"Best of 2014": i cinque giocatori più progrediti dell'anno

TENNIS – Di Piero Vassallo

Nuovo appuntamento con i “Best of” del 2014, rubrica di fine anno dove analizziamo tutto il meglio della stagione appena conclusa. Quest’oggi andremo a scoprire la top 5 dei giocatori che hanno fatto più progressi durante anno solare, riuscendo a scalare la classifica e ad imporsi ad alti livelli.

Dominic Thiem (Austria) da numero 139 ATP a numero 39 ATP

Cento posizioni esatte. Tanto è riuscito a migliorare Dominic Thiem, grande (e fin qui unica) speranza del tennis austriaco che con Jurgen Melzer ormai sul viale del tramonto, ha trovato nel ventunenne di Wiener Neustadt un nuovo giocatore su cui puntare per il futuro. Nei primi otto tornei dell’anno è stato costretto a partire dalle qualificazioni e solo una volta non è riuscito ad accedere al main draw, per il resto ha sempre centrato l’obbiettivo e pian piano ha iniziato a togliersi soddisfazioni importanti battendo giocatori con una classifica migliore della sua, come Joao Sousa, Gilles Simon, Marcel Granollers e Dmitry Tursunov. Ha rischiato il colpo grosso a Rotterdam, arrendendosi solo al terzo set contro Andy Murray, ma il vero capolavoro lo ha realizzato a Madrid, battendo in rimonta un Wawrinka fresco di successo a Monte Carlo. Giocatore potente, dotato di buon servizio e di un bel rovescio a una mano, senza dubbio il suo colpo migliore anche se ama spingere molto anche con il dritto. Ha deciso di affidarsi a Gunter Bresnik, stesso allenatore di Ernests Gulbis, mentre la preparazione fisica è affidata a Sepp Resnik, personaggio curioso che meriterebbe un capitolo a parte. A Kitzbuhel Thiem ha sfiorato il primo titolo della carriera perdendo in tre set contro David Goffin, ma la sensazione è che sia solo una banale questione di tempo.

David Goffin (Belgio) da numero 110 ATP a numero 22 ATP

Di David Goffin si è già parlato abbondantemente durante l’anno, ma era impossibile non inserirlo in questa graduatoria. Classe 1990, nato a Rocourt, sobborgo di Liegi che ha dato i natali anche a Justine Henin, Goffin ha iniziato giocando nel giardino di casa con il fratello Simon attirando le attenzioni della federazione belga che lo ha cresciuto sotto la guida dell’ex capitano di Davis, Reginald Willems. Nel 2012 raggiunse gli ottavi di finale al Roland Garros, affrontò Roger Federer e si tolse persino lo sfizio di vincere un set, prendendosi i complimenti dello svizzero a fine match. Sembrava l’inizio di una carriera luminosa, invece il 2013 non gli ha sorriso e fra brutte sconfitte e qualche infortunio è rimasto nel limbo fino a quest’estate. La svolta è arrivata dopo Wimbledon, ha giocato e vinto tre tornei Challenger di fila senza lasciare per strada nemmeno un set e a Kitzbuhel è arrivato il primo titolo ATP alla prima finale della carriera. Una striscia di 25 vittorie consecutive che lo ha spinto alla soglia dei top 50, ampiamente superata grazie alle prestazioni sul cemento indoor in autunno, con le vittorie a Metz, al Challenger di Mons e con la finale nell’ATP 500 di Basilea, ad oggi il miglior risultato della sua breve carriera. Goffin è una gradevole eccezione in un tennis odierno fatto di corazzieri: 180 centimetri per 68 chili, fa del gioco d’anticipo e della rapidità di gambe la sua arma più temibile, negli ultimi mesi dell’anno però lo abbiamo visto fare grandi progressi anche al servizio e adesso sembra davvero un giocatore completo.

Kei Nishikori (Giappone) da numero 17 ATP a numero 5 ATP

Kei Nishikori aveva già sfiorato l’ingresso fra i top 10 nel 2013, fermandosi ad un passo dall’obbiettivo in più di un’occasione. Che potesse ritagliarsi un posto fra i big dunque era auspicabile, ma la vera sorpresa è stata il salto di qualità che il giocatore giapponese ha saputo fare negli ultimi dodici mesi, arrivando a giocarsi con merito una finale del Grande Slam. Nato nel 1989 nel paese del Sol Levante, Kei è cresciuto tennisticamente in Florida, nell’accademia di Nick Bollettieri. Talento precoce (primo titolo a Delray Beach nel 2008), ha dovuto fare i conti con una serie infinita di infortuni che ne hanno minato la continuità e ritardato l’esplosione. Il 2014 è stato l’anno della definitiva consacrazione con quattro tornei vinti e altre due finali, quest’ultime in appuntamenti oltremodo prestigiosi: il Masters 1000 di Madrid e lo US Open. Proprio i famosi problemi fisici gli hanno impedito di mettere in bacheca il primo 1000 della carriera, fermandolo a pochi game dal successo contro Rafa Nadal, preso a pallate per un set e mezzo da un indiavolato Nishikori. A New York ha messo in riga Raonic, Wawrinka e Djokovic prima di soccombere sotto i colpi di un Cilic ingiocabile. Nel 2015 il giapponese sarà chiamato a confermare tutte le straordinarie cose fatte vedere negli ultimi mesi, l’unico dubbio in realtà è legato al fisico: se riesce a reggere per una stagione intera allora lo vedremo ancora grande protagonista.

Roberto Bautista-Agut (Spagna) da numero 59 ATP a numero 15 ATP

Non poteva certo mancare Roberto Bautista-Agut, insignito dall’ATP del premio “Most improved player” consegnato ogni anno al tennista che ha mostrato i miglioramenti più significativi. Partita da numero 59 della classifica, Bautista è riuscito ad inserirsi fra i primi 15 del mondo grazie alla serietà e al duro lavoro, mostrando un’eccellente capacità di adattamento ad ogni tipo di superficie. I risultati parlano chiaro: tre finali giocate su tre superfici diverse. Il primo alloro della carriera lo ha ottenuto sull’erba di Hertogenbosch, il secondo sulla terra di Stoccarda mentre l’altra finale, persa contro Cilic, sul veloce indoor di Mosca. La dimostrazione che lo spagnolo sa districarsi egregiamente su ogni tipo di terreno, anche se predilige le superfici più rapidi, cosa che lo rende un iberico atipico. Giocatore tatticamente molto intelligente, dotato di una grande rapidità e difficilmente propenso agli errori gratuiti, poco spettacolare ma decisamente concreto. Oltre ai due titoli ATP ha lasciato il segno con le vittorie sui top 10 Del Potro e Berdych, ha raggiunto gli ottavi a Melbourne e New York e la semifinale nel Masters 1000 di Madrid. Unica nota dolente di una grande annata è stata la Coppa Davis: ha perso entrambi i singolari al primo turno contro la Germania, ma soprattutto ha ceduto in quattro set a Thomaz Bellucci condannando la Spagna alla retrocessione dopo 18 anni di militanza nel World Group.

Leonardo Mayer (Argentina) da numero 94 ATP a numero 28 ATP

La carriera di Leo Mayer ha avuto un’improvvisa svolta in un paio di mesi. Dopo anni passati a vivacchiare intorno all’ottantesima posizione, l’argentino è riuscito ad imporsi su buoni livelli soprattutto grazie al successo nell’ATP 500 di Amburgo. In realtà qualche avvisaglia si era già avuta a febbraio quando a Vina del Mar raggiunse la finale del torneo, battendo al secondo turno Tommy Robredo dopo una dura battaglia con tanto di quattro match point salvati. I risultati successivi (6 sconfitte di fila) non alimentavano molte speranze sul proseguo della stagione, invece in primavera qualcosa si è mosso: quarti di finale a Oeiras e a Nizza sempre partendo dalle qualificazioni e soprattutto terzo turno a Parigi con sconfitta più che onorevole contro sua maestà Rafa Nadal. Forse è stata proprio quella partita, giocata con coraggio e umiltà, a far scattare qualcosa nella testa di Mayer, assoluto protagonista in estate con un impronosticabile ottavo di finale a Wimbledon e con il primo titolo della carriera in Germania, battendo a sorpresa David Ferrer in finale.  

 

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