di Salvatore Sodano C’era un ragazzo che come me… amava i Beatles il Rock&Roll… e il tennis? Forse, ma scavando nel fotocatalogo dei vip, a disposizione nella banca dati, di Morandi tennista non c’è traccia. Allora? Cosa c’entra Morandi con il tennis, a parte le circostanze che spesso lo hanno visto esibirsi negli stadi del […]
17 Nov 2015 05:56 - US Open
Botta e risposta di accuse: USTA e Bouchard ai ferri corti, si va verso un processo
di Redazione
TENNIS – Tra Eugenie Bouchard e la USTA (la fedetennis statunitense) sta cominciando uno scontro ‘frontale’, dopo che la prima ha fatto causa ai secondi per l’incidente capitatole allo US Open e loro hanno replicato rimandando ogni accusa al mittente e chiedendo il confronto in tribunale.
La sera del 4 settembre Eugenie Bouchard una volta rientrata nello spogliatoio è scivolata sbattendo la testa e rimediando una forte commozione cerebrale, problema che l’ha costretta a fermarsi praticamente fino a fine stagione con la sola mezza partita giocata a Wuhan e conclusa in lacrime.
Bouchard ha accusato la USTA, proprietaria e responsabile dell’impianto dello US Open, per le condizioni della stanza dove si trovava al momento dell’incidente, assumendo che le piastrelle erano troppo scivolose, aggiungendo poi che la botta rimediata alla testa le ha procurato non solo un forte dolore fisico ma anche una grave perdita economica, cosa che la USTA nega fermamente. In più, la federazione ribadisce di non sentirsi la sola responsabile del crollo in classifica che ha accusato la canadese, che da n.25 del mondo che era quando ha raggiunto gli ottavi a Flushing Meadows ora si vede ferma al n.48 del mondo. Né si ritiene responsabile della possibile perdita di sponsor a seguito dell’incidente capitatole.
Questo è stato il punto centrale della parte accusata: “Il querelante (Eugenie Bouchard) è ben a conoscenza delle procedure e dei protocolli della WTA, sia negli USA che a livello internazionale, ed era a conoscenza o avrebbe dovuto conoscere le procedure ed i controlli della sala di fisioterapia adiacente allo spogliatoio femminile dell’impianto. Il querelante non sarebbe dovuto entrare nella sala di fisioterapia senza l’esplicito consenso o accompagnamento del personale autorizzato”. Bouchard, secondo loro, ha agito dunque con una condotta negligente (la stessa che lei riporta contro la federazione statunitense) assumendosi di conseguenza tutti i rischi del caso.
Altro punto su cui la USTA esprime una versione differente dalla tennista canadese è quello relativo all’illuminazione della stanza. “Non è mai buia del tutto. Pur spegnendo le luci rimane un leggero chiarore dovuto alle luci d’emergenza che illuminano parzialmente la stanza”. Ci sono poi due punti che vanno contro a tutta la vicenda per come la conosciamo. Secondo la USTA, “ogni danno che il querelante sostiene di aver subito è stato causato dall’intervento o dalla supervisione intenzionale di terze parti che il querelante non ha nominato in questa azione”. Inoltre, si sostiene che “Bouchard ha rifiutato offerte di cure mediche ed assistenza dopo essersi lamentata nello spogliatoio femminile del fatto di essere caduta”. In entrambi i casi, insomma, si mette in dubbio lo svolgimento dei fatti raccontato da Bouchard, che ha detto di essere entrata da sola e di non aver avuto nessuno lì con lei.
Infine, la USTA non crede alla versione espressa dalla tennista nordamericana sul fatto che il dolore causato fosse qualcosa di molto grave vista l’enorme attività che ha sui vari social media. “I tanti selfie o le diverse attività che ha fatto sui social network nelle ultime settimane sono in contraddizione con le sue affermazioni di una situazione di continui e persistenti problemi di natura fisica”. Entrambi, ora, chiedono che la questione venga portata davanti ai giudici.