di Salvatore Sodano C’era un ragazzo che come me… amava i Beatles il Rock&Roll… e il tennis? Forse, ma scavando nel fotocatalogo dei vip, a disposizione nella banca dati, di Morandi tennista non c’è traccia. Allora? Cosa c’entra Morandi con il tennis, a parte le circostanze che spesso lo hanno visto esibirsi negli stadi del […]
TENNIS – Di Diego Barbiani
Dopo tre sconfitte di fila in tre finali complicate, sprecando match point in due di queste, Camila Giorgi ha rotto il ghiaccio conquistando il primo titolo Wta. Quello di s-Hertogenbosch è un successo che rappresenta una liberazione, ma anche un primo tassello per costruire quello che deve essere lo step successivo per un nuovo ed importante salto di qualità.
Anche in Olanda, dopo un inizio di torneo molto complicato, nel fine settimana Camila ha raddrizzato la situazione diventando più incisiva e letale. Un paradosso, quasi, perché i 48 doppi falli commessi nelle prime tre partite sono stati seguiti dai 12 delle ultime due partite. Forse anche il nuovo incordatore modificando alcuni parametri della sua racchetta ha reso possibile tutto quanto, la sensazione comunque era di una ragazza che è scesa in campo con la voglia di voler mettere le mani su quel trofeo a tutti i costi.
Tante indicazioni positive, ma quale futuro le si prospetta? Abbiamo interpellato per l’occasione quattro grandi tenniste italiane chiedendo loro quale deve essere l’obiettivo a cui deve ambire. Barbara Rossi, Raffaella Reggi, Rita Grande e Mara Santangelo non hanno esitato a dire «prime dieci al mondo, perché una ragazza con quel talento lo merita e ci arriverà», chiedendo loro “quando accadrà” e “come accadrà” si è aperto un ventaglio di ipotesi.
«Camila ha molte delle potenzialità di una Top Ten», spiega Raffaella Reggi, ex n. 11, commentatrice Sky, oggi impegnata in stage dedicati ai ragazzi, con Bolelli e Furlan. «Sono da prime dieci i piedi, perché si muove in campo come nessuna. Lo sono i colpi base, dritto e rovescio. Ma per essere una vera Top Ten, tutto nel proprio gioco deve rientrare in quei canoni. Il servizio, per esempio, non lo è, va migliorato. L’altro aspetto da correggere, sta nella testa, e si chiama continuità. Ma servizio e continuità si possono portare al livello che serve, e il fatto nuovo è che Camila ha finalmente un titolo su cui poggiare le proprie speranze».
«La vidi la prima volta a Wimbledon, nel 2012 quando raggiunse gli ottavi di finale partendo dalle qualificazioni, rimasi impressionata», racconta Rita Grande, che oggi si alterna fra telecronache e Accademia. «Il potenziale è altissimo, davvero, ma le serviva fiducia per giocare bene una settimana e non solo due partite. Vincere un torneo ti da anche tanta tranquillità, ora può tornare a studiare su alcuni colpi, in particolare sulla seconda di servizio: Basta ridurre la velocità di dieci chilometri, attestarsi sui 160 orari, per risultare comunque pungente per le avversarie, ed evitare tutti quei doppi falli». Per lei, soprattutto, Camila con qualche piccola modifica può entrare nel lotto di giocatrici che competono per tornei importanti: Ha tutte le possibilità. In un periodo dove tolta Serena Williams c’è spazio per tante giocatrici, Camila potrà benissimo essere in questo gruppo».
Sul discorso di Serena ritorna anche Barbara Rossi, ex coach di Pennetta e Schiavone. «Dietro la Williams, c’è spazio per molte tenniste. La Giorgi è fra queste, ma deve imparare a vincere anche quando gioca meno bene. Non serve fare tanti punti in due-tre settimane e poi spegnarsi, ci vuole tanta continuità» e riporta poi una frase: «”Non conta vincere giocando perfettamente, ma imparare a vincere anche senza il proprio gioco migliore”. È la frase che Norman dice ai suoi allievi, prima Soderling, ora Wawrinka. La ripropongo a Camila, che ho visto per la prima volta quando era una ragazzina. Già allora potevi intuire tutto il suo potenziale: giocava già allora con i piedi vicini alla linea di fondo, colpiva in maniera incredibile e giocava tante ottime palle. Ma i miglioramenti ci sono stati. Si spinge di più verso la rete, ha aumentato la sicurezza nel proprio dritto e nel servizio, non risparmiando però la potenza. Il rischio c’è, è evidente, anche perché essere sempre al massimo è difficile e deve imparare a gestirsi in quei frangenti. L’aver vinto il primo titolo sull’erba è importante perché se questa superficie è in grado di fare davvero bene». Poi una sua analisi sul servizio: «Sulla seconda c’è da lavorare, ma è bene ricordare che i doppi falli sono causati dalla tensione che le fa perdere poi la posizione al momento del colpo. Lei vuole far male sempre, non ha un colpo d’attesa, per cui forza anche sulla seconda palla. Anche Justine Henin, all’inizio, giocava benissimo alcuni frangenti per poi sciogliersi e commettere tanti doppi falli. In entrambi i casi, poi, non dimentichiamoci dell’altezza: entrambe sono giocatrici piccole di statura e questo è un altro fattore che porta a forzare il colpo, aumentando dunque i rischi».
«Questa vittoria le può dare tanto», argomenta Mara Santangelo, numero 27 del mondo otto anni fa. «Ora serve la giusta continuità. In Olanda ha vinto contro avversarie di classifica inferiore, contro cui in altre occasioni aveva sofferto. Stavolta invece è andata alla grande e questo vuol dire che il lavoro svolto sulla concentrazione è stato importante. Ha lavorato tanto col padre ma non solo, la federazione le ha messo a disposizione professionisti come Infantino e Rianna che giorno dopo giorno l’hanno aiutata negli aspetti tecnici e nella gestione del match. Per arrivare lassù però, ci sarà bisogno anche di fortuna, costanza e tanta testa. Ora c’è la parte di stagione che preferisce di più, a Wimbledon può fare benissimo e la decisione di ritirarsi da Birmingham è stata intelligente: ora deve riprendere fiato e concentrare tutte le sue forze sul torneo più importante».