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07 Mag 2015 08:55 - ATP
Quando il tennis fa le ore piccole: Murray-Kohlschreiber, ma non solo
di Redazione
TENNIS – MADRID – Dal nostro inviato Piero Vassallo
Impegnato nuovamente contro Philipp Kohlschreiber (già affrontato pochi giorni prima nella finale di Monaco) Andy Murray ha terminato il suo match poco prima delle 3 del mattino. Non è la prima volta che un incontro termina in piena notte, ecco tutti i precedenti che hanno costretto i tennisti a fare le ore piccole sul campo da gioco.
Chissà cosa starà pensando in questo momento Andy Murray: a Monaco di Baviera è riuscito a vincere per la prima volta un torneo sulla terra battuta, ma per farlo ha dovuto affrontare una piccola odissea. La pioggia bavarese lo ha costretto a giocare il quarto di finale contro Rosol e la semifinale contro Bautista-Agut nella stessa giornata; il maltempo si è riproposto domenica facendo slittare la finale (bella e sfiancante) al lunedì e ritardando la partenza dello scozzese verso la capitale spagnola.
Il destino ha voluto che lui e Kohlschreiber si ritrovassero contro dopo poco più di 48 ore, ma a causa delle maratone di Sharapova, Williams e Federer sul Manolo Santana, l’inizio della loro partita è slittato all’1 del mattino, mentre sull’Arantxa Sanchez David Goffin e Kei Nishikori erano in dirittura d’arrivo. Murray si è imposto in 3 set dopo quasi due ore di gioco: mancavano pochi minuti alle 3 quando si è giocato l’ultimo punto, in un campo centrale ovviamente ormai deserto.
Non è la prima volta che un match termina in orari così scomodi, il precedente più recente risale allo scorso febbraio: Nadal-Cuevas, quarto di finale a Rio de Janeiro, terminato alle 3.24. Un mese prima, al secondo turno del WTA di Sidney, Angelique Kerber e Daria Gavrilova si sono date battaglia fino alle 3.30. Una situazione grottesca e anche comica, tanto che, chiamato per un consulto tattico, il coach della tedesca non è riuscito a trattenere le risate, beccandosi un’occhiataccia da un’infastidita Kerber.
Impossibile non constatare l’assurdità della cosa: a chi giova far disputare un incontro a notte fonda? Non ai giocatori sicuramente, lo sa bene Roger Federer che nel quarto di finale di Roma nel 2013 scese in campo a mezzanotte e terminò poco dopo l’1 del mattino, in condizioni tremende (umidità oltre il 90%) che furono fatali per la sua schiena e che gli compromisero il resto della stagione. Non conviene nemmeno al pubblico: quanti spettatori pensate che ci fossero a guardare Murray e Kohlschreiber giocare il set decisivo?
Eppure sono episodi che continuano a ripetersi: il record nel circuito ATP (nei match due su tre) appartiene a Jiri Novak e Benjamin Becker, in campo fino alle 3.25 (Tokyo 2006), negli Slam invece rimane memorabile il match tra Lleyton Hewitt e Marcos Baghdatis nell’edizione del 2009 dell’Australian Open: stretta di mano a rete alle 4.34 del mattino! Sempre in Australia sono andati per le lunghe anche Cilic-Tomic nel 2010 (terminata alle 2.15) e il nostro Andreas Seppi, che nel 2007 rimase in campo fino alle 3.34. Orari assurdi e totalmente folli, che non giovano davvero a nessuno. Insonni a parte.