Quale forma ha l’acqua? In verità l’acqua prende la forma che le viene data, perché si sostiene che non ne abbia davvero una tutta sua. Proprio come un liquido, incapace di acquisire una sola forma, il tennis di Jannik Sinner fluisce, si adegua a ogni foggia o situazione. Scorre inesorabile ignorando gli ostacoli e procede […]
TENNIS – NEW YORK – Di PIERO VASSALLO. Novak Djokovic si qualifica per la sua settima finale agli US Open battendo Gael Monfils col punteggio di 6-3 6-2 3-6 6-2 in un match dove si è visto veramente di tutto, eccezion fatta per il bel tennis. Il serbo esulta ma le sue condizioni appaiono tutt’altro che ottimali.
Sarà Stanislas Wawrinka, numero 3 del ranking e del tabellone, a cercare domani di togliere lo scettro degli Us Open al leader mondiale Novak Djokovic: lo svizzero, infatti, ha sconfitto nella seconda semifinale del torneo in corso a New York il giapponese Kei Nishikori, numero 7 Atp e sesto favorito del seeding, per 4-6, 7-5, 6-4, 6-2. Il bilancio dei precedenti vede il serbo in vantaggio per 19-4, ma nella finale dello scorso anno a Parigi prevalse Wawrinka.
Ci aspettavamo una semifinale Slam, invece abbiamo assistito a due ore e mezza di spettacolo imbarazzante. Il pubblico dell’Arthur Ashe ha subissato di fischi Gael Monfils per il suo atteggiamento vergognoso, ma anche gli spettatori da casa non hanno risparmiato critiche feroci, scatenandosi sui social network.
Il verdetto finale dice che Novak Djokovic giocherà domenica la sua settima finale a Flushing Meadows, la ventunesima complessiva: staccato Rafa Nadal, inchiodato a quota venti, ora il numero 1 del mondo è secondo in solitaria dietro a Roger Federer che ne ha disputate ventisette. Numeri importanti, numeri da Djokovic che però passano quasi in secondo piano rispetto alle incognite sulle condizioni fisiche del serbo.
Non bastasse il polso destro, che ormai da un po’ di tempo fa le bizze, ora ci si mettono anche le spalle a dar noia: il fisioterapista gli ha massaggiato prima quella sinistra e successivamente quella destra, ma le difficoltà sono apparse evidenti soprattutto nel quarto set. Ha meno di 48 ore di tempo per provare a risolvere il problema altrimenti in finale sarà molto meno favorito di quanto dovrebbe.
La brutta prova di Djokovic è una delle cause dell’orrore andato in scena quest’oggi, l’altra si chiama Gael Monfils e un comportamento intollerabile e vergognoso. La partnership con Tillstrom stava dando ottimi frutti, non a caso lo si è rivisto in semifinale Slam dopo oltre otto anni, ma nel pomeriggio newyorkese Gael ha deciso di dare il peggio di sé.
Per i primi due set ha scelto deliberatamente di non giocare: atteggiamento totalmente passivo in risposta, palle appoggiate dall’altra parte senza alcuna pretesa, linguaggio del corpo di chi non sembra aver voglia di stare in campo. La cosa incredibile è che la “tattica” ha funzionato per qualche minuto: avanti 5-0 nel primo set, Djokovic si è innervosito nel vedere il suo avversario comportarsi in modo così assurdo e ha rischiato di farsi agganciare prima di chiudere 6-3.
La musica non è cambiata neanche nel set successivo: ancora uno spettacolo indegno per un professionista, qualche accelerazione sparata qua e là senza pensarci e poi il buio. Per iniziare a giocare del tennis vero e tirar fuori un po’ d’orgoglio, Monfils ha avuto bisogno di una sonora contestazione da parte del pubblico: i fischi lo hanno risvegliato a da 0-2 nel terzo ha infilato un parziale di cinque giochi consecutivi.
Incredulo, Djokovic si è ritrovato a dover giocare un quarto set inaspettato, l’ha spuntata domando i suoi dolori e la follia di Monfils, ma adesso lo aspetta una finale da affrontare con tanti dubbi. Gael invece torna a casa portando con sé un grande torneo, sporcato da una semifinale affrontata in modo incomprensibile. Una mancanza di rispetto verso il pubblico, ma ancor di più verso se stesso.