di Salvatore Sodano C’era un ragazzo che come me… amava i Beatles il Rock&Roll… e il tennis? Forse, ma scavando nel fotocatalogo dei vip, a disposizione nella banca dati, di Morandi tennista non c’è traccia. Allora? Cosa c’entra Morandi con il tennis, a parte le circostanze che spesso lo hanno visto esibirsi negli stadi del […]
Il peggio sembra essere passato o, quantomeno, accantonato. Roger Federer, infatti, al termine del suo match con Mannarino ha dichiarato a Tennis Channel di non avere più paura. “I’m not scared anymore” sono state le chiare e decise parole del penta-campione di New York.
Paura di questa maledetta schiena, paura di farsi male, paura di non poter contare su un fisico straordinario che non lo aveva sin qui mai tradito nella sua carriera stellare. Quello ammirato a Flushing Meadows è un Federer profondamente diverso della brutta copia che per gran parte della stagione a bighellonato sul circuito.
Si potrebbe obiettare con un “è presto per dirlo” o un “non ha avuto avversari finora”, le classiche affermazioni ridondanti per frenare gli entusiasmi ed interrompere sul nascere sogni farneticanti. È vero, tre partite sono poche e gente come Zemlja, Berlocq e Mannarino non dovrebbe impensierire l’elvetico neanche su Marte, ma del resto anche Brands e Delbonis non sono fenomeni eppure sono riusciti, anche abbastanza agevolmente, nello scalpo.
Federer sta bene, si muove bene, serve bene e colpisce meglio. Le prime tre partite hanno regalato agli spettatori il vecchio Federer, quello che se non ha problemi fisici è da considerarsi obbligatoriamente tra i primi quattro aspiranti al titolo. Anzi di più, nel cammino, sin qui, dei primissimi della classe quello che più ha impressionato è stato proprio lui al pari di Nadal.
Purtroppo per lo svizzero, lo spauracchio spagnolo è vicino, troppo vicino: i due sono ora separati solamente da una partita e né Robredo, né Kohlschreiber sembrerebbero in grado di rovinare la festa del primo cosiddetto “Fedal” nella Grande Mela. Nonostante l’entusiasmante inizio, l’ostacolo Nadal ad oggi pare restare insormontabile per l’elvetico, per lo meno sulla lunghezza dei tre set su cinque e lo stato di forma anche del Nadal newyorkese non aiuta ad esaltare i sogni e le speranze dei tifosi rossocrociati. Sintomatico per capire la sfiducia che circondava Federer è pensare che prima della magnifica partita col maiorchino a Cincinnati i bookmakers pagavano l’eventualità del sesto sigillo a New York più di una vittoria di Del Potro o Berdych.
Quella partita e questo inizio a Flushing Meadows ci hanno riconsegnato un Federer rigenerato, gagliardo, tosto. Nei quarti ora avrà poco o nulla da perdere. Lui non ha paura, perché dovremmo averne noi?