[7/WC] P. Kvitova b. A. Barty 4-6 6-3 6-2
Petra Kvitova vince un titolo WTA. Evento normalissimo, se non fosse che si parla di una giocatrice con una mano lacerata e ridotta nei modi peggiori dopo un agguato in casa non più di sei mesi fa. La ceca conquista il titolo numero 20 WTA in carriera, il più speciale di tutti.
È la vittoria del coraggio, della forza di volontà incredibile che Kvitova ha avuto per rientrare ancor prima di quelli che erano i tempi più ottimistici. “Ti voglio bene, mi sei mancata. Sei mancata a tutte, sei un motivo di enorme ispirazione per tutti quanti, congratulazioni”. Questa è la frase con cui le ha reso omaggio Ashleigh Barty, dignitosissima protagonista della finale odierna.
Dopo una settimana passata a giocare come la miglior Kvitova sulla sua superficie preferita, oggi la ceca ha avuto il suo bel da fare contro un’ottima australiana, che ha giocato a sua volta una partita bellissima per quasi due set e mezzo. Il leggero calo nel secondo set, nel game che ha portato la ceca sul 5-1, è stato isolato e poco significativo, perché aveva subito ripreso la via attaccando il servizio dell’avversaria e rimontando due game. Sul 5-3 Petra ha chiuso il parziale grazie anche alla battuta, e nel terzo set è stata protagonista di un gran game sul 2-2. Aveva appena perso un turno di battuta, Barty era salita comodamente sul 40-15, ma è riuscita a riaprire i giochi attaccando e prendendo sempre i giusti rischi, riportandosi subito un break avanti.
Da lì in poi c’è stata solo una giocatrice in campo e la standing ovation che il pubblico le ha riservato nel momento in cui andava a servire sul 5-2 e servizio ha emozionato tutti, compreso il fisioterapista, che cercava di asciugarsi le lacrime. Racchetta a terra dopo l’ultimo punto, un ace esterno, sguardo emozionatissimo verso la panchina e poi il grande abbraccio. “Good things happen to good people” (“le belle cose capitano alle brave persone”) dicono gli inglesi. Bentornata Petra, hai realizzato qualcosa di straordinario, e lo hai fatto alla tua maniera.
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