Kyrgios troppo forte per questo Djokovic

Grande dimostazione di forza di Nick Kyrgios che a Indian Wells supera ancora Novak Djokovic.

[15] N. Kyrgios b. [2] N. Djokovic 6-4 7-6(3) (Samuele Delpozzi)

Si interrompe a quota 19 la serie di vittorie consecutive a Indian Wells di Novak Djokovic, laureatosi campione nelle ultime tre edizioni del torneo californiano. Alle “sorgenti indiane” non perdeva dalla semifinale 2013, quando a sconfiggerlo in rimonta fu Juan Martin del Potro.

L’impietoso sorteggio – nello stesso quarto di tabellone ci sono anche Federer e Nadal – ha riproposto lo stesso menù di Acapulco, dove Nole era stato costretto a fronteggiare in successione del Potro e Kyrgios. Purtroppo per lui anche l’esito è rimasto il medesimo: vittoria sofferta sulla torre di Tandil, ancora fragile di rovescio dopo le troppe operazioni al polso, e sconfitta in due set con l’australiano, al quale non è mai riuscito a strappare il servizio nei quattro set disputati. Un bilancio decisamente preoccupante, per colui che è (era?) ritenuto il miglior ribattitore in circolazione.

Ad essere brutale, nel deserto californiano, quest’oggi non è solo il tabellone: 47 gradi centigradi all’ingresso sul centrale, arroventato da un sole implacabile. A pesare sulla psiche del serbo anche le misere 18 ore di riposo dalle fatiche del turno precedente, decisamente più dispendioso rispetto all’agile vittoria di Nick su Sascha Zverev.

Pronti via, è subito break per il bad boy di Canberra, che trasforma alla prima occasione sbriciolando Djokovic sul suo terreno d’elezione, il palleggio prolungato. Dopodiché, tanto per mettere le cose in chiaro, i primi due ace di giornata per il 2-0.

Il set rischia di trasformarsi in un martirio per l’ex numero 1, costretto a salvare palle break in altri due turni di battuta: buon per lui che Kyrgios gigioneggi un po’ troppo in certi frangenti, tra smorzatine irridenti e SABR rubate a Federer. Alla fine il 6-4 sta anche stretto all’australiano, mai costretto ai vantaggi sul proprio servizio. La crescente sensazione d’impotenza, acuita da un altro ace subito proprio sul set point, induce Nole a sfogarsi sull’incolpevole racchetta, con annesso warning.

Il secondo parziale vede calare la percentuale di prime di Nick, che in una circostanza sfiora il game perfetto, ma complessivamente offre più opportunità all’avversario di entrare nello scambio. Il serbo è però insolitamente falloso, disorientato dai topspin esasperati alternati ad improvvise accelerazioni da parte dell’imprevedibile rivale.

L’equilibrio resta inscalfibile fino al 5-5, quando Nole salva da campione un paio di mini-match point, portandosi quindi a due punti dal set nel game successivo. Partita girata? Nemmeno per sogno: ace, servizio vincente e tutto da rifare.

Contrariamente ad Acapulco, il tie-break non ha storia. Kyrgios s’invola immediatamente sul 3-0, stampa un eloquente ace di seconda per il 4-2 e chiude rapidamente 7-3 con l’ennesima prima vincente.

Per Djokovic – sempre più lontano da Murray in classifica, nonostante il passo falso dello scozzese – un’ulteriore emorragia di punti in uscita, ma soprattutto molto su cui meditare: in due scontri ravvicinati col giovane aussie, ha racimolato la miseria di una sola palla break. Lo spavaldo Nick porta invece a casa un altro scalpo di prestigio, in attesa del quarto di finale con Federer contro il quale ha vinto l’unico precedente, nel 2015sulla terra rossa di Madrid. Forse era un altro Federer. Sicuramente è un altro Kyrgios.

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