New York – Della serie, facci capire una cosa. Ovvero… “Cara Flavia, sei veramente una simpatica bugiarda. Ma come, ci avevi detto che volevi smettere, disegnandoti addosso, come la migliore delle stiliste, un nuovo vestito professionale, che non ti avremmo mai più rivisto a grandi livelli e poi, come se nulla fosse, quaranta giorni dopo affermazioni a dir poco esplosive, ti permetti il lusso di arrivare in semifinale all’Open degli Stati Uniti, senza perdere un set e con due derby all’attivo. Fattelo dire, cara Flavia, sei veramente una simpatica bugiarda”. Lettera aperta a chi può capire. Un anno dopo quel dramma fisico che avrebbe messo al tappeto chiunque.
Ma siccome le sensazioni sono un po’ come gli indizi, abbiamo capito, noi spettatori non paganti, pronti via, che qualcosa di bello sarebbe, di lì a qualche giorno, accaduto. Ti abbiamo incontrato nella Players Lounge, nel giardino dell’Athur Ashe, in compagnia di papà e mamma e lì abbiamo capito che qualcosa di nuovo in te stava nascendo. E quel qualcosa di nuovo, in uno splendido mercoledì mattina di inizio settembre, è accaduto. Sull’Arthur Ashe, contro Roberta Vinci, l’amica di sempre, lontano soltanto sessanta chilometri, ma vicina, vicinissima in molte cose. Non oggi, dove Flavia Pennetta ha gioato l’ennesima match perfetto di questo suo straordinario Open degli Stati Uniti. Non oggi, dove la brindisina ha vinto il suo secondo derby. Prima la Errani, poi la Vinci, in mezzo Kuznetsova e Halep. Tanta roba, come diciamo noi che del dialetto facciamo, chissà magari anche a ragione, la lingua madre. Flavia, per la cronaca spicciola fatta di soli numeri, si è imposta con il punteggio di 6/4 6/1, in un’ora e cinque minuti. E lo ha fatto, dominando la scena con molta, davvero molta pazienza. E’ partita con un break di vantaggio, ha subito il ritorno immediato della sua amica tarantina, è andata avanti 4-2, ha sprecato quattro palle del 5-2, si è fatta risucchiare sul 4-4, prima di chiudere di slancio 6/4 il primo set in 41′. Poi nei successivi ventiquattro giri di lancetta, ha finito per giocare sul velluto, facilmente come a quelle persone che, forti di un vantaggio iniziale, riesce tutto bene, tutto sin troppo bene. E così la “Robertina nazionale” ha finito per sciogliersi come neve al sole, fallendo di fatto l’opportunità di entrare finalmente tra le prime dieci al mondo (ma ci sarà modo e tempo, ne siamo certi), lasciando via libera alla brindisina, alla sua prima semifinale Slam della carriera su 41 major giocati. Una semifinale costruita con certosina pazienza sin dall’avvio, martedì 27 agosto, contro Nicole Gibbs (6/0 6/2) e proseguita poi con i successi, in serie, contro Errani (6/3 6/1), Kuznetsova (7/5 6/1), Halep (6/2 7/6) e Vinci (6/4 6/1). Tanta roba, ne approfittiamo, per chi, soltanto un anno fa, era sotto i ferri del chirurgo per rimettere a posto il polso della mano destra, quella che tiene, nel caso specifico, la racchetta. Interessante come storia e alla prossima puntata.
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