Scandalo. Vergogna. Sdegno e raccapriccio. Se non infamia.
Murray si è ritirato da Flushing Meadows a tabellone compilato. E tutti subito si sono scagliati contro questa decisione come se lo scozzese avesse appena inchiodato le sue tesi sul tennis alle porte dell’Arthur Ashe come Lutero.
Tutti a guardare un lato di tabellone che effettivamente diventa il 250 di Casablanca e a inveire contro lo “scorretto” baronetto. “Lo sapeva già di stare male, poteva ritirarsi prima!”, “Sfiga doppia per Federer, che rimane col suo tabellone osceno, mentre altrimenti sarebbe stato numero 2…”, “Maledetto Murray, così Nadal e Federer sono dalla stessa parte e di là il nulla…”, “E c’è gente che per causa sua ha dovuto fare le qualificazioni e magari andare a casa…” e chi ne ha più ne metta. “Avrebbero dovuto riposizionare le teste di serie!” Eh ma per quello c’è un regolamento, mica è colpa di Muzza…
Ma proprio nessuno pensa che magari per un atleta e per un uomo scelte di questo tipo, specie quando sei arrivato lassù dove quasi nessuno riesce a volare e in una stagione dove hai ancora da confermare di meritarti quel posto in Paradiso, siano davvero difficili?
Cominciamo dal presupposto che Muzza non ha fatto niente di irregolare. Banale, ma pur sempre vero. E non ha fatto nemmeno qualcosa che non abbia fatto nessun altro prima. Le memorie corte forse si sono già dimenticate le polemiche di quando un certo Nadal fece la stessa cosa a Wimbledon nel 2009; anche allora critiche di federeriani polemici per partito preso, ma anche nadaliani in lutto a inneggiare alla sfortuna maledetta del povero ispanico.
E dopo questo preambolo cominciamo magari anche a pensare che Murray sia arrivato a essere, meritatamente, numero 1 del mondo e, dopo un certo e forse immancabile appagamento, si sia rimesso a lavorare per confermarsi per poi ritrovarsi tra i piedi (o meglio, nell’anca) un infortunio fastidiosissimo e infidissimo. Soffermiamoci a riflettere quanto possa essere frustrante sentirsi dire per una stagione che non meriti di stare lassù, che sei bollito, che non vinci più nulla ecc. ecc.. Murray ha provato, ha giocato Wimbledon da infortunato, ha saltato i due Master in America tutto per la causa US Open, puntando su quell’ultima possibilità per poter riacciuffare il posto da numero 1 per confermarlo con un grande successo e magari dire al mondo che lui lassù non ci è arrivato perché gli altri dormivano. E ci stupiamo se un giocatore del genere poi prova fino all’ultimo vero istante a partecipare a quel dato torneo? Non è che Andy non si sia allenato in questi giorni o che sia stato visto su una sedia a rotelle. E non è nemmeno che avesse tutto da guadagnare nel rinunciare a tabellone fatto. La sorte gli aveva riservato un quarto che più comodo non si può. E avversari tutti più che abbordabili per un Murray in salute: senza dimenticare i Nole, Wawrinka, Nishikori, Raonic tutti ai box, i Cilic e Federer acciaccati, un Nadal affaticato e nuove leve inesperte o forse non ancora pronte per il salto slam.
Eppure c’è chi grida all’ingiustizia per un ritiro. “Federer non l’avrebbe mai fatto e avrebbe già deciso da un mese!” si è letto. Certo, Federer però ha anche tutta un’altra esperienza e forse anche una conoscenza migliore del proprio fisico e del proprio gioco per sapere già in largo anticipo cosa sia o non sia in grado di fare. È sempre stata la sua forza negli anni. Evidentemente Muzza non è Federer (grande scoperta!). Ma non si può certo fargliene una colpa.
Inoltre immaginiamoci un attimo un altro scenario: Andy gioca e si ritira dopo un match: sarebbe stato diverso? Altre polemiche. “Non avrebbe dovuto partecipare… Toglie premi a chi avrebbe meritato di stare al suo posto” e via ancora lamentele.
Per ultima cosa caliamoci un attimo tra i tifosi dello scozzese – perché tra federeriani incalliti, nadaliani testardi e noliani in lutto ci sono anche quelli. I tifosi non sperano fino all’ultimo secondo che il loro idolo ce la faccia? Non aprono internet ogni mattina augurandosi di non leggere per caso l’infausta notizia del ritiro? Allo stesso modo viene da pensare, ridando un minimo di umanità a tennisti che prima di tutto sono sempre uomini, che un atleta cerchi di fare anche, nelle situazioni più dure, l’interesse non solo proprio ma anche di quei tifosi che sognano di vederlo giocare e vincere, che bramano una foto, un autografo un contatto anche solo minimo. In questo, magari, Murray non ha sbagliato niente, cercando di resistere e provarci.
Ci lamentiamo spesso del fatto che il tennis di oggi abbia generato solo robot, ma almeno in queste cose a volte un po’ di umanità, eticamente errata o giusta che sia, dovrebbe riportarci coi piedi per terra. E in fondo, visto la fatica che ha fatto per arrivare in cima alla lista, forse Murray questa umanità se la sarà anche guadagnata…
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