Australian Open. Djokovic contro Murray, finale Slam per la quinta volta

TENNIS – AUSTRALIAN OPEN – DI FABRIZIO FIDECARO – Saranno Novak Djokovic e Andy Murray a contendersi il titolo degli Australian Open 2015. Il serbo è a caccia del suo quinto titolo a Melbourne; il britannico ha già perso per tre volte in finale, due delle quali proprio con Nole. Ma un Andy così non si vedeva da prima dell’intervento alla schiena…

Novak Djokovic è alla sua quinta finale degli Australian Open: nelle quattro precedenti ha sempre vinto. Andy Murray è alla quarta: nelle altre tre è sempre stato sconfitto, per due volte dallo stesso Nole. Messa così, si potrebbe supporre che ci apprestiamo a seguire un incontro a senso unico. Questo è il dato più eclatante, ma, in effetti, quasi ogni statistica tra i due vede in vantaggio il serbo.

Nole si è aggiudicato 15 dei 23 confronti diretti (13 su 19 sul duro), tra cui i quattro più recenti (Miami, US Open, Pechino e Parigi Bercy 2014, cedendo un set solo a New York) e sette degli ultimi otto. Andy non si impone dallo storico match clou di Wimbledon 2013, che riportò un britannico sul trono erbivoro a settantasette anni di distanza dal terzo centro consecutivo di Fred Perry. Djokovic è avanti anche nelle sfide Slam (4-2) e in particolare proprio a Melbourne (3-0, gli ultimi atti del 2011 e del 2013 e la semi del 2012), mentre al quinto set il bilancio è in parità (1-1). Nelle finali in generale, invece, è Murray a prevalere per 5-4.

Tra i due sarà il quinto ultimo atto in un Major (2-2 i precedenti): eguaglieranno così storiche rivalità come quelle tra Ivan Lendl e Mats Wilander (bilancio 3-2 per lo svedese) e tra Andre Agassi e Pete Sampras (4-1 per quest’ultimo). Si sono sfidati più volte solo Nadal e Federer (otto, 6-2 per lo spagnolo) e lo stesso Rafa con Djokovic (sette, 4-3 per il primo).

In caso di successo, Djokovic salirebbe a quota otto titoli Slam, raggiungendo fuoriclasse come Ken Rosewall, Jimmy Connors, Lendl e Agassi e mettendosi alle spalle, tra gli altri, John McEnroe e Wilander. Si tratterebbe della quinta affermazione agli Australian Open: solo Roy Emerson ha fatto meglio, con sei. Per Murray sarebbe il terzo Major diverso, dopo gli US Open 2012 e Wimbledon 2013: in entrambi i casi batté proprio il serbo nel match clou.

Concentrandoci sul torneo in corso, sia Nole sia Andy hanno lasciato per strada due set lungo il loro cammino. Il tennista di Belgrado li ha ceduti ambedue a Stan Wawrinka in semifinale, mentre lo scozzese è stato costretto al quarto da Grigor Dimitrov negli ottavi e da Tomas Berdych in semi.

Al di là dei numeri, comunque, questa edizione del Major down under ha evidenziato un veemente ritorno di Murray sui suoi livelli migliori. Dopo l’intervento alla schiena di fine 2013 non lo si era più visto così in forma, tanto che qualcuno cominciava a dubitare sulle sue chance di rivederlo lottare per i trofei più importanti. Andy ha smentito i profeti di sventura e si affaccerà alla sfida con Nole con la consapevolezza di aver ritrovato certi automatismi, di essere in brillante condizione fisica, valido come ai bei tempi alla risposta e persino migliorato al servizio.

Dal canto suo, Djokovic è… Djokovic. Un campione difficilissimo da superare, dalla continuità disarmante, pronto ad approfittare di ogni minimo calo dell’avversario. La semi con Wawrinka ha messo a nudo, però, qualche possibile incrinatura nella sua macchina perfetta. Starà a Murray martellare con costanza nei punti giusti, cercando di mandarla fuori giri. Altrimenti verrà servito il pokerissimo serbo.

 

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