Quale forma ha l’acqua? In verità l’acqua prende la forma che le viene data, perché si sostiene che non ne abbia davvero una tutta sua. Proprio come un liquido, incapace di acquisire una sola forma, il tennis di Jannik Sinner fluisce, si adegua a ogni foggia o situazione. Scorre inesorabile ignorando gli ostacoli e procede […]
Da diversi anni staziona nella top ten e da più di un anno nelle prime quattro. Con i quarti raggiunti a Tokyo ha vinto la 400esima partita in carriera. Ma Agneszka Radwanska, nonostante tutto, non riesce ad esplodere, a piazzare l’acuto nei tornei che contano. E’ sempre lì, tra le prime, ma difficilmente alla vigilia di un grande evento è considerata tra le favorite.
Spesso negli slam, aiutata anche dal meccanismo delle teste di serie, arriva in fondo, poi sul più bello viene regolarmente sconfitta dalle grandi colpitrici. Che sia Serena Williams, Maria Sharapova o Victoria Azarenka, che attualmente la precedono in classifica. O Sabine Lisicki, altra dal tennis potentissimo, che probabilmente allo scorso Wimbledon ha negato alla polacca l’occasione della vita.
Per far sì che la Radwanska vinca uno slam, allo stato attuale, dovrebbero verificarsi alcuni incastri particolarmente favorevoli. Come ai Championships, ad esempio. Difficile però che ancora una volta Serena, Masha e Vika perdano tutte assieme prima delle semifinali. E nemmeno in quel caso, come si è visto a Londra, è certo che Agneszka riesca ad approfittarne.
Eppure Agneszka era considerata una promessa. Giovane dal talento purissimo: sensibilità, tocco, geometrie e grande intelligenza tattica.
Cosa le manca allora per essere al top? Pensare che ultimamente sono riuscite a vincere slam giocatrici come Samantha Stosur, Na Li o Ana Ivanovic. Tenniste non costanti ed intelligenti (tennisticamente parlando, ovviamente) come la polacca, ma che a differenza sua hanno un colpo del ko. Un dritto o un servizio risolutore, cui affidarsi nei momenti importanti, le garantirebbero meno corse e maggiori energie risparmiate. Meno affanni e preoccupazioni.
Non manca di coraggio, ma forse pecca un po’ in personalità. Difficilmente la vediamo esultare o ruggire quando il gioco si fa duro. Mettere un po’ di pressione o far sentire la tua presenza alla tua avversaria, è sicuramente un atteggiamento più vincente che non mostrare la totale indifferenza sia che ci si trovi sullo 0-0, o sul 5 pari al terzo set.
Il tennis è diventato uno sport ‘cattivo’ e fisico, e guardando giocare la Radwanska – una che non è dotata né di potenza né di grande fisicità – si ha tutto tranne che questa impressione. Che sia nata in un’epoca sbagliata? Forse 30-40 anni fa, quando ancora nel tennis femminile la potenza non era predominante, probabilmente Agneszka avrebbe vinto molto di più, anche a livello di major. “Piccola Hingis”, la chiamavano all’inizio. Non è un caso che la svizzera abbia smesso di vincere con l’avvento delle Williams e delle grandi colpitrici. E non è nemmeno un caso che le geometrie della polacca, in questa era del tennis, vengano sovrastate e alla lunga piegate dalla potenza delle avversarie. Per questo forse, Aga, resterà sempre una quasi campionessa ad un passo dalla gloria.