Quale forma ha l’acqua? In verità l’acqua prende la forma che le viene data, perché si sostiene che non ne abbia davvero una tutta sua. Proprio come un liquido, incapace di acquisire una sola forma, il tennis di Jannik Sinner fluisce, si adegua a ogni foggia o situazione. Scorre inesorabile ignorando gli ostacoli e procede […]
TENNIS – di Samuele Delpozzi. Il ritorno in campo della trentaseienne Patty Schnyder, battuta all’esordio nel 25.000 dollari di Darmstadt, è solo l’ultimo dei comeback, più o meno clamorosi, che hanno costellato la storia del tennis. Alcuni si sono rivelati trionfali, altri – i più numerosi, a dirla tutta – non all’altezza del glorioso passato. Ripercorriamo i più emblematici e curiosi, tra alterne fortune.
Martina Hingis Se si parla di tennis svizzero, come non citare l’antica compagna di squadra della rientrante Patty? Ritiratasi a soli 22 anni per sopravvenuta obsolescenza, la “Swiss Miss” volle riprovarci nel 2006, confortata da risultati inizialmente promettenti.Tuttavia, in breve tempo si ritrovò ancora confinata al ruolo di rincalzo di lusso, buono per qualche exploit ma mai in grado di impensierire seriamente le migliori, fino alla triste squalifica per (presunta?) assunzione di cocaina.
Ma se il fisico invecchia rapidamente, specie nel caso di bambine prodigio come Martina, lo stesso non può dirsi del talento: a 35 anni, lasciatasi alle spalle i numerosi flirt ed un matrimonio naufragato, è tornata a gareggiare in doppio, dove può ancora far valere tocco e senso tattico. Saggia decisione che le ha fruttato una duplice corona (femminile con la Mirza e misto con Paes) a Wimbledon.
Kim Clijsters
Il rientro più riuscito è senza dubbio quello della campionessa fiamminga, numero 1 e vincitrice Slam in entrambe le parentesi agonistiche della carriera. A dirla tutta, il secondo capitolo, seppur breve, è stato probabilmente il più denso di soddisfazioni: tre major conquistati nell’arco di un anno e mezzo, mentre fino al 2007 – anno del primo ritiro – ne poteva vantare solamente uno, a dispetto della grandissima continuità.
In ogni caso l’US Open 2009, vinto a poche settimane dal rientro con gli scalpi di entrambe le Williams, è già consegnato alla leggenda.
Justine Henin
Forse motivata dalla rentrée esplosiva della rivale, anche l’altra fuoriclasse belga tornò in pista a due anni dal ritiro ufficiale del maggio 2008 – unica nella storia ad aver abbandonato da numero 1 mondiale. Fino ad allora molto più vincente della Clijsters, su cui amava infierire sadicamente nei match importanti, Justine subì una sorta di contrappasso nella seconda vita tennistica: non solo non riuscì ad aggiungere altri Slam alla collezione, ma la sua carriera di fatto si concluse per un brutto infortunio al gomito patito proprio contro Kim, su quell’erba stregata di Wimbledon destinata a rimanere per sempre una chimera.
Kimiko Date
Che altro dire della formidabile (e inossidabile) nipponica? Ritiratasi all’apice a soli 26 anni per metter su famiglia, riprese a giocare oltre un decennio più tardi per compiacere il marito, che non l’aveva mai vista all’opera. Invecchiata dolcemente come il migliore dei vini, all’alba delle 40 primavere tornò a vincere un torneo WTA a Seul, mancando di pochissimo il record di anzianità detenuto da Billie Jean King.
Solo quest’anno, ormai quarantacinquenne, sta iniziando a soccombere agli acciacchi dell’età, lasciando intravedere l’abbandono definitivo a fine stagione. Ma non saremmo stupiti se ci stupisse ancora.
Tracy Austin
Altra baby prodigio dall’ascesa fulminante, a cavallo tra le decadi ’70 e ’80 fu la più credibile alternativa al duopolio Navratilova-Evert, che batteva spesso e volentieri. Una serie di infortuni, poi cronicizzati, la fece uscire di scena a soli vent’anni con due titoli dell’US Open in tasca.
Tentò un primo rientro nel biennio 1988-89, immediatamente stroncato da un terribile incidente d’auto che rischiò di esserle fatale. Mai completamente guarita, ci riprovò da trentenne giocando ancora per un paio di (mezze) stagioni, ottenendo qualche scalpo qua e là ed un best ranking di numero 78. Nel 1994 ebbe anche la sfortuna di imbattersi in Steffi Graf, che a Indian Wells le inflisse un impietoso 6-0 6-0: gelida vendetta per le frasi poco lusinghiere che Tracy le aveva riservato in gioventù, probabilmente mai perdonate.
Bjorn Borg
Capostipite dei ritorni clamorosi è certamente quello del campionissimo svedese, prima vera (rock)star planetaria con racchetta, precocemente appesa al chiodo per mancanza di motivazioni e in polemica con le nuove regole ITF. Freddo e invincibile in campo – la triplice accoppiata Roland Garros-Wimbledon resta leggendaria e tuttora ineguagliata – quanto fragile e insicuro fuori, Borg decise di tornare al primo amore dopo una serie di fallimenti nella vita privata, inclusi i chiacchierati matrimoni con Simionescu e Berté.
Mai decisione fu più sbagliata: ripresentatosi in campo a Montecarlo 1991 da gloriosa e anacronistica reliquia, al limite dell’autoparodia – capello lungo, fascetta d’ordinanza e Donnay di legno in mano –, finì tristemente ridicolizzato da un Jordi Arrese qualsiasi. Non contento, perseverò nel picconare il proprio mito per altre due stagioni, racimolando l’umiliante bottino di zero vittorie e appena tre set in dodici incontri disputati. Poi, finalmente, McEnroe lo convinse a dedicarsi alle esibizioni.
Thomas Muster
Fatte le dovute proporzioni, una vicenda simile alla precedente. Tennista ancor più fisico di Borg e mostro di volontà, l’austriaco superò un gravissimo incidente al ginocchio sinistro e fu quasi imbattibile sul rosso a metà degli anni ’90, campione a Parigi, Montecarlo, Roma e in moltissime altre tappe minori. Al contrario dello svedese continuò a giocare fin oltre i 30, allo stremo delle risorse atletiche e mentali, senza apparenti rimpianti.
E invece… rieccolo in campo a quarantadue anni, a collezionare batoste nei challenger per un paio di stagioni. La sconfitta con il carneade Dennis Bloemke a Salisburgo, la venticinquesima in ventisette match, gli fece infine capire che non era più il caso.
Negli ultimi tempi abbiamo assistito alla ripresa di altre storie interrotte, su tutte la bella favola di Timea Bacsinszky, passata dal bancone del bar alla top-15 nel giro di due anni. Da segnalare anche la passione ritrovata di Nicole Vaidisova, rallentata dagli infortuni ma con sprazzi di ottimismo, e il ritorno silenzioso di Anastasija Sevastova, quest’oggi protagonista delle semifinali a Florianopolis.
Le loro vicende umane e sportive sono state trattate più approfonditamente qui, qui e qui.
Sono stati invece esclusi i celeberrimi casi Seles e Capriati, mai ritiratesi ufficialmente all’epoca delle loro pause agonistiche. Monica ha poi compiuto il grande passo nel 2007, dopo oltre quattro anni di assenza, mentre Jennifer – inattiva dal 2004 – insegue ancora una clamorosa wild card al prossimo US Open: una storia da romanzo, tra sogno e realtà.