Australian Open. Serena Williams: «Non mi aspettavo di vincere il torneo, non so come ho fatto». Sharapova: «Anch'io vorrei avere un servizio che mi toglie dai guai»

TENNIS – MELBOURNE. Di Elisa Piva – La finale è terminata ed il campo ha emesso il suo verdetto: Serena Williams è la campionessa degli Australian Open 2015. Proviamo però ad immaginare un proseguo, un match che dal rettangolo di gioco si sposta in conferenza stampa con le stesse attrici, che depongono la racchetta in favore del microfono, giocando a tennis con le parole.

Ecco allora che potremmo immaginarci un dialogo bifronte, un botta e risposta che metta in risalto i due diversi stati d’animo: quello raggiante di Serena, e quello quasi più deluso che rassegnato di Masha. 

Il risultato

Serena: «E’ fantastico. E’ una bella sensazione essere seduta qui davanti a voi da campionessa. Non pensavo proprio di vincere due settimane fa, ma ora mi sento incredibilmente bene.
Non è stato facile con l’influenza. Il dottore mi ha dato lo sciroppo per la tosse, tossivo così tanto. Certi giorni mi sentivo meglio, altri peggio. Oggi dopo l’interruzione per pioggia mi sono sentita male, pensavo di vomitare, per fortuna non è accaduto. In qualche modo sono riuscita a stare nel torneo e a vincere. Non so ancora come ho fatto» 

Sharapova: «Non importa come hai giocato, arrivare in finale ed uscire con il trofeo minore è sempre dura. Al momento sono delusa ovviamente, ma guardandomi indietro in queste due settimane sono felice per come ho gestito alcuni match, il modo in cui ho recuperato e mi sono data una possibilità per vincere un altro major, non è facile arrivare in una finale slam, serve duro lavoro per due settimane di fila, quindi è un ottimo risultato e un bell’inizio dell’anno»
 

Il servizio

Serena: «Maria ha giocato molto meglio nel secondo set, più aggressiva mentre io sono diventata passiva, cercavo solo di rimandare di là la palla. Ma anche cominciato a servire meglio perché sapevo che i miei colpi da fondo campo non andavano come volevo. Sapevo però di avere il servizio a mia disposizione a darmi una mano»

Sharapova: «E’ uno dei suoi punti di forza, l’ha salvata in molti match e in molte situazioni difficili. Lo devi accettare, ma se in qualche modo riesci ad entrare in gioco diventa un po’ più semplice. Oggi non penso di avere avuto molte possibilità, quando i suoi turni di servizio erano sul 30 pari, o 40-30, o 15-30 lei ne usciva con dei grandi servizi. Anche a me piacerebbe servire a 200 kmh, ma non penso che mi sia fisicamente possibile per via della mia spalla»

Lotta e miglior tennis nei momenti “caldi”

Serena: «Il match è stato duro, soprattutto nel secondo set. Ho mancato alcuni facili colpi soprattutto sul suo servizio, poi lei ha tirato un gran servizio quando ha affrontato una palla break. Insomma, avrei potuto far meglio in alcuni aspetti del gioco.
Maria ha giocato così bene nei due match point, poi quel net, ho pensato “non devo proprio vincere questo torneo”. Poi ho riservito nello stesso punto, e non ero per nulla convinta di aver fatto ace, mi sono solo alzata la palla e ho colpito più forte che ho potuto»

Sharapova ha annullato due match point con due grandi vincenti: «Non volevo farle tirare un vincente  e vincere il match, volevo far tutto il possibile per rimanere in partita. Ma sull’ultimo match point non ho potuto fare molto. Comunque amo la battaglia, mi piace innalzare il livello quando il gioco si fa duro, è frustrante tornare a casa con il trofeo della finalista. Adoro il tennis di alta qualità e far parte di questi match, è molto meglio che guardarlo dalla tv» 

Piani futuri

Serena: «19 slam. Mi piacerebbe raggiungere Steffi a 22, ma già 19 sono stati difficili da conquistare. Mi ci sono voluti 33 anni! Mi piacerebbe arrivarci ma prima pensiamo al numero 20, poi il 21… Ci sono così tante giovani promettenti, il mio obiettivo era arrivare a 19. E non penso sia accaduto così velocemente a dire il vero. Ultimamente nelle finali slam sono sempre nervosa, lo ero anche agli Us Open lo scorso anno, anche se oggi ero sicuramente più calma. Spero di poter continuare così, se arriverò in un’altra finale di slam, allora continuerò ad andare avanti. Quando penso a Parigi non penso al numero 20, ma a vincere perché ho solo due Roland Garros: voglio vincere il torneo, senza pensare al numero»

Sharapova: «Non ho vinto molte volte contro di Serena, ma se riesco a competere con giocatrici come Serena, sto facendo qualcosa di buono. Quindi io mio obiettivo è di crearmi una chance per provare a batterla, non andrò solo a casa senza pensare di poterci provare ancora, non è quello che sono, io sono una lottatrice. Se arrivo alle finali dei tornei del Grande Slam, e mi metto nelle condizioni di giocare un match contro Serena insomma – so che sembra strano al momento – ma sono felice di essere in questa posizione, ma amo competere la migliore e in questo momento Serena lo è».
Nell’immediato «la Fed Cup è ancora nei miei piani. Domani affronterò un volo di 30 ore che mi porterà a Cracovia. Un viaggio davvero conveniente, amo viaggiare (con una risata). Non ho ancora pensato a quanti match giocherò, ma tutto il resto è fantastico. Non vedo l’ora»

Gli “uomini” delle finaliste

Serena ha un nuovo sparring partner, Jonathan, dal momento che lo storico Sascha Bajin è infortunato: «Abbiamo passato due settimane meravigliose. Devo parlare con Sascha e vedere cosa fare per il futuro. Ma è stato molto carino, mi ha sempre scritto in questi giorni. Insomma sono in una brutta posizione»
E poi c’è Patrick Moratoglou, ringraziato anche durante la cerimonia di premiazione nel lungo discorso («sentivo di dover ringraziare tante persone», ha spiegato Serena): «Ci sono momenti in cui un giocatore non crede in se stesso, persino io. Penso: “Non riuscirò a battere questa giocatrice, non giocherò bene, non mi sento in fiducia su questo colpo”. Lui mi ha davvero supportato in queste due settimane, anche colpendo la palla e facendo cose che non aveva mai fatto prima. Mi ha davvero incoraggiato e insegnato le giuste strategie. Cosa fare, cosa aspettarmi dalle avversarie e come migliorare il mio gioco. Non per oggi, ma per il futuro» 

Sharapova: «A volte penso ai miei primi anni in accademia, a quando mio padre mi portava in giro in bicicletta, penso alle mie origini, le avversità che ho dovuto superare. Mio padre mi ha ispirato e mi ha sempre motivato, è stato fantastico averlo avuto al mio fianco per così tanti anni nella mia carriera. E’ un buon amico e un buon padre»

 

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