di Salvatore Sodano C’era un ragazzo che come me… amava i Beatles il Rock&Roll… e il tennis? Forse, ma scavando nel fotocatalogo dei vip, a disposizione nella banca dati, di Morandi tennista non c’è traccia. Allora? Cosa c’entra Morandi con il tennis, a parte le circostanze che spesso lo hanno visto esibirsi negli stadi del […]
28 Mar 2017 01:51 - ATP
ATP Miami: Federer stende del Potro con qualche tremore
L'atteso incontro di terzo turno fra Federer e del Potro si risolve in due set a favore dello svizzero, che però non è continuo e deve salvare numerose palle break. Avrà al prossimo turno Bautista Agut
di Raffaello Esposito
[4] R. Federer b. [29] J.M. Del Potro 6-3 6-4
È stato lui stesso a dichiarare che quella partita con Canas ad Indian Wells 2007 non doveva perderla ma è molto probabile che sia un’altra ferita a far sanguinare ancora Re Roger. Forse ancor più oggi, fresco di diciottesimo Slam e quinto Indian Wells, di allora.
US Open 2009, ricordate? Nella stagione iniziata in lacrime a Melbourne e proseguita con i sorrisi del solitario sigillo parigino seguito dalla sesta affermazione a Wimbledon, Federer affrontava in finale a New York il non ancora ventunenne Juan Martin del Potro. Forse quel clamoroso tweener giocato nella semi contro Djokovic lo fece sentire troppo superiore, sta di fatto che il divino prestò poca attenzione al modo in cui l’uomo di Tandil aveva sbriciolato le difese di tale Nadal nell’altra semifinale, lo stesso giorno in cui morì il grande Jack Kramer.
Tutti ricordiamo come finì. Roger il testardo volle vincere facendo a pallate e finì suonato come i pifferi di montagna. Quel gioco pericoloso gli era già costato almeno tre probabili Slam contro altre “manos de piedra” alla Roberto Duran come David Nalbandian e Marat Safin. Roger avrebbe dovuto tenere all’erta i sensi ma così non fu, condusse due set a uno prima di crollare netto al quinto. E dopo la sfida all’ultimo sangue di Londra 2012 che forse gli costò l’alloro Federer sa fin troppo bene che il cuore di Delpo è grande come una casa e non smette mai di battere, finché lo assiste quel suo drittone a braccio teso, unico al mondo e sparato dai teloni di fondocampo. La clamorosa partita giocata e vinta l’estate scorsa a Rio contro Nole ci ha restituito del tutto uno dei pochi giocatori nel panorama odierno capace di regalare sensazioni selvagge agli spettatori. Infortuni ed operazioni al polso gli hanno tolto il rovescio? Lui sorride, non ci pensa e tira più forte il dritto.
Si tratta di un meraviglioso scontro fra redivivi, una favola di discesa agli inferi e ritorno che spesso solo lo sport sa raccontare. Alzi la mano chi pensava che il del Potro che entrava e usciva dalle sale operatorie o il Federer malconcio dell’estate scorsa potessero ancora regalarsi acuti simili. Io non ci credevo, loro sì e avevano ragione. Domando scusa.
Il tempo è passato ma il fascino di questa sfida non tramonta. Roger però è oggi un tennista se possibile ancor più forte, l’età avanza anche per i suoi rivali ed è sua alleata perché venendo meno il fattore fisico il suo tennis superiore emerge nettamente.
Federer apre con un servizio a zero e un secondo dopo è già battaglia. Del Potro annulla un 30-40 col fucile, poi Roger lo omaggia fallendo la seconda palla break. Lo svizzero gestisce con facilità i propri turni e in generale appare padrone dello scambio ma va a sprazzi e sfida troppo spesso il dritto avversario. I brutti vizi son duri a morire.
Altre due occasioni mancate, stavolta consecutive e procurate da un irreale passante lungolinea di rovescio in contro balzo, complicano la vita a Federer, che riesce alfine nel break all’ottavo gioco.
La sensazione è che anche lui soffra tremendamente il carisma dell’argentino ed ecco che quando sembra che il più sia fatto Roger si fa male da solo. Non forzato, 0-15. Attacco dalla parte sbagliata (indovinate quale?), 0-30. Serie devastante di dritti, 15-40. È qui però che Roger vince la partita. In evidente difficoltà psicologica, smette di pensare, chiede aiuto al suo braccio e la magia si compie.
Un attacco e un dritto inside in a un dito dalla riga portano al pareggio ma è solo l’inizio dello spettacolo. Altre due palle break vengono annullate ai vantaggi da un dritto gemello al precedente, stavolta sulla riga, e un ace. La resurrezione è completata da un attacco in controtempo chiuso da una volée piazzata di dritto solo apparentemente facile. È la prima occasione per il set e al nuovo Roger basta quella. Del Potro ha giocato bene e ad un certo punto sembrava poter ribaltare la situazione ma la volata dello svizzero negli ultimi due giochi è stata troppo anche per una roccia come lui.
Come nulla fosse successo però l’argentino serve per primo nel parziale successivo e ricomincia a martellare con la Grande Berta. Roger non può stare tranquillo e il modo col quale fallisce un dritto elementare a due metri dalla rete cercando troppo angolo lo dimostra. Fortunatamente per lui oggi la differenza è più ampia di quella del 2009 e del Potro paga carissimo un attimo di rilassamento. Perde il servizio nel quinto gioco perché Roger centra due siluri in risposta ma è lui a mettersi definitivamente nei guai con il dritto steccato del 15-40. A vantaggio acquisito lo svizzero viaggia sui binari prediletti, spensierato in risposta e letale alla battuta. Quand’è così non ce n’è per nessuno, l’orgoglio smisurato di Delpo non permette un secondo break ma il 6-4 che manda Federer agli ottavi contro Roberto Bautista Agut è solo questione di minuti. E di una pericolosa palla break annullata…