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14 Mar 2015 02:01 - WTA
Raccontando Indian Wells: Serena Williams, una vittoria che vale un trofeo. E Lammer, quella mano…
di Diego Barbiani
TENNIS – Dal nostro inviato ad Indian Wells Diego Barbiani
L’ha detto, senza mezzi termini. «Mi sento come se avessi già vinto il trofeo, è il momento più orgoglioso della mia carriera. Non sentirò il bisogno di conquistare il titolo alla fine», parola dopo parola, Serena Williams ha descritto così quanto provato al termine del suo match contro Monica Niculescu.
E’ entrata in sala stampa con venti minuti di ritardo, aveva un cappellino e la visiera abbassata a coprire gli occhi. Ha pianto, e tanto. Basta sbirciare con un minimo di attenzione per notare due occhi rossi e gonfi. In tanti avremo sottovalutato il suo match d’esordio, forse molti avranno pensato ad un minimo di “maniavantismo” ieri alle parole “non mi sento pronta, devo superare questa situazione”. Serena ci teneva, ci teneva dannatamente a vincere questa partita. Lo voleva per sé stessa ma per tantissime altre persone. Il momento dell’ingresso in campo rimarrà probabilmente nella memoria di tutti quelli che hanno avuto l’onore di assistere dal vivo alla scena: il boato è stato enorme, tremavano le mani, c’era una ragazzina poco più a sinistra (in basso) rispetto alla tribuna stampa che durante ogni cambio campo ha esibito con fierezza il cartellone “Straight out of Compton” e quando – finalmente – è stata inquadrata era la persona più entusiasta del pianeta.
Ieri la stessa Serena aveva dichiarato, in conferenza stampa: «Noi siamo persone. Noi siamo americani. Noi possiamo essere i migliori. Noi siamo i migliori». Per quanto possa essere una frase ad effetto lanciata per caricare il pubblico, su una cosa ha ragione: gli americani sono i migliori. Sono i migliori nello spettacolarizzare ogni minimo dettaglio. La kiss-cam, la famigerata kiss-cam, ha preso il via ormai da anni ed il pubblico va nei matti quando scopre di essere inquadrato. Stessa cosa, ma di ben altro contensto, subito dopo il match della n.1 del mondo. Tutto lo stadio si è fermato per salutare gli eroi di guerra. Sono entrati i marines, hanno srotolato un’enorme bandiera a stelle e strisce, luci soffuse e via con l’inno. Tutti in piedi, tutti con la mano sul cuore, un coro polifonico dirigeva il pubblico. Dopo le mille emozioni del match precedente, eccone arrivare almeno altrettante. Grandi.
Entusiasta – eccome – lo era anche la sconfitta, Monica Niculescu. Una conferenza stampa conclusa con gli applausi dei giornalisti presenti, applausi convintissimi. Una faccia contenta, un sorriso stampato in volto. Aveva perso ma era riuscita a far sudare fino all’ultimo la statunitense. E’ stata sempre lì nel punteggio, le dava un gran fastidio. «Mi sentivo da Dio in campo! Sono rimasta io stesso sorpresa perché non ero sicura di come avrei giocato. Sono felicissima di come ho giocato, sentivo i colpi magnificamente ed ho tenuto testa alla n.1 del mondo. Devo essere solo che felice».
Come lei, Timea Bacsinszky. Ne abbiamo parlato parecchio, soprattutto per esaltare la sua personale storia che in questi ultimi mesi sta brillando in maniera sempre più forte. Oggi è arrivata la sua undicesima vittoria di fila, superando in un difficile esordio Marina Erakovic. Rispetto a qualche anno fa, se qualcuno ha avuto modo di seguire nel tempo le sue vicissitudini, è tutta un’altra giocatrice. «E’ il periodo più importante della mia vita tennistica – ha detto – non riesco proprio a paragonarlo ad un altro. Sto vincendo tante partite complicate, sono felice ed orgogliosa di me stessa come mai prima. Da due anni sono un’altra persona, anche in campo sto mostrando che sono felice di quello che faccio. Anche se avessi perso, non sarebbe cambiato nulla. Sono felice, sono davvero felice per tutto quello che sto facendo».
Mentre Rafael Nadal esordiva nel torneo giocando il doppio con Pablo Carreno Busta, in contemporanea Roger Federer era impegnato sul campo 2 degli allenamenti. Credete, c’era probabilmente più gente assiepata su quelle poche file di tribune che su quelle del campo centrale. Un’ora e mezza di punti con Philippe Kohlschreiber mentre a bordo campo Michael Lammer faceva… Il raccattapalle. Il buon Lammer per il secondo torneo di fila è in coppia con Roger nel tabellone di doppio, ma oggi si è bellamente divertito a guardare, talmente rilassato che ad un certo punto si è pure dato una ravanata importante per smuovere qualcosa lì sotto. Credeva che restando in un angolino non l’avrebbe notato nessuno, invece quando ha notato un certo numero di sguardi fisso verso di lui ha levato la mano con un sorriso di imbarazzo totale. Le nostre indagini si fermano qui, per motivi igienici non abbiamo voluto indagare oltre. #JeSuisLammer