Quale forma ha l’acqua? In verità l’acqua prende la forma che le viene data, perché si sostiene che non ne abbia davvero una tutta sua. Proprio come un liquido, incapace di acquisire una sola forma, il tennis di Jannik Sinner fluisce, si adegua a ogni foggia o situazione. Scorre inesorabile ignorando gli ostacoli e procede […]
TENNIS – di Samuele Delpozzi
Martedì 3 marzo 2015: dopo oltre 5 anni di attesa, Nicole Vaidisova torna a disputare un incontro nel tabellone principale di un torneo WTA, l’International di Monterrey. Non accadeva dal febbraio 2010, quando a Memphis fu eliminata dall’estone Kanepi al secondo turno – anticamera del mesto ritiro che sarebbe seguito di lì a poco, ad appena vent’anni.
L’ennesima sconfitta all’esordio, in un misero 25mila dollari di provincia, aveva infatti chiuso la prima carriera della ceca, talento precocissimo ma altrettanto rapidamente sfiorito: a 15 anni già vinceva titoli nel circuito maggiore, schizzando in appena due stagioni al numero 7 del ranking. Dalla sua risultati importanti, tra cui le semifinali Slam a Parigi e Melbourne, ma anche il plauso della critica, che la indica come prospetto più futuribile della sua generazione.
Poi un declino improvviso e violento, le cui radici risalgono ai quarti di finale di Wimbledon 2007: impegnata in un duello tra teenager contro Ana Ivanovic – giocatrice che aveva dominato pochi mesi prima in Australia –, la Vaidisova perde malamente l’incontro 4-6 6-2 7-5, sprecando tre match point ed un vantaggio di 5-3 nel set decisivo.
Le scorie di quella batosta, inizialmente bollata come mero incidente di percorso, minano invece alle fondamenta la fiducia di Nicole, rimasta a secco di titoli da allora. Proprio lei, ultima delle bambine prodigio e sesta donna di sempre a vincere almeno 5 tornei prima del diciassettesimo compleanno – club esclusivissimo che comprende anche Austin, Jaeger, Seles, Capriati e Hingis.
Un crescendo autodistruttivo a cui subentra il disinteresse per il gioco, cresciuto in proporzione all’assommarsi delle sconfitte. In ultimo, pietra tombale della carriera, le nozze con il collega Radek Stepanek – noto “vedovo nero” del circuito – a pochi mesi dal ritiro-lampo.
Sembra il classico copione da gioventù bruciata, un talento immenso gettato alle ortiche, fino al nuovo colpo di scena: dopo tre anni di matrimonio arriva il burrascoso divorzio dal connazionale, clamorosamente passato alle grazie di Petra Kvitova. Nello stesso periodo, dismessi i panni da cheerleader ai match del marito, si sottopone anche ad una seconda operazione alla spalla destra, dando il la alle prime indiscrezioni su un possibile ritorno al tennis giocato.
I pettegolezzi aumentano a dismisura quando l’amica Iveta Benesova, fresca signora Melzer, pubblica su Twitter una foto in palestra, con un commento che non lascia adito a dubbi: “Sorpresa! È tempo di rimetterci in forma, Nicole ed io. Più avanti arriverà il tennis!”. L’eccitazione tra gli appassionati è ormai palpabile, sebbene la ceca provi a smorzare gli entusiasmi dichiarando di non avere in programma alcun rientro, perlomeno fino alla completa guarigione della spalla, e di non possedere neppure una racchetta.
Mezze verità, come confermano le foto di Instagram, sempre più frequenti, che la ritraggono sul campo d’allenamento, fino al tanto sospirato annuncio: lo scorso settembre Nicole torna ufficialmente alle competizioni nell’ITF di Albuquerque, dove riceve una wild card per il tabellone principale. Ironia della sorte, viene sorteggiata all’esordio contro un’altra promessa appassita, la bulgara Sesil Karatantcheva, squalificata due anni per doping e mai tornata agli antichi fasti.
Nonostante la ruggine pluriennale, la Vaidisova s’impone piuttosto facilmente per 6-3 6-4, alimentando le speranze di un ritorno in grande stile. In conferenza stampa scoppia addirittura in lacrime, al ricordo di quanto le fosse mancato il tennis negli ultimi anni – risposta indiretta a chi, ai tempi della crisi, ne contestava la passione per il gioco.
Tuttavia, una volta smaltita l’adrenalina iniziale, la praghese deve confrontarsi con le prime asprezze della risalita: nei successivi tornei fatica addirittura a superare le qualificazioni, contro avversarie men che modeste, rilanciando i dubbi della vigilia.
La vera svolta arriva il mese scorso a Midland, sede di un grosso ITF da 100mila dollari, tutt’altro livello rispetto alle tappe precedenti. Forse motivata dalla sfida, “Nikki” si spinge fino alle semifinali, dopo essere nuovamente partita dal tabellone cadetto – una striscia di sei vittorie consecutive che le garantisce il rientro tra le prime 400.
Il resto è cronaca di questi giorni: a Monterrey, col serbatoio carico di fiducia, supera di slancio le qualificazioni, battendo tra le altre la connazionale Hradecka. Quindi il sorteggio del main draw, affascinante e beffardo al tempo stesso, che la accoppia alla prima testa di serie… E mica una qualsiasi: Ana Ivanovic, ancora lei!
La belgradese, tornata in top-10 dopo una lunga crisi di risultati, sembra inizialmente di altro livello rispetto alla numero 370 mondiale. Fino al 6-1 3-0 è autentica mattanza, la Vaidisova non trova mai le misure del campo, affannata da una velocità di palla a cui non è più abituata. Poi, improvvisamente, un altro clic: per tre giochi riappare la giocatrice di un tempo, capace di spazzolare le righe con diritti terrificanti e prime di servizio esplosive. La Ivanovic è sotto shock – per un po’ non riesce a capacitarsi di come un match già finito possa tornare prepotentemente in discussione –, ma alla fine sopravvive grazie alla disabitudine agonistica dell’avversaria, colpevole di almeno due errori madornali nel tie-break.
Finisce dunque 6-1 7-6, e la serba si lascia andare ad un’esultanza plateale che vale più di molte parole di circostanza. Nicole può comunque ritenersi soddisfatta del primo confronto con una giocatrice d’elite, i progressi sono evidenti ed il tempo è dalla sua: a 25 anni si può ancora tornare ad alti livelli, anche meglio di prima, anche dopo un lungo stop. La coetanea Timea Bacsinszky, nuova regina del Messico, ne è prova vivente.