di Salvatore Sodano C’era un ragazzo che come me… amava i Beatles il Rock&Roll… e il tennis? Forse, ma scavando nel fotocatalogo dei vip, a disposizione nella banca dati, di Morandi tennista non c’è traccia. Allora? Cosa c’entra Morandi con il tennis, a parte le circostanze che spesso lo hanno visto esibirsi negli stadi del […]
TENNIS – US OPEN – DI GIANLUCA ATLANTE – Flavia Pennetta non si distrae come le era successo con Julia Goerges e supera in comodità la statunitense Shelby Rogers con il punteggio di 64 63.
Un’altra mattinata calda nella “Grande Mela” e al Queens. Un’altra mattinata passata a trovare un po’ di refrigerio nello sventolio della maglietta di turno o in quei ventagli antichi, mai così di moda. Un’altra mattinata newyorkese, metà pomeriggio da noi in Italia, a rincorrere vittorie importanti, che possano far salire il morale e, nel caso specifico, riportare il nostro “tennis in gonnella” o “rosa”, fate voi, agli onori delle cronache. Con le solite “sorelle” d’Italia, ben vengano.
E così, dopo il terzo turno messo in cascina da Sara Errani e Roberta Vinci, ecco arrivare puntuale quello della Pennetta, chiamata a scendere dal letto molto presto, a lasciare Manhattan di buon mattino e ad assaporare il primo caldo umido di giornata sul campo numero 11 di Flushing Meadows. Dall’altra parte della rete, la statunitense Shelby Rogers, numero 86 del mondo, ma soltanto undici di un Paese che, al di là di Serena Williams e di sua sorella Venus, stagionate quanto basta, è all’affannosa ricerca, un po’ meno forse che nel maschile, di ricambi generazionali oltremodo urgenti.
Flavia ha fatto il suo. Giocando un discreto tennis, lontano forse da quello che, un anno fa, da queste parti l’aveva issata sino alle semifinali, ma quanto basta per accedere al terzo turno di questo Open degli Stati Uniti, quarta ed ultima prova dello Slam. Ha fatto finta, chissà, di lottare nel primo set, prima di ingranare la marcia giusta e filare via liscia verso l’obiettivo. La Rogers ha provato a godere per un attimo del fattore casalingo, ma si è capito strada facendo che tra lei e la nostra Flavia, c’era un mare di differenza. Un po’ come quell’Oceano che divide il vecchio continente dalle Terre di Colombo.
Il tutto nonostante il piccolo passaggio a vuoto che ha portato la statunitense dall’1-4 al 3-4, dunque a respirare un pochino nella fornace del “Billie Jean King”. Un fuoco di paglia, tanto per restare in tema, perchè la Pennetta è riuscita a chiudere con il punteggio di 64 63, in un’ora e sette minuti. A fare la differenza sono stati gli errori non forzati: 12 per Flavia, 31 per la statunitense.