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Australian Open: il suono diverso di Federer

dall’inviato a Melbourne, Luigi Ansaloni

Non è contro Kavcic, numero 99 del mondo, buon giocatore ma nulla più, che si può capire come sta Roger Federer e che torneo farà. Ci si può provare, ma troppe volte lo svizzero ha giocato match del genere negli slam, con set molto buoni (primo e secondo) per poi distrarsi e quasi perdere la frazione, se non poi addirittura la partita. I numeri di oggi dicono 1 ora e 47 minuti per un 6-2 6-1 7-6 agevole ma con un terzo set dove ad un certo punto Federer se n’è andato un pò per i fatti suoi.

Distrazione, calo fisico, non è dato saperlo. Anche perchè, come detto, non è sicuramente qualcosa di inedito.

Quello che è inedito invece, vedendolo giocare dal vivo a non più di 50 metri, è il suono della sua palla. Diverso, dato sicuramente dalla sua racchetta, certamente, ma anche da un modo di colpire direttamente proporzionato al suo nuovo arnese. Quando la pelosa lascia le corde del suo padrone, ha un rumore quasi strano, per chi è abituato a vedere Federer durante il corso della sua quasi infinita carriera. Prima il suono era quasi un ricamo, dolce, come se il colpo fosse una separazione tra due innamorati, seppur breve. Adesso sembra quasi che Federer “maltratti” la palla, facendola esplodere ad ogni suo gesto. Ovviamente colpa, o merito, della racchetta. Anche il movimento appare sicuramente meno fluido, sicuramente meno elegante, ma più deciso. Federer sembra quasi un giocatore diverso. Cambiato. Ancora troppo presto per dire nel bene o nel male, ma chi era all’Hisense Arena ha potuto “sentire” un sinfonia inedita che negli anni non c’era quasi mai stata.

Il servizio, ad esempio: erano anni che la palla non filava via così rapida. Federer ha toccato anche i 215 orari, numeri ormai spariti. I dritti esplodevano, e il rovescio sembrava più sicuro. Il punto, come sottolineato, è che contro Kavcic può essere un test fino ad un certo punto. Già il prossimo avversario (probabilmente Verdasco) ci potrà dire se la nuova sinfonia piacerà o no. E se il Maestro potrà continuare a produtte musica e a far suonare la sua orchestra. Che sta tutto nel braccio, nel suo.

Luigi Ansaloni

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