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13 Apr 2016 10:40 - WTA
Passo indietro della WADA: "Non conosciamo la durata del meldonium". L'avvocato di Sharapova passa al contrattacco
di Diego Barbiani
TENNIS – Di Diego Barbiani
La WADA fa marcia indietro ed ammette di non conoscere, al momento, il tempo che impiega il meldonium per essere espulso dal corpo di un atleta.
Con un comunicato, l’agenzia mondiale dell’antidoping in riferimento al caso che ha incastrato tra i tanti atleti anche Maria Sharapova, ammette: “Nel caso specifico del meldonium, non vi è al momento la certezza sulla durata che questo farmaco ha per essere espulso dal corpo dell’atleta. Per questo motivo, ci può essere la possibilità in cui un atleta che ha provato di aver assunto il meldonium prima del 01/01/2016 (quando cioè la sostanza è diventata illegale, ndr) potrebbe non essere a conoscenza del fatto che il meldonium sia ancora presente nel proprio corpo dopo lo 01/01/2016. In questa circostanza la WADA considera che ci possano essere spazio per una non colpa o negligenza da parte dell’atleta”. Il metabolismo di ogni essere umano, prima ancora che atleta, è differente ed in questi primi tre mesi del 2016, i primi mesi in cui il meldonium è stato bandito dalla WADA, il numero di atleti trovati positivi è di 41, di cui 29 di questi provenienti dalla Russia. La WADA, inoltre, rimarca il fatto che a fine settembre del 2015 era stata inviata una mail a tutti gli atleti per indicare che nel giro di qualche mese quella sostanza sarebbe diventata illegale. A questo punto, nel caso in cui l’atleta venga trovato con tracce di meldonium nel sangue dopo il primo gennaio avrebbe la possibilità di uscirne pulito dimostrando che l’assunzione del farmaco sia avvenuta prima dell’ammissione di questo nella lista proibita.
Dato l’enorme numero di atleti ed al tempo stesso l’impossibilità di conoscere i tempi che impiega il meldonium ad essere espulso dal corpo, secondo gli studi effettuati dalla WADA c’è questa situazione: l’atleta è ritenuto colpevole se ammette di aver preso la sostanza dopo il primo gennaio o se la concentrazione è superiore ai 15 microgrammi per millilitro (considerata una soglia secondo cui l’assunzione è avvenuta molto di recente, sempre dopo l’uno gennaio), o se la concentrazione è tra 1 e 15 ma rilevata in un controllo effettuato dopo il primo marzo. Non è tutto, però, perché ci vorranno ulteriori studi per stabilire se una concentrazione tra 1 e 15, in un controllo effettuato tra gennaio e marzo 2016, sia considerata doping, così pure nel caso sia inferiore ad 1 nanogrammo per millilitro.
Per quanto riguarda Sharapova, la russa ha ammesso in conferenza stampa di prendere il meldonium dal 2006, ed al tempo stesso di non aver saputo del cambio da sostanza proibita a sostanza illecita. Questo può sembrare un’ammissione implicita del fatto di aver assunto meldonium dopo il primo gennaio. In questo caso, si passa ad un nuovo punto del comunicato WADA: “Nel caso in cui la presenza di meldonium nei campioni d’urina forniti dall’atleta venga certificata dopo il primo gennaio, questo costituisce una violazione all’antidoping e la squalifica dell’atleta verrà presa secondo regolamento”. L’ex n.1 del mondo è stata sospesa dalle competizioni a partire dal 12 marzo ed è in attesa di conoscere il suo futuro. Forse l’udienza sarà a giugno. Essendo il primo caso di tennista trovata positiva al meldonium il rischio è di 4 anni, ma vista l’intricata situazione anche all’interno della WADA non sono escluse nuove sorprese.
Più tardi è arrivata la replica, molto dura, di IMG, la società che gestisce i diritti di tanti giocatori tra cui proprio Maria Sharapova. In un comunicato, apparso anche sulla pagina Facebook, si dice: “Il fatto che la WADA abbia avvertito il dovere di pubblicare questo strano comunicato dimostra quanto malamente stiano trattando la vicenda relativa al meldonium in relazione al 2015. Dato il fatto che tanti atleti siano risultati positivi ad una sostanza che era legale fino a poco tempo fa, dimostra come la WADA non abbia saputo interpretare bene questa vicenda lo scorso anno e come stiano cercando di farlo ora. La nota evidenzia come tante domande poste a proposito di questa vicenda siano legittime. Questo loro avviso avrebbe potuto essere diffuso nel 2015, quando avrebbe cambiato la vita di numerosi atleti”.