TENNIS – Di Giancarlo Di Leva
La stagione degli Slam è finita ed è pertanto tempo di consuntivi.
Sappiamo già, con grande anticipo, che Novak Djokovic e Serena Williams si confermeranno al n.1 del mondo a fine dell’anno (Serena per il 3° anno consecutivo) e ciò grazie soprattutto al quasi en plein di punti conquistati nei tornei dello Slam. Il loro strapotere si traduce in 6 Slam vinti (3 per parte), cosa che non avveniva dal lontano 1988, quando Steffi Graf completò il Grande Slam.
In quell’anno ai 4 Slam vinti dalla tedesca se ne aggiunsero 3 conquistati da Mats Wilander che, dopo aver vinto in Australia e a Parigi, a Wimbledon si fermò ai quarti, battuto dallo slovacco Mecir, ma si rifece con gli interessi al successivo Slam americano in cui superò Ivan Lendl in una delle più belle e combattute finali Slam della storia, durata quasi 5 ore, che oltre al titolo, gli consegnò anche la leadership in classifica che mantenne fino alla fine dell’anno, interrompendo così un dominio del tennista ceco che durava da 3 anni.
Analogo dominio dei n.1 ci fu nel 1969 e prima ancora al 1962, gli anni in cui Rod Laver conquistò il Grande Slam e tra le donne Margareth Court sfiorò l’impresa cadendo anzitempo a Wimbledon entrambe le volte (si rifarà poi nel 1970).
Pur mancando il Grande Slam, Novak e Serena hanno comunque conseguito traguardi prestigiosi: il serbo ha raggiunto la finale in tutti gli Slam, impresa riuscita soltanto ad altri 4 tennisti (oltre ovviamente a Budge e a Laver che realizzarono il Grande Slam rispettivamente nel 1938 e negli anni 1962/69).
Serena Williams ha completato per la seconda volta il Grande Slam in carriera, vincendo consecutivamente, a cavallo d’anno, tutti gli Slam (Us Open 2014/Wimbledon 2015), identico risultato ottenuto nel 2002/2003.
Ma al di là di Djokovic, ormai entrato nel gotha del tennis, la stagione degli Slam ci consegna un Nadal come giocatore “quasi normale” che per la prima volta dal 2004 chiude l’anno senza vincere uno Slam, manifestando una vulnerabilità inaspettata che ha trovato la sua espressione emblematica nella sconfitta subita a New York per mano di Fognini, dopo essere stato avanti 2 set e un break. Il giocatore spagnolo ha perso le sue certezze e di conseguenza non riesce più ad esprimere il furore agonistico che è stato alla base del suo grande successo. Tornerà quello di prima? Sarà uno dei temi più interessanti dei prossimi mesi.
Gli Slam ci hanno anche confermato la pressocchè totale assenza di rinnovamento con la cerchia dei protagonisti che è sempre più ristretta: analizzando i risultati dei 4 slam disputati emerge che i 16 posti di semifinalisti se li sono divisi 8 tennisti molto navigati e non più giovanissimi (furono 11 nel 2014).
Se andiamo a cercare tra coloro che hanno raggiunto i quarti di finale la novità “più clamorosa” è rappresentata dal canadese Vasek Pospisil (25 anni) a Wimbledon dopo aver superato negli ottavi il serbo Troicki. L’annata di Kyrgios in termini di risultati è stata deludente, soprattutto dopo i quarti di finale in Australia ad inizio anno (7/4 il bilancio dei matchs nel 2014 8/4 ad oggi quest’anno).
La conseguenza è che l’età media dei tennisti approdati almeno ai quarti ha raggiunto il massimo storico nell’Era Open: 28 anni e 7 mesi (nel 2014 fu di 27 anni e 3 mesi).
La generazione 90-95 sta clamorosamente deludendo. Detto di Kyrgios che resta comunque il miglior potenziale in circolazione, Grigor Dimitrov, Milos Raonic, Kei Nishikori, Bernard Tomic e da prima Jerzy Janowicz quest’anno sono regrediti così come Dominic Thiem e Jiry Vesely, entrambi 22enni, per quanto migliorati, sono lontani dal poter aspirare a traguardi importanti. Rimpiangiamo Juan Martin Del Potro che oggi ha 26 anni e che a 19 anni fece irruzione nei piani alti. L’argentino è stato l’ultimo “teen “ a vincere nel circuito maggiore ben quattro tornei di fila (Stoccarda, Kitzbuhel, Los Angeles e Washington nel 2008) e ad entrare a 20 anni tra i top-10, dopo aver battuto già 6 top-10, e trionfare agli Us Open dove sconfisse in sequenza Nadal e Federer. Se non fosse stato martoriato dagli infortuni, l’argentino avrebbe potuto competere con continuità alla pari con i Fab Four.
Agli Us Open c’erano nel main draw del singolare maschile ben 10 under-20 (di cui 5 provenienti dalle qualificazioni) cosa che non si verificava dal 1990. Hanno vinto 2 partite (con i due asiatici Nishioka e Chung) che si sommano alle altre 11 che hanno ottenuto Kyrgios (in Australia prima di diventare “over 20”), Coric e Kokkinakis negli altri 3 Slam. In totale 13 vittorie e 25 sconfitte per i “teen” negli Slam ma l’impressione complessiva è che un nuovo Del Potro per ora non si intravede.
Altre note statistiche:
4 – le teste di serie tra le prime 16 approdate agli ottavi agli Us Open nel tabellone femminile (record negativo assoluto negli Slam).
11- i tennisti francesi approdati agli ottavi nei 4 Slam. Per la prima volta nell’Era Open la Francia è la nazione maggiormente rappresentata negli ottavi.
33anni e 285 giorni – l’età di Serena Williams quando ha vinto a Wimbledon diventando la più anziana vincitrice di Slam femminili nell’Era Open.
14 – record assoluto di ritiri in campo maschile (agli Us Open)
72 – le tenniste americane presenti nel maid draw dei 4 Slam (erano 56 nel 2014), a conferma della ripresa complessiva del tennis americano in campo femminile.
85,89% – la percentuale di vittorie (finora) in carriera di Djokovic negli Slam (207 vinte/34 perse). Ha superato Federer (85,84 con 297/49)
207 – i match vinti in carriera da Djokovic negli Slam. Ha superato nell’anno Nadal (198) e Sampras (203). Nel mirino Emerson (217) e Lendl (222).
285 – i match vinti in carriera negli Slam da Serena Williams. Il record assoluto della Navratilova non è lontano: 306.
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