 nel secondo set, quando aveva appena ripreso il break di ritardo. Non era passato neppure un minuto dall’inizio del turno di servizio che già era sotto 15-40. Neppure modo di ragionare e già era con la testa sott’acqua, costretta a tentare una palla corta improvvida terminata poco sotto il nastro.
Nelle fasi finali Sabalenka ha sentito sempre più la linea del traguardo e c’è stato un momento dove qualcosa nel suo ingranaggio sembrava essersi rotto: sul 5-2, al servizio per il match, è sopraggiunta la tensione e il braccio ha cominciato a tremare, commmettendo due doppi falli. Non solo, però, perché nel game successivo ci sono stati tre errori gratuiti piuttosto rapidi che avevano portato Sara sul 40-0 e con 3 chance per farsi davvero vicina. Sono bastati però due dritti vincenti per tranquillizzarla e ridarle il comando assoluto delle operazioni, completando l’opera con una voleè vincente al primo match point.
Grazie a questa finale ci sarà l’ingresso in pianta stabile in top-100, soprattutto comincerà ad assaporare alcune sensazioni importanti visto che l’avversaria domani sarà di primissimo livello: o Maria Sharapova o Shuai Peng, ovvero una campionessa assoluta o una giocatrice che per tutta la stagione ha avuto un rendimento in linea con la top-20.
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