Quale forma ha l’acqua? In verità l’acqua prende la forma che le viene data, perché si sostiene che non ne abbia davvero una tutta sua. Proprio come un liquido, incapace di acquisire una sola forma, il tennis di Jannik Sinner fluisce, si adegua a ogni foggia o situazione. Scorre inesorabile ignorando gli ostacoli e procede […]
02 Set 2015 12:01 - US Open
US Open: il tennis non è uno sport per ragazzini… o forse sì?
di Rossana Capobianco
TENNIS – US OPEN – Di ROSSANA CAPOBIANCO – Si fa un gran parlare, negli ultimi anni, della difficoltà dei giovanissimi tennisti ad imporsi al top: il livello atletico è decisivo, si matura più tardi, tutte verità a volte usate forse come scuse, però. Questi US Open hanno visto una massiccia presenza di “teen-ager” dalle grandi promesse. Che sia semplicemente saltata una generazione?
Zverev, Rublev, Tiafoe, Tommy Paul, Ymer, Chung, per non parlare degli ancora giovanissimi Kokkinakis e Kyrgios, che ormai giocano stabilmente i tornei del circuito ATP. La presenza di teen-ager agli US Open quest’anno è stata davvero folta, e nessuno di loro ha davvero sfigurato.
Di Kyrgios nelle scorse settimane si è parlato tanto, forse troppo: un giocatore che ha sbagliato ma che definire “bad boy” sembra davvero esagerato. Probabilmente l’educazione non è delle più corrette, probabilmente è troppo vulcanico e sicuramente ha mancato di rispetto ad avversario e diretti interessati. Da qui ad etichettarlo come un delinquente criminale (si è arrivato anche a questo sui social, sì) ed augurarsi che lo si eviti come la peste bubbonica ce ne passa e al solito il pubblico sa essere esagerato in un senso o nell’altro. Ad ogni modo era chiamato ad un impegno difficile, proibitivo contro Andy Murray, giocatore che per caratteristiche tecniche e tattiche probabilmente Kyrgios soffre di più tra i top players. Lo spettacolo non è comunque mancato e ha anche strappato un set allo scozzese; per un quasi ventenne che gioca a tennis seriamente solo da sei anni, non male.
Kokkinakis invece deve lavorare ancora di più sul fisico: il suo è un tennis tecnicamente molto pulito e ormai anche gli schemi stanno andando a posto, la testa è lì e qualche chiletto in più di muscoli c’è; tuttavia ha finito con i crampi un match di primo turno molto equilibrato contro Gasquet (che in questo senso non è certamente Djokovic), dovendo rinunciare nonostante abbia provato fino alla fine. Andy Roddick su twitter è stato chiaro: “Si dovrebbe parlare di più di quanto l’idratazione e una dieta corretta aiutino a non avere questo tipo di problemi”. Anche Thanasi imparerà, come ha fatto con tutto il resto.
Zverev e Rublev sono ancora più piccoli eppure il talento appare cristallino e hanno davvero rischiato di vincere o comunque hanno lottato fino alla fine contro Kohlschreiber e Anderson. Due “sfacciati”, senza paure, timori reverenziali, con due rovesci bimani precisi e perfino belli da vedere. Non disdegnano il tocco, menano appena possono. E sembrano davvero pronti, guardandoli nei tornei dello Slam e in quelli ATP, ormai al professionismo perenne, nonostante siano usciti l’altro ieri dagli juniores.
Ymer ha passato le qualificazioni a Flushing Meadows e Chung (quello della finale Wimbledon juniores persa contro Quinzi, sì) è addirittura al secondo turno.
Dopo anni di attese e anche se la media attuale dei top ten risulta comunque alta, il tennis sembra essere tornato uno sport per giovani. Certamente le qualità atletiche sono toste da acquisire, così come è vero che la maturazione di una persona e di conseguenza di un giocatore al giorno d’oggi arrivi dopo per questioni sociali; tuttavia basta lavorare bene e avere il carattere adeguato alla situazione. In questo senso i “Lost Boys” della generazione Dimitrov, per capirci, hanno mancato l’occasione. Da giovani, almeno. Si sono persi nella normalità e nella paura di non essere all’altezza.