[17] R. Federer b. [9] R. Nadal 6-4 3-6 6-1 3-6 6-3 (da Melbourne, Diego Barbiani)
Il Re è tornato e si è ripreso il suo regno. Dopo Wimbledon 2012 Roger Federer ha finalmente ottenuto l’agognato titolo numero 18, rivincendo l’Australian Open dopo sette anni. Lo svizzero diventa il primo uomo ad aver vinto almeno 5 titoli in tre slam diversi ma soprattutto lo ha fatto prendendosi la rivincita di una delle sconfitte più dolorose della sua carriera, quella della finale del 2009, e sconfiggendo il suo grande rivale Rafael Nadal, che l’aveva sempre battuto, negli slam, dopo la finale di Wimbledon 2007. È quindi crollato uno dei più grandi tabù dell’elvetico, che non poteva festeggiare meglio il rientro alle competizioni dopo sei mesi di stop e chissà quanti dubbi.
Il trentacinquesimo capitolo della saga del Fedal l’attendevano tutti, compresi gli stessi protagonisti in campo. Mancavano entrambi da troppo tempo un appuntamento di questo livello: tre anni Nadal, addirittura cinque Federer, i due giganti di quest’epoca che hanno vissuto in questo periodo diversi alti e bassi. Lo svizzero era riuscito a giocare 3 finali, ma le aveva perse sempre contro Novak Djokovic; per lo spagnolo, invece, appena un quarto di finale in Australia, nel 2015.
Partito forse più contratto dell’avversario, Federer è andato via via acquisendo sicurezza e al sesto game ha fatto partire uno di quei momenti Federer in cui, vecchie parole di Nadal, “puoi soltanto aspettare che passi”. Roger ha chiuso il proprio servizio a zero e nel settimo game ha infilato 3 accelerazioni fenomenali tra cui un rovescio anomalo incrociato sulla prima risposta ed uno schiaffo al volo di dritto sul 15-30 che ha fatto scattare in piedi tutto il pubblico della Rod Laver Arena. Alla prima palla break arrivava il punto che spezzava l’equilibrio, e ci metteva meno di 90 secondi per portarsi sul 5-3. La sfuriata aveva portato 11 punti su 12 ed un vantaggio che Federer finiva col concretizzare nel decimo game chiudendo il set con grande autorevella.
Improvvisamente però, Federer ha rimesso in partita Rafa. La parentesi negativa del secondo set è cominciata nelle fasi iniziali, con un break subito nel primo turno di servizio. È stato determinante, in quel caso, uno schiaffo di dritto tirando proprio nel lato di campo dove era andato il suo avversario, che lo ha agevolmente trafitto con un passante. Sotto 0-2, ha poi sprecato due occasioni per l’immediato controbreak, lasciando sempre il comando del gioco allo spagnolo che cominciava con più decisione a prendere di mira il rovescio dello svizzero nella sua diagonale preferita e che tante gioie gli ha dato nel corso della carriera. Dopo uno scambio di break tra quarto e quinto game, Federer ha potuto soltanto ridurre il margine fino alla conclusione avvenuta nel nono game.
Il terzo set è cominciato con un’altra grossa paura per lo svizzero che è stato vicino a perdere definitivamente le redini dell’incontro nel primo game, quando da 40-0 è stato ripreso commettendo errori piuttosto gravi in fase di chiusura del punto. Due due dritti a campo aperto messi sotto il nastro ed un’altra voleè affossata sulla palla dell’1-0 in suo favore offrivano un’inaspettata occasione a Nadal ma sulle 3 palle break Federer ha sempre piazzato un ace esterno, salvandosi grazie anche ad alcuni rovesci incrociati che spingevano fuori dal campo Nadal. Passata la paura Roger ha immediatamente brekkato Rafa e sul 3 a 0 ha avuto anche tre possibilità, due consecutive dal 15-40, di scappare definitivamente, ma Rafa in qualche modo ha tenuto. Ma di nuovo la partita sembrava scivolata nelle mani di Federer e Rafa appariva anche molto provato nel volto e sicuramente più lento del solito negli spostamenti. Federer non doveva far altro che mantenere la sua velocità di crociera per procurarsi un ulteriore break e chiudere con qualche sussulto sul 6 a 1.
Un’altra partita porbabilmente sarebbe finita lì, con Federer in totale controllo e Nadal in chiara difficoltà fisica e, sembrava, anche mentale. Ma dodici anni non si dimenticano facilmente e Federer è tornato a vedere chissà quali fantasmi nel quarto game del quarto set, buttato via col determinante contributo di incredibili errori di dritto. A Nadal basta anche meno e non è certo tipo da non sfruttare questi regali. Il maiorchino reggeva al tentativo di ritorno di Federer nel game successivo e si concentrava sui propri turni di battuta chiusi senza nessuna difficoltà. Era Federer che stavolta sembrava calato irrimediabilmente, e non sembrava più riuscire a trovare contromisure soprattutto al servizio esterno da sinistra di Rafa.
A questo punto Federer adottava la “soluzione Wawrinka” tornava negli spogliatoi per qualche minuto di riflessione, chissà quanto regolare. Ma al ritorno in campo i guai cominciavano subito. Il set decisivo cominciava con un nuovo break a favore dello spagnolo, che pareva decisivo. Ma Roger non mollava e soprattutto riusciva di nuovo a rispondere grande efficacia, procurandosi ancora tre diverse occasioni per pareggiare i conti. Ma era bravissimo Rafa a giocarsi le palle break con grandissimo coraggio e a chiudere alla prima occasione buona. Federer ritrovava il servizio – che tremerà ancora solo al momento di concludere – e si buttava all’arma bianca nei turni di risposta. Riusciva ancora a portarsi a palla break nel quarto game ma Nadal era ancora perfetto nel frustrarne le speranze. Ma quando tutto sembrava compiuto Roger ancora una volta ha tirato fuori un’incredibile sequenza. All’ennesima palla break annullatagli da Rafa, e conseguente palla per il 4 a 2 lo svizzero si scatenava. Tre punti perfetti per recuperare lo svantaggio, un game di servizio a 0 in ottanta secondi e, dopo un doppio fallo di Rafa, ancora 0-40 sul servizio dello spagnolo. La serie dei dieci punti fila si è interrotta grazie stavolta anche a qualche tremore, che procurava persino l’arrivo di un ospite atteso ma che oggi, per la gioia dei federeriani, si è manifestato poco: la steccata di rovescio. Ma Federer era tornato in partita con grandissima fiducia Nadal riusciva con i denti a salvarsi ancora una volta, ma alla quinta palla break del game crollava e consentiva a Federer di andare a servire per il suo diciottesimo titolo. Non si è arreso il maiorchino, è andato ancora a due palle break ma Federer ha tirato fuori servizi e dritti dei tempi belli per issarsi fino al primo match point. C’è voluto il secondo però, e l’aiuto di occhio di falco, per chiudere una partita magari non bellissima ma tesa fino all’inverosimile. E le attese lacrime di Roger saranno copertina per chissà quanti anni.
Finisce un torneo incredibile, forse lo slam più bello degli ultimi anni, e con un risultato che alla fine è giusto. Rafa ha fatto dei veri e propri miracoli capovolgendo partite che sembravano perse (Zverev), superando i suoi momenti di appannamento (Monfils), tornando implacabile (Raonic) e tirandosi fuori una partita fantastica come quella contro Dimitrov. Chiedergli di più sarebbe stato irreale, anche se dall’altra parte c’era quello che forse è il suo avversario preferito. Ma Roger Federer ha fatto di più e meglio, a partire da quell’incredibile show contro Berdych, proseguito con le vittorie contro Nishikori e Wawrinka. E se doveva riprendersi il suo regno era giusto che lo facesse contro il vero e unico rivale che potesse ambire al ruolo di usurpatore. Il vecchio Re è di nuovo in città.
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