di Salvatore Sodano C’era un ragazzo che come me… amava i Beatles il Rock&Roll… e il tennis? Forse, ma scavando nel fotocatalogo dei vip, a disposizione nella banca dati, di Morandi tennista non c’è traccia. Allora? Cosa c’entra Morandi con il tennis, a parte le circostanze che spesso lo hanno visto esibirsi negli stadi del […]
27 Ott 2017 12:37 - WTA
WTA Finals 2017: Halep, nuovo harakiri. Garcia vince il girone davanti a Wozniacki
Caroline Garcia compie un capolavoro contro Caroline Wozniacki e dopo il nuovo harakiri di Simona Halep si ritrova addirittura a vincere il girone rosso delle WTA Finals.
di Diego Barbiani
[4] E. Svitolina b. [1] S. Halep 6-3 6-4
È il terzo anno di fila in cui Simona Halep fallisce l’approdo alle semifinali delle WTA Finals. È il terzo anno di fila in cui esce di scena dopo una partita in cui aveva il destino nelle sue mani. Era diverso lo scenario, rispetto al 2015 e al 2016 la vittoria di Caroline Garcia contro Caroline Wozniacki le ha concesso un solo risultato utile, eppure questa Halep, che approcciava il torneo da numero 1, non poteva permettersi altri scenari che quelli di una vittoria, indifferentemente dal risultato dei set.
A conti fatti nelle ultime due edizioni le sarebbe bastato vincere un set contro Agnieszka Radwanska e Dominika Cibulkova, oggi invece battere la giocatrice ucraina. Invece, ancora una volta i rimpianti saranno enormi. È molto probabile che in ogni caso rimarrà numero 1 del mondo, ma è un altro passo indietro rispetto a tutto quello che era successo a Pechino, rispetto a quanto era accaduto nella prima giornata qui a Singapore. La seconda partita, contro Caroline Wozniacki, poteva tranquillamente essere dimenticata visto l’incredibile momento della danese. Invece la rumena è stata ancora una volta tradita dal suo atteggiamento bloccato, dall’incapacità di prendere il comando della partita ed essere lei a dirigere le operazioni.
Nonostante Svitolina entrasse in campo già con la consapevolezza di non poter fare più nulla per qualificarsi, ha giocato la sua partita, forse più libera da tutto il nervosismo e le delusioni accumulate. Dopo aver perso contro Garcia aveva detto che sperava di non avere nemmeno una chance di qualificarsi da quanto si sentiva tormentata dall’idea di aver fallito un torneo a cui si era preparata nel miglior modo possibile, eppure è riuscita a mantenere eccellente una striscia non da poco: ha vinto le ultime 5 partite giocate contro una numero 1 a partire da Rio 2016, nel 2017 ha concluso da imbattuta quando è andata ad affrontare giocatrici classificate al numero 1, 2, 3 del mondo.
Delle 9 partite contro giocatrici in top-5, è stata sconfitta solo in una circostanza, dove tra l’altro conduceva 6-3 5-1: erano i quarti di finale del Roland Garros, l’avversaria era la stessa odierna, quella Halep che avrebbe mancato di lì a poco il primo tentativo di diventare numero 1.
Svitolina è partita forte, fortissimo. Subito 3-0 avanti, turni di battuta abbastanza semplici. Halep non giocava da chi aveva la testa pienamente concentrata sul fare bene. Gravissimo, tra i tanti, l’errore di rovescio sul 3-5 15-30. È stata l’unica vera chance che l’ucraina le ha concesso nel primo set e lei è rimasta molto passiva, senza mai accennare ad un attacco, ributtando la palla di là e lasciando fosse l’altra a colpire due righe, prima di vedersi arrivare il punto con un rovescio molle su un colpo che non era destinato neppure ad essere incisivo e che si è spento sotto al nastro.
Halep ha anche trovato un break ad inizio del secondo set, rientrando da 40-0 e facendo sua la prima chance avuta. Allungare, confermando il break, era quanto di più banale ci si potesse aspettare, invece è andata subito sotto 0-40 e alla terza chance ha ceduto. Sul 3-3, poi, il nuovo break che ha spezzato definitivamente l’incontro, arrivato con 2 brutti gratuiti della rumena, prima su uno schiaffo al volo e poi su un dritto a metà rete. Svitolina ha preso il break, il nuovo vantaggio e non ha più concesso nulla. C’è stato, finalmente, un sorriso anche da parte sua. Inutile, ma almeno non è arrivata una terza sconfitta consecutiva. Dall’altro lato, invece, si chiude una stagione che nonostante il raggiungimento del numero 1 (che manterrà, a meno che Pliskova non vinca il titolo) si manterrà con tante ombre e situazioni in cui è crollata mentalmente. Non il massimo.
[8] C. Garcia b. [6] C. Wozniacki 0-6 6-3 7-5
Incredibile quanto avvenuto a Singapore. Tantissime le sorprese in due ore e venti minuti di gioco dove si è iniziato con una padrona assoluta e si è finito con l’altra a celebrare una vittoria importantissima. Caroline Garcia è riuscita a fare quello che Elina Svitolina e Simona Halep non erano state in grado: creare problemi a Caroline Wozniacki e metterla in difficoltà, il tutto dopo un parziale perso nettamente 6-0 in 22 minuti. È una vittoria pesantissima per la sua carriera, perché certifica i progressi fatti nelle ultime settimane e dà un iniezione di positività enorme, comunque finirà la sua avventura a Singapore, ma dopo il 0-6 6-3 7-5 può addirittura sognare di concludere il girone da prima classificata. Le servirà una mano di Svitolina ed una sua vittoria contro Halep, ben sapendo però che l’ucraina a questo punto è eliminata.
Per un set intero veniva quasi da non crederci, perché stiamo parlando pur sempre di una giocatrice che è da tantissimi anni ai vertici del tennis femminile, è già stata numero 1 del mondo a cavallo tra 2010 e 2011, ma mai aveva toccato quel rendimento e quella continuità. Neppure nel 2014, quando tra estate e autunno arrivò a giocare più volte contro Serena Williams e l’unica occasione in cui fu nettamente sconfitta fu la finale dello US Open. Wozniacki stava viaggiando verso una nuova, possibile vittoria record che le avrebbe garantito non solo il primo posto nel Round Robin (come nel 2014) ma le avrebbe anche consegnato il record di minor numero di game ceduti da quando è stato istituito il girone (2003) ritoccando il precedente di Justine Henin nel 2007. La spiegazione che verrebbe più naturale dare è quella che avevamo provato a fornire dopo il 6-0 6-2 rifilato alla rumena: se la danese gioca al 95% del suo potenziale, non basta all’avversaria agganciare quel livello e cercare di fare partita alla pari ma serve che snaturi se stessa e diventi molto più offensiva, fattore che non è nelle corde né della numero 1 del mondo né della numero 4. Serviva qualcuna che non avesse paura di aggredire alla prima chance, di sobbarcarsi un carico di rischi eccessivi e spingere senza paura anche a costo di vedere lievitare il numero di errori gratuiti. E quello non è un profilo di una Halep, né di una Svitolina. Garcia, invece, è molto più spregiudicata quando comincia a colpire come vuole lei.
La fase centrale del secondo set è stata determinante. Probabilmente senza più nulla da perdere, la transalpina ha capito di dover per forza di cose essere più propositiva e non farsi condizionare da quel muro che trovava al di là della rete. La stessa Wozniacki non sembrava, stranamente, tranquillissima. Già dopo il primo set ha chiamato in campo il padre/coach per parlare, perché farlo dopo un set vinto 6-0? Garcia in risposta entrava molto di più nel campo, accorciava gli scambi, si rifiutava di stare al gioco dettato dalla rivale. Nel momento in cui ha trovato le prime palle break, Wozniacki non è stata in grado di rispondere. È cambiato tutto lì, almeno nell’inerzia della partita. La danese è sembrata spaventarsi più del dovuto: stranissimo il suo atteggiamento in quei 4 game ceduti. Va bene ricevere qualche vincente in più da un’avversaria che ha nelle corde quei colpi, ma dopo 19 turni di battuta consecutivi senza break subirne 2 di fila e diventare improvvisamente così impaurita e vulnerabile, sbattuta a destra e a sinistra, non era assolutamente prevedibile. È come se tutto quello che di buono aveva costruito per 5 set si fosse di colpo frantumato. I difetti della solita, vecchia Wozniacki che di colpo sono riaffiorati.
Non è bastato strappare la battuta sul 2-5, o prendere un break di vantaggio ad inizio del set. Non era più quel treno dei primi 5 set giocati. Faceva molta più fatica a comandare gli scambi e si staccava molto di più dalla linea di fondo. I dati sono la dimostrazione migliore: una palla break concessa nelle prime 2 partite, un solo errore gratuito nel primo set, poi il crollo. 11 errori nel secondo, altri 9 nel terzo. Implacabile sulle palle break fino al 5-4 e servizio nel terzo parziale (Garcia ne aveva salvata appena una su 6) e sul 5-5 ha giocato malissimo da 0-40 in suo favore, steccando la prima, giocando molto corto sulla seconda e sbagliando l’ultima risposta su quello che doveva essere il suo colpo migliore, il rovescio.
Bravissima Garcia a non perdersi mai d’animo, soprattutto nella fase centrale del set decisivo. Sull’1-1 aveva ceduto la battuta, aveva lasciato che Wozniacki allungasse, sul 2-3 aveva mancato due palle break, sul 3-4 dal 15-30 ha commesso due errori di dritto (in spinta) ma sul 30-30 è stato super il lob della sua avversaria. Con tutto il coraggio e la forza rimasta ha dato l’ultimo strappo sul 4-5 riagganciando la parità e risalendo da 0-40. Nel game finale, perfetta la scelta di aggredire fin dalla risposta, quasi sempre sul dritto, diventato abbastanza tenero e tremebondo da almeno una quarantina di minuti. Wozniacki si è salvata, cancellando il primo match point con il servizio, ma sul secondo, pressata, ha mandato lungo l’ultimo dritto della sua partita. Per lei non ci sono problemi, è già in semifinale. Garcia ha fatto il massimo, rimontando da una situazione ormai disperata come già avvenuto contro Svitolina, eppure se l’ucraina non batterà Halep questo sforzo sarà stato vano. Applausi, in ogni caso, al coraggio e ai miglioramenti di una giocatrice che oggi ha compiuto qualcosa che sembrava quasi impossibile.