MELBOURNE-TENNIS. Di Gianluca Atlante
I numeri, se interpretati nella giusta maniera, possono dare risposte precise ad ogni singolo quesito. La prendiamo lunga perchè, nel caso di Simone Bolelli, la classifica attuale rappresenta il comun denominatore della completa riabilitazione.
Del ritorno, insomma, ad una vita tennistica normale. Fatta di tornei importanti, di viaggi speciali, di punti e dollari che possono rendere il tutto ancor più gradevole. Simone, insomma, è tornato e non era certo la partita di questa mattina, da noi in Italia, metà pomeriggio a Melbourne Park, che doveva dirlo. Semmai da Nishikori-Wimbledon a Federer-Australian Open, il tempo trascorso ce lo ha restituito più solido di prima, più veloce di prima, più tonico e reattivo di quando, con l’amico Pistolesi, aveva raggiunto il suo best ranking. Nonostante, poi, si sia smarrito dopo un set e mezzo, ingoiato, però, è il caso di dirlo dalla classe del Signore di Basilea. Oggi, in effetti, per un set, il nostro “Bole” si è sostituito a Federer, tenendo servizio e dritto a livelli altissimi, fal di sopra di ogni più rosea aspettativa. Per sette turni di battuta ha resistito alla classe innata dello svizzero in giallo, poi ha sciolto. O meglio, si è inchinato alla classe di un tennista che non ha età, né tantomeno carta d’identità. Un tennista che andrebbe clonato, in tempo per salvare questo nostro amato mondo dalla noia mortale di bombardieri e pallettari. Sulla Rod Laver Arena, Bolelli e Federer, hanno offerto sprazzi di grande tennis ed il bolognese un primo set, se non perfetto, vicino a quella perfezione che lui, forse, non ha mai avuto in carriera. Poi Federer è salito in cattedra. Ha messo il naso avanti e la sua racchetta ha cominciato a regalare giocate incredibili, finendo con il disegnare traiettorie meravigliose lungo lo splendido rettangolo di un’arena fatta apposta per lui. Il Bolelli-tricolore, da parte sua, ha fatto quel che ha potuto. Ha provato e riprovato ad arginare lo tsunami scudocrociato. Ha cercato, ma senza riuscirci, di restare in scia, racimolando la miseria di qualche gioco, frutto più di disattenzioni dello svizzero, che di altro. Ha dato quel che poteva dare, è rimasto in campo provando ad onorare al meglio la presenza. Memore di quanto fatto per un set e mezzo, prima del risveglio dello svizzero, assente, anche per meriti “Bolelliani” per una quarantina di minuti, prima di iniziare la lezione gratuita al suo dirimpettaio. Che dire di più? Bolelli c’è, eccome se c’è. La cura Petrazzuolo, eredità Rianna, lo porterà presto a riprendersi quanto un po’ di sbadataggine e molta sfortuna gli avevano tolto. A sedere di nuovo, in pianta stabile, al tavolo dei grandi. Perchè, oggi, il Bolelli che ha deciso di regalarsi e regalare, è il migliore di sempre e può migliorare ancora. E Federer? Lunga vita al Signore di Basilea. Lunga vita a chi, in ogni parte del mondo, fa avvicinare a questo sport anche chi, pensa, che si giochi ancora con le racchette di legno. Dimenticavamo: Federer batte Bolelli 3/6 6/3 6/2 6/2 in due ore e nove minuti.
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