[4] R. Federer b. [14] R. Bautista Agut 7-6(5) 7-6(4)
Per quanto si continui a guardare Roger Federer cercando di individuarne le ruggini dovute alla ormai lontana sosta, uno come Roberto Bautista Agut non è certo il tennista più indicato per evidenziare eventuali incertezze di chi veleggia da tempo su una nuvola di fiducia tale da non dare l’idea di stare troppo attento al punteggio. Anche se a ben vedere le scelte tattiche di Federer sono diventate abbastanza assennate, ma questo succede almeno dal 2014, anno post infortunio, quando lo svizzero raramente si lasciava andare a quei momenti che terrorizzavano persino il Nadal del tempo che fu e che per fortuna (di Nadal, ovvio) duravano poco. In realtà questo rientrante Federer, almeno nelle partite nordamericane, si limita ad un piano tutto sommato molto semplice, anche se ti devi chiamare Federer per realizzarlo. Mette moltissima attenzione ad un servizio diventato sempre più ingiocabile e in risposta prende rischi notevoli grazie al solito pazzesco anticipo. Il risultato è che l’avversario di turno è costretto a giocare con una certa angoscia, accelerando quasi di conseguenza e finendo, spesso, fuori giri. Se però hai un passaggio a vuoto, magari non ti entrano un paio di prime, allora il giochino rischia di non funzionare.
Ed è quello che stava succedendo sul finire del primo set, quando da 30-0 Federer tirava lungo un paio di dritti, smarriva la prima e dava modo a Bautista di arrivare a palla break. La prima volta lo spagnolo sbagliava malamente una risposta abbastanza semplice, su una seconda discreta e niente più. Ma quando l’occasione si ripresentava, Bautista montava su una seconda di nuovo “tenera” e chiudeva con un lungolinea di rovescio che finiva lontano dallo svizzero. Lo spagnolo poteva servire così per il set ma prima veniva aggredito da Federer e sullo 0-30 sbagliava un facile dritto a uscire prima di cedere, a zero, il servizio con un doppio fallo. Inutile dire che a Federer bastava anche meno, tanto che lo svizzero in due minuti si ritrovava dal 4-5 al 6-5. Complice una volée abbastanza agevole tirata in rete da Federer i due si ritrovano al tiebreak. La musica non cambia, Federer gioca all’arma bianca quando risponde e trova il minibreak nel settimo punto. Inutile dire che è sufficiente, anche se Bautista Agut non si contraddistingue per lucidità tattica, sbagliando un paio di scelte quando, nonostante a Federer entrasse la prima, riusciva ad entrare nello scambio.
Il secondo set iniziava dopo che lo spagnolo si faceva curare il piede destro, forse tormentato da qualche vescica e che al rientro in campo si impelagava in un estenuante game di apertura che riusciva a perdere sparacchiando davvero in malo modo uno smash, magari non facile, ma che uno tra i primi 15 del mondo farebbe meglio a non sbagliare. Avanti di un break Federer si distraeva e restituiva immediatamente il favore, forse convinto di aver completato l’opera. E come se non bastasse nel game successivo giocava abbastanza scriteriatamente un paio di palle break. A questo punto Federer cominciava un po’ a faticare e la conseguenza era che i game più brevi diventavano quelli dello spagnolo. Lo svizzero in realtà non rischiava mai più del dovuto però perdeva in brillantezza e non era più pericoloso in risposta. Al tiebreak Federer capitalizzava il minibreak iniziale e giocava con molta accortezza i suoi servizi. Bastava quello per guadagnarsi l’accesso ai quarti di finale. Troverà Berdych, quello contro cui tutto è ricominciato.
Bautista Agut perde così la sesta partita di fila contro Federer, anche se stavolta almeno è arrivato a vincere 5 game in un set. Ma non è certo questo tipo di giocatore che può dare fastidio allo svizzero, che è rientrato in un tour che pare convalescente almeno quanto lui. Fino a quando gli avversari saranno questi, pochi traguardi sembrano preclusi a Roger. Magari, più che il ritorno al numero 1, comincerà a pensare ai 20 slam…
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