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12 Set 2016 00:11 - US Open
Wawrinka da impazzire, lo US Open è suo! Djokovic si arrende in 4 set
di Piero Vassallo
TENNIS – NEW YORK – Di PIERO VASSALLO. Stan Wawrinka è il nuovo campione degli US Open: lo svizzero batte il numero 1 Novak Djokovic col punteggio di 6-7(1) 6-4 7-5 6-3 e si prende il terzo Slam in carriera. Il serbo va a pezzi nel gioco e nel fisico, Stan resta impeccabile nelle finali Major.
E sono tre su tre. Stan Wawrinka si prende il terzo titolo Major in carriera e si conferma perfetto nei match più importanti: dopo Melbourne e Parigi anche New York cede alla legge di Stanimal, uno che non perde una finale da oltre tre anni e con questa è a quota 11 vinte consecutivamente.
Tre ore e cinquantaquattro minuti per togliere a Novak Djokovic un altro torneo dello Slam, come aveva fatto un anno fa a Parigi e come indirettamente – lo batté nei quarti – aveva fatto nel 2014 all’Australian Open. Per mesi abbiamo parlato di un Wawrinka protagonista di una stagione altalenante, macchiata da sconfitte poco onorevoli contro giocatori più deboli.
Ma Stan è fatto così e più il gioco si fa duro più diventa pericoloso, come lo stesso Djokovic aveva avvertito alla vigilia. È stato così anche a New York, ha giocato malissimo nei primi turni fronteggiando anche match point nei sedicesimi contro Daniel Evans. Dai quarti in poi è stata tutta un’altra musica, un’escalation che lo ha portato a sollevare il quarto titolo stagionale, il quindicesimo in carriera.
Djokovic rivive una sorta di deja vù parigino: un anno fa aveva perso in quattro set la finale più dolorosa, finisce allo stesso modo anche questa che magari verrà digerita più facilmente, ma che pesa comunque perché allontana sempre di più un possibile aggancio a Roger Federer a quota 17. Si è presentato all’ultimo Slam stagionale in condizione precarie, tabellone e ritiri vari lo hanno agevolato ma alla prova del nove ha dimostrato di non averne abbastanza.
Potrà forse rimpiangere di non aver concluso in modo più rapido un primo set dominato ma risolto solo al tie break dopo aver sprecato tante chance per il doppio break. Esattamente come un anno fa sullo Chatrier, Wawrinka è salito di livello da metà secondo set, Djokovic ha iniziato a subire la pressione dello svizzero – forse l’unico capace di sfondare il muro serbo – e i gratuiti sono aumentati, 46 in tutto quelli del numero 1 del mondo a fine match.
Avanti 3-0 nel terzo Stan non è riuscito ad affondare il colpo del KO, ha permesso a Djokovic di rientrare ma proprio quando l’inerzia sembrava nuovamente dalla sua, il serbo ha perso il servizio nel dodicesimo gioco e si è trovato sotto due set a uno, un colpo durissimo da incassare, sia nel fisico che nella mente.
Ormai con le spalle al muro, il fisico di Djokovic ha iniziato a scricchiolare: non il polso o la spalla, ma un problema all’unghia del piede che lo ha ridotto zoppicante. Wawrinka è scappato avanti 3-0 con palla del possibile 4-0, Nole è rimasto miracolosamente in partita e si è rifugiato in un MTO che ha fatto infuriare lo svizzero.
Palesemente innervosito “Stanimal” ha rischiato anche il contro break, ha ripreso in mano la situazione appena in tempo per rimettere le distanze tra lui e un Djokovic di nuovo ai “box” dal medico sul 5-2. L’ultimo brivido Wawrinka lo ha regalato servendo per il match: ha recuperato da 0-30 e al secondo match point ha potuto alzare al cielo le braccia, festeggiando in modo pacato proprio come a Melbourne e a Parigi.
Per il terzo anno di fila trionfa in un Major e lo fa battendo ancora una volta in finale il numero 1 del mondo – Nadal nel 2014, sempre Djokovic un anno fa – ottiene la qualificazione aritmetica per le ATP Finals e si trova nella clamorosa situazione di poter cercare il Career Grand Slam a partire dal prossimo anno: gli manca solo Wimbledon, il più difficile per le sue caratteristiche ma mai dire mai.
Djokovic incassa la nona finale Slam persa in carriera, per come si è presentato a New York è probabilmente quella che pesa meno ma è il caso di chiedersi se questi problemi fisici non siano i primi segni di un calo che lo porterà a essere meno dominante nel prossimo futuro. Di certo le finali dello US Open non sono il suo forte: su sette giocate ne ha vinte soltanto due, un po’ poco per i suoi standard straordinari.