WTA Pechino: Kvitova stellare, fuori Wozniacki. Svitolina granitica

Nel WTA di Pechino Karolina Pliskova viene eliminata da Sorana Cirstea ma la Repubblica Ceca avrà un derby ai quarti: Barbora Strycova contro Petra Kvitova, che domina Caroline Wozniacki.

[12] P. Kvitova b. [5] C. Wozniacki 6-1 6-4

Vince, dilaga, domina Petra Kvitova. La ceca è nei quarti di finale di un WTA Premier Mandatory per la prima volta da Indian Wells dello scorso anno e ci è arrivata giocando una delle sue partite più belle dal rientro in campo dopo l’accoltellamento, mettendo in mostra la versione migliore di sé, che equivale ad un qualcosa di vicinissimo alla perfezione. Sono queste le giornate dove ogni cosa diventa oro, dove ogni palla sembra imprendible per chiunque, anche per una delle migliori atlete degli ultimi anni come Caroline Wozniacki, sommersa dai 17 vincenti del primo set durato appena 30 minuti ed a cui non è neppure bastato alzare la percentuale di prime e provare a prendersi qualche rischio in più per evitare una sconfitta che si è fatta, game dopo game, sempre più vicina.

Scambi dominati, vincenti in allugno. Da destra, da sinistra. Il suo gioco aggressivo nella sua espressione migliore, molto simile a quella di Wuhan dello scorso anno, quando nei quarti di finale si inventò quel capolavoro di tenuta fisica (rischiò i crampi negli ultimi game, ma eravamo ormai ben oltre le 3 ore di gioco) contro un diavolo della resistenza atletica come Angelique Kerber, appena salita al numero 1 del mondo. Kerber, che veniva da 5 vittorie consecutive sulla ceca, dopo un’ora e venti di primo set vinto 12-10 al tie-break e dopo 46 vittorie consecutive in stagione quando aveva vinto il primo set, aveva la partita in pugno, ma a forza di tirare vincenti su vincenti e di giocare scambi lunghi ed estenuanti, Petra prima scardinò le certezze della tedesca e poi si prese il match. Da lì in avanti fu devastante: 6-2 6-1 a Simona Halep, 6-1 6-1 a Dominika Cibulkova in finale.

Oggi è sembrato di rivedere quella Kvitova. Letale, devastante anche contro le capacità difensive della danese che perde una grande chance di guadagnare punti sulle giocatrici davanti a lei in classifica in una lotta al numero 1 che però, molto probabilmente, si risolverà soltanto a Singapore. Intanto, Petra Kvitova festeggia l’approdo tra le migliori 8 del torneo e domani affronterà Barbora Strycova. Un nuovo dato può farla sperare di fare ulteriore strada: non perde un derby dal torneo di Madrid del 2012 (fu battuta da Lucie Hradecka 6-4 6-3), da lì in avanti ha vinto le successive 22 sfide tra cui quella di primo turno qui contro Kristyna Pliskova.

S. Cirstea b. [4] Ka. Pliskova 6-1 7-5

Dopo Garbine Muguruza, costretta al ritiro al primo turno, un’altra giocatrice compresa tra le prime 4 del seeding ha vissuto una giornata (molto) negativa nei primi turni del WTA Premier Mandatory di Pechino. Fa rumore, infatti, la sconfitta subita da Karolina Pliskova contro Sorana Cirstea, al primo successo su una top-5 da Toronto 2013, il miglior torneo della sua carriera.

La rumena si è imposta nettamente, un 6-1 7-5 maturato in poco più di un’ora e frutto di una partita che per conto suo è stata perfetta, ma su cui a conti fatti ha pesato molto di più la prestazione negativa della ceca, incapace di tenere un solo turno di battuta nel primo set e nel secondo ha prima sprecato una chance di 4-0 (e servizio) poi dal 5-2 0-40 ha sperperato in tutto 4 set point, un 30-0 di vantaggio sul 5-3 e un 40-15 di vantaggio su 5-5.

Il doppio degli errori gratuiti rispetto ai vincenti è un dato importante, ma forse lo è ancora di più il 50% di punti ottenuti con la prima di servizio, colpo che nel match contro Andrea Petkovic (ma anche nel primo turno contro Carla Suarez Navarro) le era spesso corso in aiuto e che, per caratteristiche fisiche, anche oggi avrebbe dovuto avere molto più effetto. Cirstea invece rispondeva sempre, non ha mai regalato punti in risposta e costringeva la ceca a scambi abbastanza lunghi. Pochi giorni fa Pliskova diceva che la separazione da Kotyza era avvenuta perché lui la voleva vedere più aggressiva in campo, impostando il gioco molto più sull’1-2, ma lei non ne voleva sapere perché si sentiva in grado di giocare con più pazienza e scambiare maggiormente. Oggi questa idea non ha pagato, probabilmente proprio perché non c’era mai modo di avere punti facili con la battuta e ogni punto era complicato, scomodo, con la palla abbastanza potente e spesso molto profonda che terminava nei pressi della linea di fondo, a cui non è mai riuscita a porre un rimedio concreto.

Le cose sembravano poter girare nel secondo, con un immediato break confermato, soffrendo, per il 3-0. Nel quarto game, però, i primi disastri: dopo essere salita 30-40 ha buttato 3 punti nello stesso modo, non tenendo in campo una risposta centrale. Dopo aver visto prima il vantaggio ridursi a 3-2 e poi di nuovo allungarsi fino al 5-2, il nuovo black out con le tante occasioni mancate. Sempre ottima Cirstea, prima col servizio e poi con lo scambio da fondo, ma tutto ciò non cambia il giudizio (grave) nell’economia del match della numero 4 del mondo, che aveva la chance di tornare numero 1 e un tabellone tutto sommato niente male, pur con una possibile sfida a Jelena Ostapenko ai quarti e l’eventuale sfida diretta contro Simona Halep in semifinale, giocatrici comunque già battute in passato.

Festeggia invece Cirstea, che torna in top-40 dopo agosto del 2014 e ora affronterà quella che nelle ultime settimane è stata la sua compagna di doppio: la campionessa del Roland Garros. E pare che abbiano anche abbastanza legato, a giudicare da queste scene

Altri incontri:

Ostapenko, che grazie a questi risultati ottiene il terzo quarto di finale negli ultimi 3 tornei disputati in Asia, dove nel 2016 aveva raccolto solo sconfitte, approfitta del ritiro di Shuai Peng sul 3-0 per la lettone nel primo set. Per la cinese, continuano i problemi alla gamba già palesati a Wuhan. Per la numero 7 del mondo si tratta del primo quarto di finale in un Premier Mandatory e riduce il distacco dalle prime della Race ad appena 1300 punti in una classifica che è strettissima.

Svitolina, lì segnata a 4905, sale a 5000 con il successo per 6-2 7-5 contro Elena Vesnina. Prova molto particolare della tennista ucraina: su 10 turni di battuta ha tenuto la battuta 8 volte, 6 di queste senza cedere alcun punto e in due occasioni perdendone uno (con un doppio fallo prima, e un gratuito poi) sul 40-0. Gli altri 2 invece sono stati 2 break subiti: il primo in un game di 12 punti, l’altro in uno da 22.

i game fiume hanno segnato questa sfida. Ce ne sono stati ben 5 sopra i 12 punti, di cui 4 quelli vinti dalla russa. Vesnina, però, era costantemente sotto pressione e quando è stata sul 5-4 e servizio nel secondo set non ha saputo trovare la giusta concentrazione per cercare di portare tutto al terzo set, perdendo 12 dei successivi 15 punti giocati. Svitolina che ora affronterà Caroline Garcia nei quarti. La situazione è semplice: se vince, continua a sognare nel numero 1 (le servirebbe la vittoria del torneo) e chiude i discorsi del Master qualificando anche Johanna Konta. Se perde, la britannica sarà costretta ad un nuovo anno di passione dopo la beffa del 2016.

Risultati

B. Strycova b. D. Gavrilova 6-0 6-4
[12] P. Kvitova b. [5] C. Wozniacki 6-1 6-4
[3] E. Svitolina b. E. Vesnina 6-2 7-5
C. Garcia b. A. Cornet 6-2 6-1
[9] J. Ostapenko b. S. Peng 3-0 rit.
S. Cirstea b. [4] Ka. Pliskova 6-1 7-5

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