Diario poco serio del Wta Stoccarda. Una grigia domenica di pioggia e l'amnesia tedesca: Sharapova chi?

La prima domenica del torneo WTA di Stoccarda, il Porsche Tennis Grand Prix (per gli amici PTGP), vuol dire campo 2, dove c’è il pienone per il match di Camila Giorgi contro Kaia Kanepi. Questo campo si trova al centro dell’area commerciale. E qui, la prima novità non sorprendente, è la presenza dello stand della Turkish Airlines dove lo scorso anno c’era quello per le caramelle Sugarpova. Ad un secondo sguardo, si nota anche che di Maria Sharapova non c’è nessuna traccia, nessuna foto negli stand. Nessuno ne parla. Silenziosamente cancellata dal cuore dei tedeschi.

Torniamo al campo 2. Giorgi e Kanepi giocano a chi sfonda il muro per prima e l’ italiana è più brava di Kanepi. Con un certa scioltezza fa un doppio break. Il padre della Giorgi è come una pila elettrica. Ogni scambio è vissuto intensamente e i muscoli delle spalle e delle braccia si tendono come se in campo ci fosse lui. Ogni punto perso, si butta indietro sullo schienale della sedia sfinito dalla delusione Ogni punto vinto, un unghia della sua mano, meglio dire ciò che ne rimane, sa che soffrirà.

Sul 4 a 1, Sergio Giorgi con un movimento secco, indica alla figlia di chiedere all’ arbitro il coach in campo. Entra, parla, esce. E Kanepi fa il break e poco dopo è 4 pari. Poi però Giorgi riprendere a colpire forte e a muoversi bene, il padre rimane seduto nel suo angolo per tutto il resto del match e l’italiana chiude 6-4 6-2. La famiglia Giorgi è tutta sorrisi. Dall’uscita del campo alla zona dove solo i giocatori hanno accesso, sono 50 metri di autografi e di selfie di Camila con i fan tedeschi. Una bella scena. Kaia Kanepi, comunque non ha perso il senso dell’umorismo, ad un giornalista tedesco che le chiedeva come descriverebbe la sua carriera in 3 parole risponde «Su, ora giù». 

Sul campo 1, si rivede Laura Robson. Fa sempre piacere rivederla in campo. E purtroppo per la britannica la più contenta di vederla è la sua avversaria, la francese Oceane Dodin. Basta mettere la palla in campo e poi aspettare che Robson sbagli. Il che avviene con una frequenza così alta da far pensare che per Laura il campo sia troppo corto e la rete troppo alta. Durante il sorteggio, il colore dei completi delle due giocatrici e dei loghi della WTA ai lati della rete faceva pensare ad un festival del mirtillo, dopo una ora scarsa si ha la certezza di assistere al festival degli orrori e con un 6-2 6-2 Oceane Dodin, senza troppo sudare passa al turno finale di qualificazione.

Le sedie riservate per i coach, sono ovviamente sempre in prima fila. Ma sul campo 1 si vede solo una parte del campo a causa del muretto in legno che circonda il perimetro di gioco. Perciò i coach si siedono in quarta fila. Da qui si vede tutto il campo ma ‘consigliare’ la propria giocatrice viene male (è vietato dal regolamento e  questo, spesso, è considerato un dettaglio insignificante). Allora ritornano in prima fila e siedono con una postura molto aristocratica: schiena ben diritta e collo allungato. La regina Elisabetta sarebbe orgogliosa di loro.

Questa scarsa visione del campo 1 permette anche di identificare subito gli spettatori esperti da quelli che vengono per la prima volta al torneo. I nuovi si siedono subito, ritenendosi fortunati, in prima fila, mentre gli altri puntano diretti a qualsiasi fila a partire dalla quarta da dove si vede tutto il campo senza bisogno di fare l’imitazione di una giraffa.

Nel fine settimana, il campo 2 ha avuto più successo del campo 1. Qui molti spettatori devono stare in piedi, ma al posto di una Club House c’è la Crêpes House. Ovvero lo stand che fa le crêpes. Con il profumo che si propaga per tutta il rettangolo di gioco, in effetti non è sorprendente se ogni tanto le giocatrici perdono la concentrazione. Aspetto il momento in cui una si affaccerà verso lo stand per chiederne una banana e nutella e le risponderanno di mettrsi in fila come tutti, per favore. E la fila è lunga. Ma il business is business… solo se non è troppo tardi: alle 17.47 finisce la seconda giornata di qualificazione del Porsche Tennis Gran Prix. La creperia ha già chiuso i battenti e stanno pulendo le piastre. Con ancora centinaia e centinaia di persone a letteralmente 3 metri da loro, non c’era forse la possibilità di vederne ancora qualcuna? «Alle 6.30 molti vanno già a cena». Ah già, gli orari tedeschi possono essere un nemico per il business.

Chi non è nemica del tennis invece è la pioggia. Ovvio, si gioca un torneo indoor e le previsioni del tempo non dovrebbero interessarti, giusto? Sbagliato. Almeno per il torneo di Stoccarda. Nel week-end di qualificazione, proprio accanto al Porsche Arena, inizia la Festa di Primavera. Praticamente la versione locale dell’ Oktoberfest, ma dura due settimane. Un week-end di pioggia significa però che più persone sceglieranno di seguire il tennis all’asciutto. Questo spiega i volti sorridenti di alcuni dell’organizzazione quando le previsioni danno pioggia per tutto il fine settimana. E a fine giornata, visto il numero di spettatori, hanno avuto ragione gli organizzatori.

Mentre gli spettatori vanno a cena, sul campo Centrale verificano le luci, poi le musiche per le entrate delle giocatrici e i filmati da mandare sul maxi schermo. Fa anche il suo ingresso in campo, anzi come sempre  sul lato destro, la regina dei prossimi giorni, il premio per la vincitrice del torneo: una Porsche rossa fiammante. Vengo subito gentilmente corretta da una ragazza dello staff della comunicazione del torneo. Non è rossa, è color arancio-lava. Adesso capisco perché queste auto costano così tanto…deve essere la scelta del colore. Peccato non ci sia la Sharapova, nella sua collezione una auto così, non ce l’ha di sicuro. Sharapova? Sharapova chi?

 

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