Quale forma ha l’acqua? In verità l’acqua prende la forma che le viene data, perché si sostiene che non ne abbia davvero una tutta sua. Proprio come un liquido, incapace di acquisire una sola forma, il tennis di Jannik Sinner fluisce, si adegua a ogni foggia o situazione. Scorre inesorabile ignorando gli ostacoli e procede […]
06 Set 2013 19:54 - US Open
US Open: sempre e solo Serena Williams, settima finale a New York
di Diego Barbiani
NEW YORK. E’ stato un “mezzo non-match”. A salvare parzialmente Na Li da una sconfitta senza verve c’è voluto l’ottavo game del secondo set, quando ha salvato sei match point ed aumentando, probabilmente, il rammarico per una sfida che fino a quel momento non era ancora iniziata ma la vedeva soccombere per 6-0 5-2. Purtroppo per lei la scossa è arrivata ormai troppo tardi, nonostante una Serena Williams non molto in giornata sembrava quasi volesse regalarle un’opportunità per rientrare in partita. Ma la n.1 del mondo alla fine non ha ceduto alla tentazione ed ha concluso il match vittoriosa per 6-0 6-3, proiettandosi già verso l’attesissima sfida a Victoria Azarenka, “rea” di averla sconfitta a Cincinnati poche settimane fa.
Lo scorso anno, in una finale altrettanto emozionante, Serena Williams si impose 7-5 al terzo. Insomma, le premesse per una sfida intensa ci sono tutte. A maggior ragione se entrambe non hanno mai mostrato a pieno le loro potenzialità, vuoi perché la bielorussa ha sempre stentato eccessivamente al servizio (cinque break subiti contro Pennetta in nove turni di battuta sono un’enormità) e vuoi perché Serena non ha mai sofferto nel torneo, dimostrandosi superiore a tutte le avversarie perché lei, in fondo, è come avvolta da un’aura di invulnerabilità. Tranne, appunto, che con Azarenka. Per cui attenzione.
Tornando alla sfida contro la cinese, il primo set parla da solo. E non per merito della campionessa in carica. Sono stati tantissimi gli errori della cinese in fase di impostazione, in particolar modo con il dritto. Ha retto fino al punto del 4-0, rimanendo vicina nel punteggio in ogni turno di servizio (e risposta). Però la fortuna non era dalla sua parte e da quel punto è subentrata anche la frustrazione che l’ha spinta a tirare i remi in barca pensando già al set successivo.
La vera notizia in apertura di secondo parziale, dunque, è stata vedere Na Li conquistare il suo primo turno di battuta, perché ha messo anche fine ad una striscia di ventiquattro giochi consecutivi da parte di Serena Williams dal terzo gioco del secondo set negli ottavi contro Stephens. L’americana, che fino a quel momento si limitava al compitino, si è fatta sorprendere nel terzo gioco quando Li è arrivata fino a palla break per poi strapparle la battuta. Era ferma con le gambe, poco aggressiva ed assai sconclusionata. Poteva girare la partita, la cinese è andata a tanto così dal confermare la battuta e staccare Williams nel punteggio. Ma da 40-0 si è fatta riacciuffare a causa dei soliti evitabili errori e di lì a poco aveva dilapidato quel poco di margine che era riuscita a prendere.
Na Li, visibilmente disgustata dal suo gioco, cedeva la battuta anche un paio di game più tardi e sul 5-2 si trovava a fronteggiare il primo match point. Poi un altro. Poi ancora uno. Poi un altro.. Saranno sei in tutto, annullati con il più bel tennis che ha espresso nel match. Il rovescio di colpo era tornato incisivo e pure col dritto riusciva a far male. Il pubblico aveva messo da parte il senso di patriottismo per sperare di vedere ancora un po’ di partita. Poca, alla fine. Serena dopo tutte quelle occasioni mancate non ha voluto saperne e nonostante qualche incertezza ha chiuso al primo match point con il servizio a favore (il settimo in totale) per il raggiungimento della sua settima finale a Flushing Meadows, la ventunesima della carriera. Andrà a caccia del quinto trionfo in casa, dopo quelli del 1998, 2001, 2008 e dello scorso anno. Sono soltato sedici i giochi lasciati per strada dalla n.1 del mondo, non ancora però ai livelli di Mary Pierce che nel 1996 ne concesse appena dieci per arrivare in finale al Roland Garros.