Quale forma ha l’acqua? In verità l’acqua prende la forma che le viene data, perché si sostiene che non ne abbia davvero una tutta sua. Proprio come un liquido, incapace di acquisire una sola forma, il tennis di Jannik Sinner fluisce, si adegua a ogni foggia o situazione. Scorre inesorabile ignorando gli ostacoli e procede […]
16 Mar 2016 13:35 - WTA
Raccontando Indian Wells / Dall'alba al tramonto, aspettando Roberta Vinci
di Diego Barbiani
TENNIS – Dal nostro inviato ad Indian Wells Diego Barbiani
Alba e tramonto, Alfa e Omega, inizio e fine. L’incipit più strano per descrivere una giornata vissuta dalle 5:30 del mattino fino a tarda sera, considerando poi che la sera prima abbiamo lasciato la sede del torneo dopo le 23:00 e che qui, in pieno deserto, essere a quindici chilometri dall’impianto vuol dire essere attaccati.
Non è una questione di distanza ma di abitudine: alla lunga ci si accorge che da queste parti un viaggio di due ore, più o meno il tempo che ci si impiega per giungere a Los Angeles, è considerato la normalità. In fondo la Coachella Valley, l’immensa zona racchiusa tra le San Jacinto Mountains che contiene le cittadine di Palm Springs, Cathedral City, Palm Desert, Indian Wells, Indio, è in “provincia” (non si chiamerebbe così ma lo usiamo per convenienza) della grande megalopoli californiana trovandosi nonostante tutto a duecentotrenta chilometri. E’ come dire di vivere a Bologna ma essere in provincia di Milano, per intenderci.
In tutto questo dilugarsi so bene cosa vi starete chiedendo: se siete tra i più menefreghisti un bel “ma a me che importa?” oppure, se appartenete ai curiosi per principio, “ma che accidenti ci faceva alle 5:30 in piedi?”. Bene, affidandomi alla speranza che abbiate scelto la seconda, condivido questa foto che ritrae proprio la Coachella Valley alle 7 del mattino (ed un sacchetto dell’immondizia “gentilmente” lasciato lì da qualcuno).
Il luogo da cui è stata fatta la foto era un punto d’osservazione al Santa Rosa e San Jacinto Mountains National Monument, dove si può arrivare anche ad oltre 3300 metri. Probabilmente non era così alto, ma bastava a rendere l’idea.
Oggi era veramente caldo, e l’allenatore di Agnieszka Radwanska, Tomasz Witkorowski, che mentre stava entrando in uno dei campi secondari per l’allenamento della polacca ha portato una bottiglia d’acqua ciascuno ai signori più anziani presenti a bordo campo. Da Palm Springs ad Indian Wells e poi giù fino a Mecca, questa è una località prevalentemente per persone anziane. Le case sono perlopiù per persone in villeggiatura, chi le affitta per cinque-sei mesi prima che qui la situazione diventi letteralmente invivibile con quarantacinque/cinquanta gradi (in estate). Detto questo, oggi era particolarmente difficile star fuori nelle ore centrali del giorno, per questo va apprezzato il bel gesto di Witkorowski, che a fine allenamento si è fermato a fare due chiacchiere con gli otto polacchi che da giorni hanno invaso con bandiere, vestiti a tema e cori a supportare ‘Aga’.
Guardando Rafael Nadal battagliare contro Fernando Verdasco, soprattutto il modo in cui lo spagnolo più sciagurato buttava via un secondo set a modo duo (due dritti fuori di metri in due scambi innocui e senza forzare, sui primi due set point al tie-break, un rovescio steccato sul quinto e successivo doppio fallo per il secondo e decisivo match point) faceva pensare a come cambiano le cose: un mese e mezzo fa l’ex n.1 del mondo aveva la lingua di fuori dopo oltre quattro ore di corse e rincorse per contrastare l’esplosività del connazionale, che in una giornata australiana di gran caldo faceva il diavolo a quattro e lo eliminava dall’Australian Open. Oggi solo in sporadici momenti si è rivisto quel giocatore che imponeva un’aggressività estrema, ma ancor di più è parso quasi incredibile come dalla risposta violenta di dritto che gli ha consegnato tre set point al tie-break non abbia più avuto la forza di rischiare il colpo finché non si è ritrovato sotto 6-7. Anzi, verrebbe strano pensarlo se non fosse Verdasco, che di chance così ne ha buttate a valanga nel corso della carriera. Per cui è perlopiù un ‘normal day at the office’, come dicono qui.
Tutto il giorno, come detto, per attendere Roberta Vinci. Tanto lunga la giornata, tanto lunga la sua descrizione, tanto breve il momento clou. Purtroppo, la tarantina non è riuscita a giocare a causa di un problema al tendine d’achille di cui soffre dalla sfida contro Margarita Gasparyan. Solo gli esami medici ci sapranno dire di più sulle condizioni fisiche attuali dell’azzurra. Intanto, mentre usciva dal campo, lo speaker annunciava: “Fate un ultimo applauso alla nostra italiana dicendole: “Ciao bella!”. Forse la più originale delle frasi pronunciate dallo stesso speaker durante il torneo.