[3] R. Federer b. F. Tiafoe 4-6 6-2 6-1 1-6 6-4 (di Gianluca Atlante)
Cinque set, tanto per gradire e per capire, forse, se la schiena potrà reggere sino alla fine, oppure no. Roger Federer, quando nella Grande Mela mancavano solo sette minuti alla mezzanotte, ha portato a casa un primo turno scorbutico, ma per certi versi indicativo per lo stato di salute del tennista svizzero, numero tre del tabellone in questa edizione dell’Open degli Stati Uniti: 4/6 6/2 6/1 1/6 6/4 il punteggio finale, maturato, comunque, velocemente, in due ore e trentasette minuti di gioco.
Di fronte a lui il 19enne statunitense, Tiafoe, che Federer aveva già sconfitto in questa stagione a Miami e che nella notte italiana gli ha tenuto testa sino alla fine, al punto da annullargli due matchpoint, il primo operando un controbreak che lo avrebbe potuto rimettere in partita sul 5-4, che avevano, comunque, fatto tremare il tennista svizzero contratto, anche troppo, nel primo set, sciolto e lineare nei successivi due, sin troppo distratto nel quarto e perfetto, a maggior ragione nei suoi turni di servizio, sino al 5-3 nel quinto (un solo punto perso sul proprio servizio), prima di “incartarsi” (due volè comode, almeno per lui, sbagliate in maniera clamorosa) come spesso gli è accaduto in passato al momento di chiudere il match.
Alla fine, però, la troppa pressione ha finito per giocare un brutto scherzo al giovane tennista “stelle e strisce”, che al momento di rimettere le cose a posto, si è arenato, sbagliando tutto e più di tutto e consegnando a Federer una vittoria importante e, come dicevamo, indicativa. Se non altro per quella schiena che, dopo la finale di Montreal, era stata curata con dovizia di particolari, sollecitata il minimo, se non negli ultimi giorni prima dell’inizio di questa quarta ed ultima prova dello Slam.
Per carità, quello visto nella notte italiana, a parte i due set centrali, non è il Federer di Wimbledon, “cannibale” di inizio stagione, ma l’essere partito subito con un match in salita, con cinque set messi nelle gambe e l’aver constatato che la schiena ha retto bene, per di più in una serata newyorkese umida, con il tetto dell’Arthur Ashe Stadium chiuso per via della pioggia, grande protagonista di questa seconda giornata, potrebbe aver fatto capire a Federer che ci sono i presupposti per provare ad arrivare sino in fondo anche in questo Slam.
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