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Atp/Wta Roma: Errani punta di diamante ma nel complesso è una mezza debacle

TENNIS – Di Diego Barbiani

ROMA. E’ calato il sipario sugli Internazionali d’Italia. Tra mille lodi per lo spettacolo, una settimana con diversi spunti interessanti si è conclusa con un esito scontato come il quarantunesimo confronto tra Rafael Nadal e Novak Djokovic tra gli uomini ed il successo di Serena Williams tra le donne.

Proprio da quest ultimo tabellone però bisogna partire per capire quello che realmente rimarrà nella mente dell’italiano medio: la finale di Sara Errani.

Era dal 1985, con il successo di Raffaella Reggi a Taranto, che un/a giocatore/ice azzurro/a non raggiungeva l’ultimo atto nel torneo di casa e la cavalcata della n.11 del mondo ha destato interesse incontro dopo incontro. Al netto di intossicazioni alimentari o stomaci troppo deboli, il successo più bello della nostra tennista è arrivato nei quarti contro Na Li perché di fronte c’era la n.2 del mondo, contro cui mai era riuscita a vincere in sei precedenti. In quel momento Sara deve aver capito di poter realizzare qualcosa che forse non aveva ancora realizzato, come regalare e regalarsi una giornata che rimarrà scolpita nella sua memoria. L’occasione era ghiotta, ed a pensarci bene fin dal sorteggio si era intuito che lo spiraglio era possibile: in questo momento il tennis femminile è orfano di Victoria Azarenka (che mancherà anche al Roland Garros), e Maria Sharapova sta trascorrendo l’ultimo mese complicato prima di cominciare la sua risalita verso posizioni più nobili del ranking. Ostaggio della sua posizione di n.7 al mondo, la russa è la vera mina vagante di ogni tabellone e questa volta è stata inserita nella metà alta, che assieme a Serena Williams, Petra Kvitova e Simona Halep (non dimenticandoci di Venus Williams, Carla Suarez Navarro ed Ana Ivanovic) sarebbe stato sulla carta molto più tosto per la n.1 italiana. Terminare nella parte bassa è stata, si può dire, una leggera spinta della buona sorte. Il grande risultato però è andato creandosi passo dopo passo, e se è vero che le avversarie situate in basso erano tutte “giocabili” Sara si è comportata sempre al meglio riuscendo a far valere la sua grande competitività sul rosso.

Un po’ di fortuna sarebbe servita a Flavia Pennetta, che è negli ottavi si è trovata di fronte un’ottima Jelena Jankovic. E’ rimasto però qualche dubbio di troppo sulla sua condizione psico-fisica. La sensazione è quella di un calo fisiologico dopo i primi tre-quattro mesi del 2014 a livelli eccelsi.

Merita tutti i complimenti invece Francesca Schiavone, che fino a prima del torneo di casa era apparsa molto in difficoltà. In tabellone con una wild-card, la milanese si è superata contro Eugenie Bouchard entusiasmando il centrale con una prestazione sui livelli del suo biennio d’oro (2010-2011) e completando poi con il sofferto, perciò ancora più bello da vivere, successo contro Garbine Muguruza.

Passate loro tre, però, lo scenario si fa un po’ più cupo ad iniziare dalle tante eliminazioni già al primo turno. Tra maschile e femminile sono state ben otto, su tredici atleti ai nastri di partenza. L’unico tra gli uomini a passare il turno è stato Simone Bolelli, che però giocava contro il connazionale Stefano Travaglia.

Alcuni di loro, come Karin Knapp e Nastassja Burnett, affrontavano un esordio molto complicato contro Ana Ivanovic (poi semifinalista) e la stessa Muguruza, dotata di un gioco molto simile e più potente della romana. Roberta Vinci ed Andreas Seppi, poi, hanno potuto poco contro Tommy Haas ed Ekaterina Makarova: il tedesco ha dimostrato che a 35 anni è ancora in grado di giocare un tennis sublime mentre la russa ha disputato una partita pressoché perfetta, lasciando la tarantina in apnea per lunghi tratti dell’incontro. Stesso discorso per Filippo Volandri, che ha avuto anche sfortuna a pescare quel Gilles Simon che avrebbe poi impegnato Rafael Nadal per oltre tre ore ed un quarto.

Come prima per Sara Errani, la fortuna non può comunque essere il fattore dominante. La sconfitta del livornese è frutto anche di un difficile momento che si sta attraversando: in tutto il 2014 ha racimolato appena un successo nel circuito maggiore.

Hanno un po’ deluso invece Camila Giorgi e Fabio Fognini. Erano i più attesi tra i giocatori di casa dal pubblico romano, dietro a cui ricadevano le curiosità di esperti e non. Ma per la prima dopo un esordio positivo contro Dominika Cibulkova un po’ influenzata è giunto un brusco stop contro Christina McHale, per andamento del match ed improvviso crollo verticale quando conduceva 6-1 2-0. Per il ligure, invece, dal fine settimana da sogno di Coppa Davis a Napoli sono giunte tante battute d’arresto, alcune delle quali piuttosto preoccupanti. La linea guida che collega la sconfitta contro Jo Wilfried Tsonga a Monte Carlo a quella contro Aleksandr Dolgopolov a Madrid è una scarsa resistenza a livello mentale, con partite che in un amen sfuggono via per frivolezze, fastidi, polemiche con gli arbitri o giudici di linea. E’ in un momento complicato, dove ha perso la tranquillità acquisita a Febbraio in Sud-America. Molto del suo nervosismo può anche essere per la pressione di dover entrare tra i top-10, un traguardo che dista idealmente 500 metri, con pendenze oltre il 15%. A Roma c’era tanta voglia di vederlo esultare, ma ha rovinato tutto giocando male contro Lukas Rosol ed uscendo sotto i fischi (comunque incivili) del proprio pubblico.

Bolelli, come detto, è stato l’unico tra gli uomini a superare il primo turno. Dopo un bell’esordio contro Travaglia si è però arreso ad un grande Milos Raonic. Volendo fare un paragone con Monte Carlo quando perse malamente contro Kohlschreiber, si sono intravisti tanti miglioramenti. Da quel momento poi è iniziata una bella striscia positiva che ha portato a scalare circa duecento posizioni ed anche la sua cattiveria agonistica, piano piano, sta venendo fuori.

Tra le eliminazioni al primo turno c’è anche Paolo Lorenzi, che ha subito la maggiore freschezza atletica di Pere Riba nelle fasi principali dei parziali. Una nota a parte, infine, per Travaglia, protagonista nel suo piccolo di una settimana da sogno partita addirittura nella giungla delle prequalificazioni. Aveva perso, ma è entrato comunque in tabellone di qualificazioni ed ha eliminato prima Montanes e poi Rola. Non fosse stato per la tensione, probabilmente avrebbe portato a casa anche la partita di primo turno. Dopo anni difficili che hanno seguito il tremendo infortunio al polso destro questo risultato deve essere il punto di lancio. La posizione n.252 (era n.296 durante la settimana scorsa) non deve che rappresentare un passaggio, con un occhio alla top-200 da raggiungere magari già prima della fine dell’anno.

Diego Barbiani

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