Federer paradisiaco, Nadal si inchina ancora

Negli ottavi del torneo ATP Masters 1000 di Indian Wells imbarazzante lezione di tennis di Roger Federer a Rafael Nadal. Spagnolo senza armi contro uno svizzero formato Melbourne.

[9] R. Federer b. [5] R. Nadal 6-2 6-3  (dal nostro inviato ad Indian Wells, Diego Barbiani)

Signori, benvenuti alla lezione di tennis impartita da Roger Federer, un giovanotto di anni 36 (da compiere ad agosto) che per la seconda volta in poco più di 40 giorni è riuscito a battere l’eterno rivale Rafael Nadal. Una partita di livello pazzesco da parte dello svizzero, giocata al 100% fin dal primo game dell’incontro e concluso 6-2 6-3 in un’ora ed otto minuti di gioco. Per lui, assente ad Indian Wells lo scorso anno a causa della schiena, è la conferma che i 6 mesi presi a metà della scorsa stagione erano fondamentali per ritrovare il suo gioco e, se possibile, migliorarlo ulteriormente. Per i suoi fan, invece, questa probabilmente è una nuova giornata da segnare e conservare a lungo.

È stato il trentaseiesimo capitolo della loro leggendaria saga, il terzo match che i 2 hanno giocato ad Indian Wells dopo la semifinale del 2012, vinta da Federer, ed il quarto di finale del 2013, vinto da Nadal contro uno svizzero che però cominciava a soffrire pesantemente dei problemi alla schiena che ne avrebbero rovinato l’annata, la prima conclusa fuori dai primi 3 del mondo dopo 9 anni. Si diceva fosse un match in tono minore rispetto alla finale di Melbourne di poco più di 40 giorni fa, che è diventata storia per innumerevoli ragioni, ma davvero vogliamo dimenticarci così in fretta di quanto visto oggi? Davvero questo Federer visto sul centrale di Indian Wells non merita tanta considerazione? È quasi incredibile come abbia capovolto come un calzino l’inerzia nei “match up” contro lo storico rivale, frutto anzitutto di un atteggiamento molto aggressivo sulla diagonale mancina che lo ha portato mentalmente in uno stato di aggressione totale.

Le sue parole, ieri, furono: “Un match 3 su 5 contro Nadal è una maratona, un match 2 su 3 è una volata”. Primo game e subito fuori tutta, con il braccio che viaggiava già a velocità enorme e subito metteva alle corde un Nadal probabilmente sorpreso, che non ha mai trovato le giuste contromisure per provare a porre freno a quello che in breve si è tramutato in un match di livello assoluto dell’ex numero 1 del mondo coi natali a Basilea.

Break al primo game, salvata una palla break nel secondo. Alla fine, quella chance per lo spagnolo si rivelerà anche l’unica concessa in tutto l’incontro da Federer, perfetto al servizio, solido da fondo, aggressivo come quando dall’altra parte del mondo, a fine gennaio, si regalava il primo Major dopo un’attesa di quasi 5 anni. La pressione del numero 9 del seeding era costante ed asfissiante per un Nadal che si trovava costretto a difendersi arrivando in ritardo sulla palla colpo dopo colpo, se non proprio doverla guardare spegnersi oltre un secondo rimbalzo, se non addirittura fulminato come sulla risposta per il doppio break, sul 3-1, quando lo spagnolo ha cercato di andare sul sicuro con il servizio da sinistra ad uscire su cui Federer ha trovato l’impatto perfetto, in anticipo, e la palla è atterrata nei pressi dell’incrocio in lungolinea.

Il primo set si è deciso qui, perché poi dal 5-1 Federer non ha rischiato nulla, chiudendo subito con il servizio a disposizione nell’ottavo game. Nadal, stordito, non è stato in grado di reagire. Oggi, probabilmente, in campo avrebbe dovuto andarci il miglior Nadal visto in carriera e probabilmente avrebbe faticato tantissimo a trovare il bandolo della matassa. E dire che pure le condizioni avrebbero dovuto aiutarlo: a Melbourne si parlò tanto di una superficie velocizzata, ma qui nel deserto della California si gioca su un campo che è tra i più lenti del tour (su questa superficie). Federer, oggi, ha fatto vedere che è capace di adattarsi alla perfezione a qualsiasi condizione e di riuscire a portare a casa una delle vittorie più nette contro il maiorchino, seconda probabilmente solo a quel 6-4 6-0 delle ATP Finals 2011, quando però Nadal non era che l’ombra di se stesso.

Il terzo break conquistato da Federer nel match, nel terzo game del secondo set, gli ha dato forse quel pizzico in più di sicurezza tale per cui oggi non avrebbe mai potuto uscire dal campo sconfitto. A dimostrazione della giornata di grazia, prima un punto vinto prendendosi il rischio enorme di fermare il gioco quando avrebbe comunque vinto il punto con il rovescio (il falco ha poi mostrato che la palla era fuori), poi, la ciliegina sulla torta, il match point: una risposta d’incontro, di rovescio, atterrata all’incrocio delle righe. Lo stesso Nadal, avvicinandosi a rete per stringergli la mano, ha fatto una smorfia col volto come a dire “non potevo fare proprio nulla”. Giornate così, a 35 anni, sono quelle che consacrano ancora di più uno dei campioni più rappresentativi della storia di questo sport e che ora sarà di fronte ad uno dei migliori giovani sul circuito: Nick Kyrgios, il talento più puro, assieme forse ad Alexander Zverev, che il circuito ATP abbia prodotto negli ultimi anni. Sarà spettacolo, questo è praticamente certo.

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