Di Alberto De Laurentis Pensieri e parole di Lorenzo Sonego, intervistato durante l’evento organizzato da Mizuno Italia presso il Mizuno Flagship Store di Torino, in occasione delle Atp Finals. D. Un 2024 tra alti e bassi, come hai vissuto questa stagione? “La prima parte della stagione è stata molto complicata, anche a causa del cambio […]
Di Diego Barbiani.
Cosa vuol dire essere a Londra per il Master di fine anno? Per prima cosa controllate sempre di avere indicazioni esatte sul luogo dell’hotel prenotato via internet. Può capitare infatti che sul sito si trovi scritto “a 1,6km dalla fermata metropolitana di Southwark” ed il giorno indicato si arrivi a questa fermata partendo da Victoria Station e ci si metta a chiedere informazioni perché, sfortuna ha deciso, non ci poteva essere ricezione di internet sul cellulare, quindi addio collegamenti con le mappe su Google.
Dopo aver chiesto a molti passanti vi sentirete rispondere, da una buona anima Pia, che bisogna prendere la metropolitana per andare a Victoria Station.
Per evitare di scadere in figure banali, non dite che provenite da lì ma limitatevi ad un sorrisino di circostanza. Semmai potrete sfogarvi mentalmente. Una volta tornati a Victoria, bisogna fare molta attenzione alle cinque uscite che potete trovare, ognuna delle quali (ovviamente) da in luoghi diversi della zona. Un comodo viaggio di venti minuti può facilmente diventare un’odissea di tre ore, a saperlo…
Il primo contatto con la O2 Arena è stato sbalorditivo. Per chi è cresciuto a pane e Dragon Ball potrà notare una certa somiglianza dell’edificio con la navicella di Frezeer, per tutti gli altri invece c’è solo quell’importante sensazione di trovarsi di fronte a qualcosa di davvero avveniristico. Dentro, inoltre, è una struttura che viva di vita propria. Ci sono almeno una ventina di ristoranti, ma il migliore è “Gourmet Bourger Kitchen”. Provate gli hamburger di questo posto, capirete finalmente che quelli del McDonald in realtà sono plastica.
Di notte le luci rendono il tutto ancora più suggestivo. Per non parlare dell’ingresso dei giocatori, quando luci bianche illuminano le righe del campo a ritmo del battito cardiaco, con tutto il pubblico a tenere il tempo con un battito di mani che ti catapultava a pieno nell’evento. In più lo speaker contribuiva a creare ancora di più un’atmosfera da Space Jam.
Si ringraziano Wawrinka e Federer, i due che più degli altri hanno saputo regalare emozioni (anche alti e bassi) al pubblico. Con loro gli svizzeri non si sono annoiati per tutta la settimana, peccato per l’ottavo giorno. E con loro, tutta la O2 Arena ha esultato per quel tocco di fantasia, prepotenza ed ingegno che riuscivano ad aggiungere ad un normale scambio. I giornalisti svizzeri al venerdì, al termine della sfida tra Wawrinka e Ferrer, all’ingresso in sala stampa dello svizzero è arrivato l’applauso degli inviati dai media elvetici. Alla sera, su quel game gettato via da Berdych sul 4-3 Nadal nel terzo set, tutta la sala stampa ha esultato. Al match point è arrivato l’urlo liberatorio, con gli spagnoli che guardavano tutti un po’ male (della serie: gufate sempre Nadal, ora invece..).
Per il resto era una situazione un po’ da “ultima settimana di scuola”: erano tutti molto stanchi e con il testa il solo pensiero di dove andare in vacanza. Lo si leggeva tra le righe nella conferenza stampa dei giocatori eliminati, che dopo 3-4 risposte facevano sempre più uno sguardo annoiato verso chi poneva loro delle domande. La finale, per continuare il paragone, è stata tra i due secchioni del 2013, gli ultimi a riporre gli strumenti nella borsa, gli ultimi a volersene andare. Djokovic e Nadal, i due da dieci in pagella.
La zona bar era un angolo di relax assoluto fin dal primo giorno. Questo nei restanti 358 giorni dell’anno è un pub con tavolo da biliardo, divani comodissimi e chitarre elettriche appese alla parete. Deve aver pensato la stessa cosa Boris Becker, assiduo frequentatore di questa zona, beccato anche a russare (ehm… Dormire con estrema disinvoltura) steso su uno di questi poco prima della semifinale tra Djokovic e Wawrinka.
A proposito di Djokovic, il serbo con la solita astuzia, si è fatto aspettare in sala stampa fino a mezzanotte ora locale (l’una italiana). Una volta entrato, metà dei giornalisti erano già dovuti partire e lui, al termine, ha omaggiato i presenti con dei cioccolatini. Proprio come fece in Australia, «Per iniziare e concludere l’anno nel migliore dei modi» ha detto. Comunque era davvero buono. Cheers.