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TENNIS – WTA
Con una nota sul proprio sito, l’ITF ammette la voce che circolava qualche mese fa: ci fu un silent-ban a Varvara Lepchenko, tennista statunitense ma di origine uzbeka.
N.79 al mondo, ma con un passato anche al n.21, era stata sospesa dal circuito internazionale il 12 marzo a causa dell’alta concentrazione di meldonium riscontrato negli esami effettuati il 7 gennaio a Brisbane e proseguiti poi il 1 febbraio, 1 marzo e 7 aprile. La quantità rilevata era, rispettivamente, di: 12,630 ng/mL, 931 ng/mL, 339 ng/mL e 29 ng/mL.
La sostanza, divenuta illegale dal primo gennaio di quest anno, è stata fatale a Maria Sharapova, che è in attesa di avere notizie sul suo ricorso per la squalifica di 2 anni. Lepchenko si è, per così dire, “salvata, perché la quantità di meldonium trovato nelle sue urine fa presupporre che abbia smesso di assumerlo il 20 dicembre 2015, quando ancora era legale. Il 13 aprile, dunque, il tribunale sportivo l’ha sollevata dalla possibile sanzione. Come poi è risultato dalla seconda modifica sui parametri per stabilire quando è stata presa l’ultima dose di meldonium, pubblicati il 30 giugno 2016, quella concentrazione era sicuramente risalente a prima dell’inizio del 2016.
L’effetto sul ranking di Lepchenko fu la rimozione del risultato e del montepremi di Brisbane. Diverso, dunque, dalla situazione di Sharapova, che ha ammesso fin dalla conferenza stampa di inizio febbraio di aver assunto la sostanza proibita anche dopo il primo gennaio 2016, dati poi confermati durante il processo che ha sentenziato i 2 anni di squalifica per la tennista russa ex n.1 del mondo.
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