Wawrinka, chi ben comincia…

TENNIS – DI DAVIDE BENCINI – L’ottimo inizio anno di Stan Wawrinka, con due titoli e la semifinale agli Australian Open. Riuscirà a ripetere il suo straordinario 2014?

C’è chi dice che la maturità vera arrivi a trent’anni. C’è chi ritiene che un tennista a trent’anni abbia già dato quello che doveva dare. La verità per Stan Wawrinka, come in molte cose della vita, forse sta nel mezzo. Dopo aver vissuto per quasi tutta la carriera all’ombra di un certo Roger Federer, proprio quando rischiava di passare alla storia come “quello che ha il rovescio bello ma non è Gasquet”, lo svizzero fino allora meno rinomato ha trovato il modo di sfondare, di diventare un campione vero e imprimere il proprio nome nella storia del tennis con una stagione, il 2014, che nel suo paese ricorderanno come la sua. Proprio di questi tempi, l’anno scorso, Wawrinka aveva smesso i panni del comprimario inconcludente e si era trasformato in un protagonista, eroe da favola e macchina da vincenti che faceva sprecare al mondo i più svariati soprannomi: Stanimal, WOWrinka, Iron Stan, Stan “The Man”… E giù improvvisamente tutti a leggere Beckett dopo gli Australian Open… A 29 anni, in un tennis dove ormai, si sa, si arriva sempre più tardi, Stan ha trovato la quadratura del cerchio, e l’anno scorso con il suo primo slam era arrivato a ritagliarsi il suo posto tra i tennisti che contano e che nessuno, ma proprio nessuno, può trascurare prima di un torneo, divenendo, anche lui, uno di quelli da battere o con cui fare i conti.

In molti avranno pensato che lo svizzero sarebbe stato solo la classica rondine che non avrebbe fatto primavera, eppure quest’anno, malgrado sia mancato l’acuto slam (e non è che poi perdere in semifinale al quinto contro Djokovic sia proprio una vergogna…), Wawrinka è partito a mille all’ora proprio come l’anno scorso, portandosi a casa già due trofei, oltre al comunque ottimo piazzamento a Melbourne.

Già viste le premesse dei primi due mesi chi pensava che la scorsa stagione fosse stata qualcosa di irripetibile avrà cominciato a rimangiarsi qualche parolina. Certo, il vero Stan The Man non sarebbe crollato con un 6/0 contro Nole ma avrebbe dato battaglia fino in fondo. Invece quel giorno parve proprio che Stanimal dopo il quarto fosse diventato Stanchimal… Ma al contrario del 2014 per esempio, Wawrinka pare non essersi concesso quel mese di sbornie e “oddio che cavolo ho combinato” dopo il successo slam che lo portò fino a Montecarlo senza praticamente essersi ricordato come si giocasse a tennis. La vittoria di Rotterdam ci ha fatto rivedere uno Stan in forma che forse (e qui Norman magari avrà fatto il suo, tanto per cambiare) quest’anno eviterà persino di concedersi pause e comi vari. Anche il recente annuncio di non voler partecipare al primo turno di Davis in questo senso ci riconsegna uno Stan che vuole concentrarsi, che vuole vincere e focalizzarsi probabilmente su una parte dell’anno in cui ha sì tanto da guadagnare, ma anche molto da difendere. D’altronde, quando la Davis la vinci al primo anno in cui metti in cascina uno slam e il primo Master 1000 (cosa mai riuscita ad alcuno) non puoi non credere un po’ al destino e pensare che i miracoli possano anche ripetersi. O almeno sperarci. O provarci.

Magari avrà pensato che in America l’anno scorso aveva fatto alquanto schifo e che quest’anno invece può avere tutto da guadagnare. O semplicemente che sarà bene arrivare in palla alla terra rossa, da sempre a suo dire superficie prediletta, dove difende il titolo a Montecarlo e dove dopo di quello decise di tornare a bere vino con il trofeo al posto del bicchiere finendo tra letarghi alcolici e allucinazioni immense da “insostenibile pesantezza del vincere”. O forse si starà anche ricordando che la terra rossa è quella dove da bimbetto ha vinto il Roland Garros junior, e ora che il toro pare non al massimo del suo splendore…

Difficile definire che anno potrà essere per Stan, fatto sta che la piega che sembra aver preso lascia presagire bene, o almeno fa pensare che lo svizzero meno famoso ma diventato improvvisamente più solido voglia continuare a stupire e dimostrare che la sua maturità, quella vera, stia arrivando ora. Uno slam, la scalata alla classifica, la Coppa Davis conquistata da eroe e non da supporting cast, ti cambiano la vita. Ma ti danno anche quella fiducia e consapevolezza che possono portarti a confermare quello che hai saputo far vedere, specialmente se in molti luoghi del mondo hai ancora qualche passetto da fare o da levarti delle soddisfazioni, come in un’America estiva dove manca ancora l’exploit.

A oggi, francamente, resta difficile pensare a un Wawrinka fuori dalle finali di fine anno, per non parlare della sua possibilità concreta di tornare a essere il numero uno di Svizzera. Senza contare la voglia di tornare a stupire il mondo che sembra voler mostrare a ogni torneo. Magari non si ripeterà. Magari il 2014 resterà davvero una costellazione di circostanze isolate. Ma lui ci proverà. D’altra parte: “Mai tentato. Mai fallito….” eccetera eccetera…

 

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