V. Estrella Burgos b. [3] P. Lorenzi 6-7(2) 7-5 7-6(6)
“C’è qualcosa di nuovo oggi nel sole, anzi di antico” scriveva il poeta oltre un secolo fa.
Presagiva forse questo inizio d’anno tennistico? Non si è ancora spenta (se mai succederà) l’eco della storica finale di Melbourne ed ecco che pochi giorni dopo Paolo Lorenzi e Victor Estrella Burgos, settantatre anni in due quando terminerà la stagione, si giocano il titolo nella finale all’ATP 250 di Quito, Ecuador. E con una grinta che farebbe invidia al più ambizioso ventenne. Chiedete ad Albert Ramos Vinolas oppure a Thomaz Bellucci, sconfitti in semifinale senza racimolare un set.
A dispetto della lunga militanza sul circuito i due contendenti non si sono mai incontrati in precedenza. Paolo dovrà stare molto attento e non fidarsi del distacco abissale in classifica (156 contro 46) che lo separa dall’avversario, mai sconfitto su questo campo nelle ultime due edizioni.
Ci sono diciassette gradi nella capitale ecuadoriana quando Lorenzi serve la prima palla dell’incontro e risale da un pericoloso 15-30. La pallina viaggia veloce a 2850 metri slm, Estrella gioca lontanissimo dalla riga per caricare le sue parabole, clamoroso un passante in corsa di rovescio giocato praticamente dagli spogliatoi, mentre Paolo sembra aggredire di più. I servizi comandano e per buona parte del primo set i due mantengono immacolata la loro percentuale di punti con la prima palla. Il nostro concede qualcosa in più sui propri turni ma di palle break neanche l’ombra. Ma dal sei pari in poi, è noto, l’equilibrio è un’insidiosa lastra di ghiaccio e il dominicano ci scivola sopra nel sesto punto del tie break, quando perde l’equilibrio e si salva alla meno peggio offrendosi però al dritto di Lorenzi. Subito dopo due erroracci in palleggio portano Paolo sul 6-2 e lui chiude subito.
La casualità che gli è costata il set distrae Estrella, che nel gioco d’apertura del secondo concede le prime palle break dell’incontro con errori inusuali di dritto a campo aperto e perde infine la battuta su un doppio fallo. Cambia racchetta ma non può cambiare il dominio in battuta dell’italiano, che fin qui ha perso un solo punto con la prima di servizio e conferma staccandosi nel punteggio per la prima volta. Lorenzi sul 2-0 manca un’occasione per il doppio vantaggio con un rovescio che vola largo. E se ne pentirà amaramente.
Il servizio oggi, soprattutto lo slice da destra, è una miniera di punti ma dall’ottavo gioco la prima non entra e il dominicano è lesto a cogliere l’occasione del pareggio. Paolo accusa il colpo, l’altro resuscita, è la storia del tennis. Un secondo break subìto al dodicesimo gioco, sancito da un doppio fallo significativo, allunga al terzo una partita che solo poco prima sembrava finita.
Quando inizia il decider è Victor ad avere in mano l’inerzia dell’incontro e questa fiducia si riflette nei colpi, tornati incisivi e profondi. Lorenzi, che non vince più un punto con la seconda palla, perde il servizio nel sesto gioco. Ed è in questo momento che mostra di essere un campione. Certamente nella testa, se non nei colpi.
Recupera immediatamente il break sfruttando al meglio qualche errore non forzato dell’avversario e si arrampica fino al quattro pari, rimettendo tutto in discussione fra l’entusiasmo del pubblico che lo sostiene rumorosamente. E che, come tutti noi, subisce una cocente delusione. Si arriva ancora al tie break per decidere la maratona e Paolo sembra ritrovare una prima palla mortifera. Apre con due aces, va sotto, risale e un’altra sassata di servizio lo porta a match point. Estrella annulla con un attacco coraggioso ed ora piazza lui l’asso che lo porta a match point. Le speranze di Lorenzi si spengono qui, insieme al molle rovescio in palleggio che non passa la rete.
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