Quale forma ha l’acqua? In verità l’acqua prende la forma che le viene data, perché si sostiene che non ne abbia davvero una tutta sua. Proprio come un liquido, incapace di acquisire una sola forma, il tennis di Jannik Sinner fluisce, si adegua a ogni foggia o situazione. Scorre inesorabile ignorando gli ostacoli e procede […]
TENNIS – Di Diego Barbiani
«Ciao, che ne dici di allenarci insieme?». Potrebbe essere cominciato così, con questa semplice domanda, il rapporto che lega dal 2012 Kim Clijsters ed Indy De Vroome. Le due si trovavano a Rosmaelen, vicino a S’Hertoghenbosch, luogo di uno dei pochi tornei all’anno ancora su erba.
La ex n.1 del mondo disputava quell’anno la sua ultima stagione nel circuito Wta prima del secondo ritiro e pochi mesi prima di lasciare la scena a New York, trafitta da un’altra giovane di altissima caratura come Laura Robson, fu impressionata dal talento di questa sedicenne olandese, che in quei giorni girava per il circolo offrendosi come sparring partner per le giocatrici in tabellone. Decise di monitorarla diventandone la tutor ma lasciando piena libertà nella sua crescita lontano dall’Europa, alla corte di Nick Bollettieri in Florida. «Fu giusto per un breve periodo, non mi fermai più di tanto» ha detto De Vroome, che dallo scorso novembre è entrata nell’accademia gestita proprio da Clijsters e dal suo coach storico Carl Maes, a Bree in Belgio.
In Olanda Indy è ritenuta un vero talento, di quelli che vanno modellati con cura dalle mani di un bravo vasario. Sono anni che in patria stanno cercando una giocatrice di prima categoria e quando hanno visto De Vroome sono rimasti tutti con gli occhi spalancati. «Non ho mai visto una ragazzina con questa determinazione, rimango ogni volta sorpreso da come ogni giorno sia in campo con la voglia di fare di più rispetto al giorno precedente» ha detto il suo agente Oliver Van Lindok che lavora per IMG, la società che ha già sotto contratto giovani come Nick Kyrgios e Eugenie Bouchard e che ha subito intravisto in questa ragazza bionda originaria di Cromvoirt, nel Noord-Bradant, un prospetto molto interessante per il futuro.
In effetti ad Anversa, dopo essere stata eliminata con molta fatica da Dominika Cibulkova al secondo turno ed aver ottenuto l’ingresso tra le prime 200 del mondo, si è presentata in sala stampa piuttosto delusa: «Volete sapere la verità? Anche questa settimana se mi è servita per imparare tanto, per me non è così speciale come voi volete sottolineare». In questo ricorda un po’ Bouchard, che quando si era affacciata nella top-100 non riusciva a mostrarsi troppo contenta: voleva crescere sempre più per arrivare dove è ora, tra le migliori 10.
Proprio in Belgio la sua storia si è intrecciata nuovamente con Clijsters, che da direttrice del torneo le ha tenuto da parte una wild-card per le qualificazioni. Scelta curiosa, forse, se si pensa che poteva direttamente portarla nel tabellone principale. Alla fine, però, ha avuto ragione lei. Tre vittorie tra cui una veramente importante contro Katerina Siniakova all’ultimo turno, per 7-6 al terzo: è stata la prima top-100 battuta in carriera. Non sazia, al primo turno ha rimontato un’incredula Tsvetana Pironkova (n.50) centrando la prima vittoria in un main draw ed al secondo, come detto, stava mandando fuori giri Dominika Cibulkova (n.18) con un gioco spregiudicato, molto offensivo ma ancora pieno di rischi. «Mi piacerebbe tanto diventare n.1 al mondo e vincere un torneo dello Slam – ha confessato – ma sono cosciente che come me ci sono tante altre ragazze con questi sogni e dovrò lavorare tantissimo, ma questa sono io: una grandissima lavoratrice. Devo crescere ancora tanto, essere più intelligente in campo e saper nascondere bene le mie mosse, magari variando un po’ di più il gioco».
Il suo servizio fa impressione, con una velocità di braccio che la porta a colpire a 200 chilometri orari. Il problema, però, è che quando questo colpo le sfugge, sulla seconda deve trovare un ordine che le impedisca di collezionare tanti doppi falli. Nel novembre dello scorso anno, in un solo match, ne giocò ben 25. Oltre a questo, però, c’è anche un rovescio giocato con tanta pulizia e rapidità. A Bucharest sfidò Simona Halep e la rumena, nonostante una vittoria piuttosto agevole nel punteggio, spesso veniva messa in difficoltà quando le arrivavano colpi dal lato sinistro della sua avversaria: accelerava e le tornava indietro una pallina ancora più potente. Oltre a questo, ha una buona rapidità di gambe. Un esempio? Cibulkova in due ore di partita non è quasi mai riuscita a trovare il vincente se non durante uno dei pochi scambi prolungati. La slovacca è una delle migliori nel circuito come capacità di generare un vincente in qualsiasi momento dello scambio, eppure quel giorno è rimasta sotto i suoi standard perché dall’altro lato del campo De Vroome si muoveva perfettamente e trovava modo di rigiocare tanti colpi. C’è stato un momento, durante il secondo set, in cui Dominika non riusciva più a giocare tanto si era accanita nel cercare di chiudere lo scambio. Alla fine, grazie soprattutto al servire per prima nel terzo set, si è salvata, ma lei stessa durante l’intervista a bordo campo ha fatto notare a tutti le sue qualità.
Il suo amore per il tennis è cominciato a cinque anni, quando vedeva i suoi fratelli più grandi che colpivano delle palline lanciate dalla mamma e volle a tutti i costi inserirsi. «Ora però sono rimasta l’unica a giocare, almeno a livello professionistico. I miei fratelli sono impegnati con gli studi: il primo frequenta un college negli Stati Uniti mentre il secondo sta per laurearsi come osteopata. Io ho concluso il liceo, mentre ora sto studiando spagnolo come autodidatta: penso che sia molto importante perché è una delle lingue più parlate al mondo». Se qualcuno provasse a chiederle chi vorrebbe incontrare ad un torneo riceverebbe un’unica e perentoria risposta: «Roger Federer, il mio grande idolo da sempre!».
Quando è in giro per i tornei le piacerebbe visitare le città in cui capita perché è amante della loro storia. «Mi ha sempre appassionato scoprire tutto quello che una città custodisce, per questo cerco di documentari il più possibile con libri di storia. Probabile che, se non fossi diventata una sportiva, avrei intrapreso quel genere di carriera».
«Se l’Olanda non ha ancora trovato una campionessa – ha detto il suo agente – è perché c’è una pressione altissima», con riferimento alla sfortunata Arantxa Rus, che dopo essere stata vicina alle prime 50 della classifica ed aver battuto Kim Clijsters al Roland Garros, nel giro di un anno è crollata ed ora è addirittura n.225. «Per il momento posso solo continuare per la mia strada e pensarci il meno possibile» ha replicato De Vroome, che può contare sull’apporto di una delle migliori giocatrici dell’ultimo decennio, Kim Clijsters. «La vedo crescere giorno dopo giorno. Ha tutti i colpi per farcela, glielo auguro» ha chiosato la belga. Avrà ragione lei? Non resta che aspettare.