[4] R. Federer b. [10] T. Berdych 6-2 3-6 7-6(6)
In questo folle inizio di stagione Roger Federer (6 ATP) sta difendendo da solo il datato stendardo dei Fab Four & C. (leggasi Wawrinka, se lo merita) dall’assalto dei pretendenti. Un po’ come quando a fine anni ’60 era il solo Paul Mc Cartney a cercare di tenere unita la band. Ci riuscì per poco tempo, sufficiente però a firmare capolavori immortali. Certo, lui non impugna un basso a forma di violino, ma dalle sue corde esce comunque musica. Quindi godiamoci ogni singolo istante di questa sinfonia, prima che inevitabilmente lo svizzero pronunci il fatidico “Let it be”.
A Miami Roger affrontava nei quarti di finale Tomas Berdych (16), un compagno di viaggio considerati i 23 precedenti. Il ceco ha vinto in sei occasioni, neanche poche considerando che un ex numero uno ATP come Roddick ci è riuscito solo tre volte (celebre la sua risposta alla domanda se si potesse cominciare a parlare di rivalità, “Se comincio a vincere qualche partita sì”. Geniale|). Spesso lui è stato buon termometro dello stato di forma del re, prendendosi la soddisfazione di batterlo su palcoscenici nobili come le Olimpiadi 2004 o Wimbledon 2010. Nella stagione delle 32 primavere, e reduce da un’appendicite, Tomas mostra ancora voglia di combattere, e la scelta di lavorare con Ivanisevic appare azzeccata. Del resto se l’artista croato è stato capace di portare Cilic ad uno Slam, chi può dire cosa succederà?
Il nuovo Roger di questi tempi sembra oggettivamente inattaccabile e l’esito dell’ultimo precedente in Australia non ha lasciato dubbi, ma il gioco di Berdych, quando funziona in tutte le sue meccaniche parti, gli ha creato fastidi molto spesso.
Questo giovanotto svizzero va veloce e risolve subito il problema. Berdych inizia al servizio ma non mette mai la prima, Roger vince lo scambio iniziale risolvendolo con l’ormai consueto rovescio incrociato piatto, comanda fino al 15-40 e chiude il break con due tagli sotto malefici che mandano in tilt l’avversario. Poco dopo un ace di Federer risolve un 30-40 che si rivelerà l’unico brivido del parziale. Eccettuati quelli di puro piacere che stanno per arrivare.
Il ceco gioca comunque bene, attacca pure e fornisce una generale impressione di maggior convinzione. Comincia a mettere la prima, piazza tre aces e rimane in vista fino al 2-4.
Poi apre il luna park rossocrociato. Settimo gioco, Servizio Berdych. Dal 15-0 Roger piazza in sequenza un dritto interno, un rovescio incrociato a tutto braccio dopo risposta felina e un altro dritto d’attacco vincente. Fantastico? Certamente, ma nulla in confronto al modo in cui l’artista (guardatevi il punto, non è metafora) finisce l’opera. Risposta profonda d’incontro e replica a metà campo di Tomas. Roger avanza, carica il rovescio fintando la bomba e all’ultimo secondo taglia sotto la palla, che si alza e ricade a due spanne dalla rete. Berdych non muove un muscolo, tranne le palpebre che sbattono incredule. Ci fosse stato Nastase di là…
Tanto per gradire, il 6-2 viene suggellato da un ace di seconda.
Ma il ceco, dicevamo, rimane solido, ha ancora il vantaggio di servire per primo e con l’aiuto del suo braccio pesante guida il punteggio senza rischi eccessivi. Federer si limita ad attendere sornione mentre l’altro è bravissimo e coraggioso, con un super dritto e un servizio/volée (smorzata!), a risalire da un pericoloso 15-30 sul 3 pari. Durante la pausa Tomas sistema la fasciatura al piede destro. Nel gioco seguente Roger ha un calo netto e perde la battuta a 15 con un orrendo dritto largo ma subito dopo Berdych si merita pienamente il pareggio, tenendo servizio e set dopo che Federer aveva sparato un gran lungolinea per il 15-30. Un ottimo recupero difensivo seguito da un attacco a rete e si va al terzo.
La partita è bella e combattuta, soprattutto per merito del ceco che non ha mai mollato. Nel decider Federer a servire per primo, sul punteggio di uno pari Tomas mette male il piede sinistro e per qualche minuto si muove cautamente. In quel lasso di tempo sbaglia tutto ed è fenomenale nel non perdere il servizio nel quarto gioco, recuperato da 15-40. Ma, come si dice, mai sanguinare davanti agli squali. Roger sente il momento, accelera il ritmo degli scambi e nel sesto il colpo riesce, con Goran che all’ennesimo errore del suo uomo scuote la testa in tribuna. Berdych però non crolla mai, e questa è una gran novità. Così è sempre lì per cogliere un’occasione e questa arriva quando Federer incredibilmente si suicida non chiudendo il match in battuta. Le emozioni ora non hanno fine, Tomas salva un match point nel decimo con una seconda da Bravehearth e poco dopo pareggia con un rovescio accoccolato stile Wozniacki. Da non credere. Il tie break è la fine più giusta e il coronamento di una partita al cardiopalma. È ancora Federer a mangiarsi un mini break con un doppio fallo e da quel momento il padrone è Berdych, che sparando a tutta forza tiene in pugno lo scambio e si stacca a sua volta per un 6-4 che sembra chiudere la contesa. Sembra.
Il ceco perde il treno al primo match point con un dritto molle a mezza rete e non viene perdonato.
Federer estrae dal cilindro due assi per il 7-6, si piazza in risposta ma non ha bisogno neanche di spettinarsi perché un doppio fallo chilometrico di Berdich pone inopinatamente fine ad un match fantastico. Pubblico in piedi.
Andando avanti così continueremo a vederne delle belle…
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