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TENNIS – Di SIMONE BRUGNOLI. Karolina Pliskova non è riuscita a coronare con il successo la splendida cavalcata compiuta quest’anno a Flushing Meadows, tuttavia l’ascesa della Kerber alla vetta del ranking ha finito per oscurare eccessivamente i progressi di una giocatrice che fino a Wimbledon 2016 non aveva mai superato il terzo turno di uno Slam, raggiunto tra l’altro in sole tre occasioni.
Non è semplice stabilire le cause che hanno portato una tennista molto dotata tecnicamente e coordinata nonostante un’altezza non indifferente, che in teoria non la faciliterebbe sotto il profilo della mobilità. La ceca ha sempre amato giocare numerosi tornei durante l’anno e sicuramente questo aspetto non l’ha aiutata a focalizzare la propria attenzione nonché stabilità psicologica nei grandi appuntamenti del calendario, ossia nei suddetti Majors, che l’hanno sempre vista sconfitta da avversarie sulla carta decisamente inferiori (Dellacqua, Doi e Rogers solo per citarne alcune).
Pertanto il fattore psicologico deve aver contribuito non poco alle scialbe prestazioni della classe 92, capace solo durante quest’estate nordamericana di recuperare quello smalto grazie al quale era riuscita ad issarsi fino alla Top 10 nel corso della scorsa stagione. Non a caso, proprio il 2015 ha rappresentato la chiave di svolta per Karolina, e non tanto paradossalmente per il titolo conquistato a Praga, quanto piuttosto per le altre cinque finali raggiunte durante la stagione.
Nonostante altrettante disfatte in quelle circostanze e un pessimo bilancio nelle finali, la Pliskova ha raggiunto addirittura la settima piazza WTA cominciando ad acquisire la consapevolezza di potersela giocare ad alto livello contro le migliori. Questi ottimi risultati, tuttavia, non avevano mai trovato riscontro a livello Slam e il 2016 non sembrava fare eccezione. Alcune sconfitte contro pronostico avevano spinto la campionessa di Louny fuori anche dalla Top 20 per alcune settimane, solo parzialmente riscattare dalla semifinale a Indian Wells e le finali a Nottingham e Eastbourne, concluse con un bilancio di 1-1.
L’inerzia però è decisamente mutata dopo aver volontariamente scelto di disertare i Giochi Olimpici, poiché la ceca si è presentata in forma smagliante a Cincinnati aggiudicandosi il titolo complice una straordinaria perfomance contro la futura numero 1 Kerber. La fiducia acquisita in Ohio ha superato le aspettative crescenti, tant’è che Karolina non ha deluso nella Grande Mela, togliendosi la soddisfazione di eliminare entrambe le sorelle Williams prima di cedere soltanto all’atto conclusivo.
In particolare la sfida contro Venus, nella quale ha anche annullato un match point, le ha dato la spinta necessaria per sfoderare una prestazione alquanto acuta tatticamente contro Serena. La Pliskova ha cercato in tutti i modi di non farsi spostare dall’avversaria cercando spesso la soluzione vincente in corsa, mentre ha utilizzato perfettamente il contro balzo al fine di gestire le violente risposte dell’americana.
Il servizio continua a macinare aces oltre ad una continuità rara specie nel circuito femminile, e soltanto una Kerber all’appuntamento con la storia ha potuto negarle la gioia della prima affermazione Slam. Che l’appuntamento sia solo rimandato in Australia? Quel che è certo è che la giocatrice classe ’92 sarà tra le osservate speciali a Melbourne.